lunedì 30 luglio 2012

La beffa continua-Referendum Contratto Ferrovieri 30 luglio 2012

Oggi, sono iniziate le operazioni di voto (sigh!) per il Referendum Contratto Ferrovieri.

Le operazioni si svolgono in questo modo:

  1. I sindacalisti presenti al seggio forniscono ai votanti una scheda con stampato il sì e il no accanto a vistosi quadratini bianchi in cui apporre la fatidica crocetta.
  2. Non viene richiesto  alcun documento d'identità (tanto ci si conosce tutti è la disarmante spiegazione con risatina al seguito), nè tantomeno una firma del votante che, in caso di contestazioni, sia di garanzia sull'identità del votante e dell'effettiva avvenuta sua partecipazione al voto: niente di niente. I sindacalisti si limitano a prendere nota (con le loro manine) dell'avvenuta votazione sulla scheda riportante i nominativi degli aventi diritto al voto. L'unica operazione compiuta dal votante è l'apposizione della crocetta sulla scheda, ovviamente anonima. Nessun riscontro gli rimane del fatto che abbia partecipato o meno al voto. Altro che referendum per l'Anschluss dell'Austria alla Germania nel 1938: erano dei pivelli al confronto dei nostri sindacalisti!!!
  3. E' facile ipotizzare che, a questo punto, anche coloro che decidano di non votare diventino votanti loro malgrado.
A pensare male si fa peccato, lo sappiamo, ma  si azzecca, eccome se si azzecca! 

Andare a votare o non andare non cambia nulla: vinceranno i sì con grande margine. Ferrovieri prendiamoci anche questa fregatura e ricordiamocene quando si inizieranno a contare gli esuberi con relativi esodi...


giovedì 26 luglio 2012

MARCIA PER LA VITA - III EDIZIONE 12 MAGGIO 2013

Studi Cattolici n. 616 giugno 2012 - lettera al direttore
Una Marcia non solo pittoresca
Gentile Direttore,
in un tempo di borse calanti e di spread altalenanti, voglio raccontarle l'ultimo investimento che ho fatto. Recuperati su internet due degli introvabili biglietti a prezzo super scontato (e poi dicono che Dio non esiste), sono andato a Roma per la II edizione della Marcia per la Vita. Soldi davvero ben spesi. Una stupenda giornata di sole ci ha accolti, la Vergine ci ha presi sotto la sua protezione (sfido, era il 13 maggio). C'erano tutti, ma proprio tutti: in prima fila i feti ancora nell'utero, increduli che, come recitava un cartello, il grembo materno potesse essere il posto più pericoloso per un bimbo, le loro mamme e papà orgogliosi di esibirli, i fratellini neonati nei passeggini, quelli più grandi in un variopinto trenino da luna park, i nonni che non avevano voluto lasciarli neppure un minuto, medici e infermieri pronti a farli nascere e a curarli, uno squadrone di polacchi disposti a ricordarsi di Giovanni Sobieski, una pattuglia di ungheresi che non aveva mai dimenticato santo Stefano, i difensori di Malta con la croce a otto punte, i ragazzi di Forza nuova che avevano rimpiazzato le celtiche con il Sacro Cuore, commoventi nel loro tentativo di intonare la vandeana, appresa evidentemente la sera prima, due plotoni di suore ventenni del Verbo Incarnate, con il sorriso a 28 denti di chi non ha ancora messo i molari del giudizio, e che giudizio, almeno secondo gli standard correnti, non metterà mai.
«Accidenti, ognuno ha una bandiera», mi è capitato di udire da parte di un responsabile dine pubblico a Piazza S. Pietro «Ti sbagli, ognuno è una bandiera», avrei voluto rispondergli se non fosse stato per il flusso di ritardatari che mi ha trascinato nella Basilica. Secondo le previsioni, l'altare della Cattedra sarebbe dovuto bastare e avanzare. Ma le previsioni sono clamorosamente saltate, l'abside si è ingorgata, l'altare della Confessione è stato raggiunto e superato, la folla ha intasato anche le navate laterali: sacerdoti in ritardo salivano a concelebrare la Messa iniziata con i paramenti indossati a metà, suorine intraprendenti sgusciavane tra le maglie della vigilanza per unirsi al coro, naturalmente all'elevazione non si sentiva volare una mosca. Una splendida divisione di quindicimila effettivi, con qualche valoroso sottufficiale ma senza ufficiali e generali, disposta a battersi usque ad per un Re e un Regno che non sono di questo mondo. Chissà che non sia anche questa una via scelta dallo Spirito ad maiorem Dei gloriam. Appuntamento già fissato per il prossimo 12 maggio per la III edizione.
Cordiali saluti
Michelangelo Esposito Mariglianu (NA)


