martedì 4 giugno 2013

Il cattolico ben temperato - Articolo di Tommaso Scandroglio

Riceviamo questa comunicazione dal Comitato Verità e Vita:

Il cattolico ben temperato
Di Tommaso Scandroglio   02-06-2013
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Johann Sebastian Bach tra il 1722 e il 1744 compose la sua famosa raccolta di preludi e fughe nota con il nome di “Clavicembalo ben temperato”. Perché questo nome così curioso? Perché i suoni riprodotti da una tastiera di un clavicembalo o di un moderno pianoforte mimano per intonazione, cioè per frequenza, quelli naturali. Si tratta – semplificando molto un argomento assai complesso – di un adattamento artificioso, di un compromesso tra il dato reale e quello strumentale. Adattamento indispensabile per più motivi che non stiamo qui a spiegare. Quindi è un po’ come se i suoni naturali fossero stati smussati, appunto “temperati”, per ingabbiarli nelle scale musicali che noi oggi conosciamo.

Oltre al Clavicembalo ben temperato oggi esiste anche il cattolico ben temperato. Si tratta di un soggetto che si è scostato dal dato di Rivelazione o da quello indicato dal retto uso della ragione naturale ed ha costruito una gabbia di posizioni dottrinali che mimano la Verità, ma che non suonano come la Verità. Ha temperato l’ortodossia per renderla più piacevole alle orecchie dei contemporanei. Il cattolico ben temperato si riconosce per i seguenti orientamenti che possono essere anche interpretati come sofisticate tecniche di auto-incaprettamento del sano pensiero cattolico che è destinato a morire per asfissia.

Il male minore. Il primo principio della ragion pratica formulato da Tommaso D’Aquino e che fino a ieri imponeva di fare il bene ed evitare il male oggi così recita: “Fai il male minore ed evita il bene maggiore”. Ecco allora la difesa strenua della legge 194 per evitare l’aborto chimico, con la conseguenza che dal cielo ormai da tempo piovono pillole abortive come in India quando ci sono i monsoni. Ecco la difesa della legge 40 spaventati dal fatto che si possa superare il limite di tre embrioni impiantabili per ciclo e la crioconservazione degli stessi, con la conseguenza che i magistrati se ne sono fatti un baffo di quello che dice la legge e sono andati per la loro strada. Il cattolico ben temperato sostiene che tutto ciò è lecito perché occorre battere le strade percorribili e non rifugiarsi sull’Aventino dell’utopia dotrinale. In altre parole il male minore lo si cerca o lo si difende perché ormai graniticamente persuasi che su