Il Comitato Verità e Vita è una Associazione aconfessionale e apartitica.
Ha iniziato la sua attività il 28 FEBBRAIO 2004 - a seguito dell’approvazione della legge 40/2004 SULLA FECONDAZIONE EXTRACORPOREA - 
con la presentazione del Manifesto-Appello “Una legge gravemente ingiusta: la verità sulla fecondazione artificiale ‘in vitro’ ”.
Pubblica nel gennaio 2010 il Manifesto-Appello “Contro la legge sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia.
Sede legale: Via Gonzaga 63/67; 15033 Casale Monferrato (AL) 
Tel. 0142 454 662; Fax. 0142 690 234
C.F. 91025100065 Conto Corrente Postale 67571448; IBAN IT68R0760110400000067571448

martedì 24 luglio 2012

UNA BEFFA IL REFERENDUM PER IL CONTRATTO DEI FERROVIERI - 25 LUGLIO 2012

Un ferroviere ci scrive:

Perchè è una beffa questo referendum?

  1. Il referendum è organizzato dai Sindacati che hanno tutto l'interesse che il contratto sia approvato. Non esistono garanzie sulla regolarità delle operazioni di voto (all'ultimo referendum le schede erano già prestampate con i sì), per cui il risultato è scontato. Sarà sulla falsa riga  di quello  per l'annessione dell'Austria alla Germania nazista del 1938 (il 98% dei consensi).
  2. L'orario passa da 36 a 38 ore settimanali senza una reale contropartita economica. (L'aumento netto a settembre sarà all'incirca di 30/40 euro per i livelli medio/bassi, cioè la stragrande maggioranza dei ferrovieri. Le ore di lavoro in più saranno invece 8/10 al mese).
  3. Sorge inoltre spontanea una domanda? Cosa faranno i ferrovieri impiegati negli uffici in quelle due ore settimanali in più, visto che, già adesso, in molti (tranne i soliti privilegiati), non sanno come riempire le loro giornate lavorative dato che il lavoro scarseggia per la stragrande maggioranza degli impiegati? Chissà, forse, nella crisi economica generale che imperversa in Italia le Ferrovie saranno un'isola felice in cui il lavoro aumenterà a dismisura. Ce lo auguriamo, pur credendoci poco, anzi, niente.
  4. Sorge altrettanto spontanea un'altra domanda. CUI PRODEST? La risposta la fornisce Landini, il capo della FIOM, perchè quello che vale per i metalmeccanici non può non valere per i ferrovieri. Assodato, senza ombra di dubbio, che non c'è abbastanza lavoro per tutti, l'aumento dell'orario prelude a una sola cosa: licenziamenti di massa. Non occorre essere maghi nè avere la sfera di cristallo per profetizzare che, forse già in autunno, amministratori delegati, politici e sindacati, cominceranno a piangere sulla spesa eccessiva delle ferrovie, sul costo del trasporto locale (a Milano entreremo tutti nell'ATM?) sull'impossibilità di sbaragliare la concorrenza (NTV) e sulla necessità dei licenziamenti per il contenimento della spesa (spending rewiev, in english, please!). Nel frattempo, grazie all'aumento delle ore lavorative, gli esuberi saranno di gran lunga aumentati, in maniera inversamente proporzionale alle garanzie sociali a cui hanno già dato la mazzata la legge Fornero sulle pensioni e quella sul lavoro. 
  5. Si potrebbe obiettare che in questa situazione i sindacati, poveri cocchi, hanno fatto il massimo. Vorrei sapere dove erano quando hanno accettato che si ricoprissero di pensioni, incentivi e buonuscite d'oro i dirigenti e i funzionari che hanno lasciato la barca ferrovia. Viene il sospetto  che ci sguazzassero in mezzo pure loro con i loro rappresentanti, gli stessi  che continuano a imperversare anche dopo la pensione e le prebende inerenti (al mare, al mare...)
  6. Una soluzione ci sarebbe - forse -: provare a votare un bel NO al Referendum (cosa del tutto inutile, viste le inesistenti garanzie sulla regolarità del voto, ma significativa per la coscienza di chi la compie), tagliare pensioni d'oro, prebende ecc. ecc. e farsi restituire una parte degli incentivi d'oro elargiti ai pensionati e non solo a quelli delle ferrovie s'intende. 
  7. Leggere il "Trattato del ribelle",  ricordare che ribellarsi ogni tanto fa bene. Smetterla di fare i soliti pecoroni, mettere i bocconiani in Bocconi, Berlusconi nella sua villa in Sardegna, in compagnia di Bossi possibilmente, Casini ad aiutare (sigh!) il suocero sig. Caltagirone al Monte dei Paschi &Anton Veneta eccetera, eccetera, eccetera. (l'elenco è troppo lungo, fate vobis).
Il Trattato del ribelle di Ernst Junger
http://www.inmarcia.it

mercoledì 18 luglio 2012

CLAMOROSO: “AVVENIRE” SI SCHIERA CONTRO LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Il Comitato Verità e Vita sottoscrive e invita caldamente alla lettura:

Dopo 8 anni di applicazione della Legge 40, il quotidiano della Conferenza Episcopale si accorge che con la provetta si “sacrificano” 9 embrioni su 10. Verità e Vita lo dice dal 2004, e per questo è censurata. La Chiesa lo insegna da sempre, ma il suo documento Dignitas Personae è il grande assente dalla stampa cattolica. La legge 40 affonda mestamente, e insieme con lei i difensori della “fivet omologa buona” contro la “fivet eterologa cattiva”.

di Mario Palmaro*

La notizia ha del clamoroso: dopo 8 anni di inossidabile apologia “senza se e senza ma” della legge 40, e di totale silenzio sulle vittime innocenti della fivet omologa (quella, appunto, permessa dal legislatore italiano), il quotidiano della Cei ora si scaglia contro la fecondazione artificiale nel suo complesso. Lo fa con un articolo vergato da una delle sue firme più autorevoli in bioetica, Assuntina Morresi, professore associato di Chimica Fisica. Il titolo dell’articolo ripete uno slogan abituale della pubblicistica cattolica ufficiale: “Provetta, Far West globale”. Il sottotitolo tradisce il solito linguaggio politicamente corretto: “Nei laboratori ‘perse’ decine di milioni di embrioni”. Come se gli embrioni fossero dei portafogli che, distrattamente, si possono smarrire per strada. Dire “embrioni morti” sarebbe stato troppo duro. E troppo vero.

Ma nonostante questi “incidenti” semantici, questa volta nell’articolo si dice ciò che per anni è stato taciuto: e cioè che su 10 embrioni prodotti, 1 soltanto arriva alla nascita. Un’autentica ecatombe che non ha come spiegazione solo le “uccisioni” deliberate: la distruzione intenzionale di embrioni, la selezione genetica degli stessi, la crioconservazione. Assuntina Morresi lo dice chiaramente: “La proporzione in Italia è di 1 nato ogni 10 embrioni prodotti (…) certamente anche nella procreazione naturale esiste un’elevata perdita di embrioni. Ma nella fecondazione naturale si tratta di perdite inevitabili e indipendenti dalla nostra volontà, mentre in questo caso sono gli operatori a scartare gli embrioni, e poi anche a manipolarli, a congelarli e poi a scongelarli, insomma a trattarli come materiale da bancone di laboratorio”.

Certo, in queste parole manca ancora l’esplicito riconoscimento – contenuto in Dignitas Personae – che tutti gli embrioni morti a seguito della fivet – e non solo quelli deliberatamente scartati - sono il frutto di una responsabilità colpevole e occisiva. Ma è anche vero che per la prima volta si mette nero su bianco su quel giornale che la fivet in quanto tale, omologa o eterologa, produce montagne di morti innocenti.

Ed è come se fosse caduto un argine, come se fosse stata liberata una verità scomoda: con la provetta si usano gli esseri umani come mezzi, sapendo scientemente e eliberatamente che la maggior parte di loro morrà e dovrà morire per ottenere, forse, l’agognato bambino in braccio.

Questa verità è stata imprigionata da Avvenire e dagli ambienti pro-life appiattiti sulla linea di quel giornale; per 8 anni queste realtà cattoliche hanno impegnato tutte le loro migliori energie nel demonizzare la Fivet eteorloga, la produzione di più di embrioni, il loro congelamento, la loro selezione. Evitando accuratamente di spendere anche solo mezza parola sul fatto che i 9 embrioni su 10 immolati sull’altare del capriccio procreativo sono una conseguenza di ogni fivet, anche omologa, anche con tre embrioni prodotti e impiantati, anche senza crioconservazione. Insomma, la Fivet secondo il “rito” della “buona legge 40”.

Al Comitato Verità e Vita – associazione pro-life nata nel 2004 - i redattori di quel giornale dicevano e scrivevano: “Voi dite la verità sulla Fivet, ma siete fuori dalla linea ufficiale, quindi per noi voi non esistete”.

Ma c’è di più: lo stesso articolo della Morresi riferisce che al congresso internazionale svoltosi a Instanbul, si è sostenuto che la Fivet diventerà più efficace se si ricorrerà all’eterologa e se si congeleranno tutti gli embrioni prodotti. E con queste indicazioni utilitaristiche, la speranza di tenere in piedi i famosi “paletti” della legge 40 diventa una illusione, anche poco pia. Emerge in tutto il suo orrore la “filosofia” che sta dietro a ogni fecondazione artificiale, omologa o eterologa: e cioè, che pur di avere un figlio in braccio, si sacrificano tutti gli embrioni necessari, e che nessun operatore in un centro di fecondazione artificiale ha il cuore che palpita per il destino di ognuno di quei piccoli esseri umani non nati.

Che cosa però manca ancora ad Avvenire per dire la verità, tutta la verità sulla FIvet? La riscoperta della categoria delle “Leggi ingiuste”, della quale non si trova ormai più alcuna traccia in quel giornale. Infatti, quando viene approvata una legge contraria al diritto naturale, che cosa scrive il quotidiano della Cei?
Ha coniato appositamente un nuovo concetto, diremmo un esemplare della neo lingua di cui racconta George Orwell in 1984: stiamo parlando del termine “strappo”. I legislatori non fanno più “leggi ingiuste”, ma “strappano”. Esemplare il titolo con cui Avvenire racconta l’approvazione in Croazia di una legge ultra permissiva sulla Fivet: “Fecondazione, la Croazia strappa”. Ora, qual è il tessuto che viene lacerato? Lo si desume dal sottotitolo: “La nuova legge apre all’eterologa, niente limiti sugli embrioni”. Ergo, che cosa sarebbe sufficiente per “non strappare”? Fare una legge che permette l’omologa e limita il numero di embrioni da produrre. Cioè una “buona legge”, come la 40.

E tutto questo nonostante lo stesso articolista Lorenzo Schoepflin riesca a scrivere, sfuggendo miracolosamente alla censura dei redattori di piazza Carbonari, che “una tecnica come la Fivet implica un altissimo numero di embrioni sacrificati”.

Insomma: in materia di fecondazione in provetta c’è qualcosa di nuovo nel quotidiano della Conferenza Episcopale, anzi d’antico: la morbosa difesa di una legge come la 40/2004, che doveva tutelare il diritto alla vita degli embrioni, e che permette ne muoiano 9 su 10.

*Presidente del Comitato Verità e Vita

Il Comitato Verità e Vita è una Associazione aconfessionale e apartitica.
Ha iniziato la sua attività il 28 FEBBRAIO 2004 - a seguito dell’approvazione della legge 40/2004 SULLA FECONDAZIONE EXTRACORPOREA - 
con la presentazione del Manifesto-Appello “Una legge gravemente ingiusta: la verità sulla fecondazione artificiale ‘in vitro’ ”.
Pubblica nel gennaio 2010 il Manifesto-Appello “Contro la legge sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia.
Sede legale: Via Gonzaga 63/67; 15033 Casale Monferrato (AL) 
Tel. 0142 454 662; Fax. 0142 690 234
C.F. 91025100065 Conto Corrente Postale 67571448; IBAN IT68R0760110400000067571448


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NO EUTANASIA - STORIA DI UN UOMO QUALUNQUE, RENATO BORDONALI

martedì 10 luglio 2012

La vera particella di Dio

Articolo da "Libero" del 6 luglio 2012 di Antonio Socci

In questi giorni è stata strombazzata in tutto il mondo la scoperta del famoso “bosone di Higgs”, la cosiddetta “particella di Dio”. Ma c’è anche un’altra “scoperta” – rimasta pressoché sconosciuta – a cui voglio accostarla: più che la “particella di Dio” essa mostra Dio stesso.
Si tratta di uno studio sulla Sindone di Giuseppe Baldacchini, uno scienziato italiano già dirigente al laboratorio dell’Enea di Frascati (vedi  http://www.sindone.info/BALDAKKI.PDF).
La prima scoperta – quella del bosone – ci dice che in effetti esiste una particella che alcuni fisici teorici avevano ipotizzato come necessaria per il funzionamento del mondo subatomico.
Già Albert Einstein si stupiva constatando che il mondo dell’infinitamente piccolo e quello dell’infinitamente grande sono stati fatti non dal caso, né dal caos senza leggi, ma secondo una grandiosa e perfetta Razionalità, tanto che la razionalità umana può intuire l’esistenza di queste realtà subatomiche prima ancora che vengano scoperte sperimentalmente.
Ciò significa che la stessa Razionalità che ha fatto l’universo, ha fatto anche la ragione umana. Einstein diceva:
“Chiunque sia seriamente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e uno di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili”.
Einstein – contestando sia il positivismo che il panteismo – spiegava così il suo razionale riconoscimento di Dio:
“La mia religiosità consiste nell’umile ammirazione dello spirito infinitamente superiore che rivela se stesso nei minimi dettagli che noi siamo in grado di comprendere con la nostra fragile e debole intelligenza. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea di Dio”.
E’ proprio grazie alle riflessioni di Einstein e alle ultime scoperte della scienza che Antony Flew, il padre dell’ateismo filosofico, il capostipite degli attuali divulgatori dell’ateismo come Richard Dawkins, annunciò, nel 2004 a New York, di essere giunto alla certezza razionale dell’esistenza di Dio: “I now believe there is a God!”, affermò dopo una gloriosa carriera da ateo.
Nel clamoroso libro in cui spiega questa sua svolta filosofico-razionale, “There is a God” (Harper One 2007), si interroga anche sulla possibilità che questa Intelligenza onnipotente si sia messa in contatto con gli uomini o addirittura che sia venuta sulla terra facendosi uomo.
I greci antichi chiamavano “Logos” l’evidente razionalità dell’universo. E il cristianesimo è entrato nel mondo proprio con questa notizia: il Logos, la Ragione-Parola con cui Dio ha creato il mondo e le leggi razionali che governano il cosmo, è un uomo fra noi.
Il Vangelo di san Giovanni inizia così: “Il Logos si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.
Flew sostiene che certamente “la figura carismatica di Gesù” è così umanamente straordinaria che si deve prendere in seria considerazione l’annuncio che lo riguarda.
In effetti con quale altro volto Dio avrebbe mai potuto rivelarsi? Perfino l’ateo Bertrand Russel definì il Nazareno “un uomo eccezionale”.
Gesù è una figura così sublime, immensa e insuperabile che – come scrisse J. Malegue – dopo di lui “il difficile non è l’accettare che Cristo sia Dio; il difficile sarebbe accettare Dio se non fosse Cristo”.
E’ possibile incontrarlo oggi e seguirlo solo perché egli – essendo il Logos di Dio – è risorto dai morti ed è vivo.
Come si fa a sapere che è veramente risorto?
Anzitutto per le testimonianze storiche di chi lo ha visto e toccato vivo, dopo la crocifissione: testimonianze che tutti gli apostoli hanno sempre dato affrontando le persecuzioni, le torture e il martirio. Non esistono testimoni più attendibili di coloro che confermano a costo della vita ciò che hanno visto e toccato con mano.
In secondo luogo l’altra “prova” è data dal fatto che Gesù si dimostra veramente vivo oggi. Lo si può sperimentare: “vieni e vedi…”. La vita cristiana fa toccare con mano la sua presenza e quello che lui fa accadere (compresi i miracoli, che compie oggi come duemila anni fa).
E – come dice la scienza per le particelle subatomiche o per altre realtà fisiche – è razionale riconoscere una causa dagli effetti che produce e che si possono constatare sperimentalmente (anche alcuni corpi celesti sono stati scoperti così: per le perturbazioni che creavano).
Ma siccome a Dio piace riempire di meraviglia e di ragioni il cuore e la mente degli uomini – come mostra la magnificenza del mondo – ha voluto abbondare anche con altri segni che parlano all’intelligenza umana.
E qui veniamo alla seconda scoperta, quella, a cui accennavo all’inizio, del fisico Baldacchini. Il quale si è cimentato con un reperto unico, la Sindone, che porta le tracce scientificamente studiabili di ciò che accadde nel sepolcro di Gesù nella notte fra l’8 e il 9 aprile dell’anno 30.
Sappiamo che quel lenzuolo ha certamente avvolto il corpo di un uomo morto (con tutti i supplizi narrati dai vangeli), sappiamo che quel corpo morto non è stato nel lenzuolo per più di 40 ore perché non contiene traccia alcuna di decomposizione e infine sappiamo – grazie allo studio delle macchie di sangue – che quel corpo non è stato tolto dalla fasciatura del lenzuolo con un movimento fisico, ma si è come smaterializzato.
Infine sappiamo che un’esplosione di energia sconosciuta ha lasciato sul lenzuolo un’immagine delle due parti del corpo tuttora inspiegabile, un’immagine non dipinta, ma ottenuta come per bruciatura superficiale e che contiene informazioni tridimensionali.
Tutto questo è spiegabile solo con un evento eccezionale come la resurrezione e una resurrezione dove il corpo non torna semplicemente in vita, ma acquista proprietà uniche, diventando capace – per esempio – di attraversare altri corpi, come il lenzuolo.
Questo in effetti narrano i vangeli del corpo risorto di Gesù che entrò nella stanza del cenacolo sebbene le porte fossero sbarrate.
Alcuni fisici hanno ipotizzato il formarsi del “corpo meccanicamente trasparente” (“mechanically transparent body”, Mtb), ma la reazione nucleare che presuppone avrebbe investito tutta Gerusalemme.
Allora si è affinata l’ipotesi con la teoria del “metodo storico consistente” (Historically consistent method, Hcm).
Ma nel suo studio Baldacchini osserva: “l’unico fenomeno conosciuto in Fisica che conduca alla sparizione completa della massa con produzione di energia equivalente è il ‘processo di annichilazione materia-antimateria’ (AMA) che oggi può essere riprodotto solo a livello subatomico nei laboratori di particelle elementari, ma che è stato dominante invece subito dopo il Big Bang, cioè negli istanti iniziali di esistenza del nostro universo”.
Le difficoltà che insorgono in questa ipotesi (come il reperimento dell’antimateria) possono trovare possibili soluzioni nei cosiddetti “stati virtuali” che però “non esistono in natura”.
Baldacchini a questo punto formula delle equazioni che potrebbero descrivere le conseguenze fisiche dell’eccezionale fenomeno e spiegare sia il formarsi dell’immagine, sia la smaterializzazione del corpo, sia il fatto che non vi sia stata un’esplosione nucleare che avrebbe devastato l’area, sia l’istantanea possibile rimaterializzazione dello stesso corpo in un altro luogo.
Naturalmente con ciò non intende spiegare né la causa, né la vita successiva di quello stesso corpo e le sue caratteristiche. Qui si entra infatti in un ordine superiore alla fisica, l’ordine spirituale, che ruota attorno al mistero di Dio il quale delle leggi cosmiche e della materia è il Creatore, l’Autore e l’assoluto sovrano.
Altro che la “particella di Dio”, tutto l’universo è di Dio. Come i cieli e terra nuova dell’eternità. Iniziati in quel sepolcro di Gerusalemme l’8 aprile dell’anno 30.

Antonio Socci

Da “Libero”, 6 luglio 2012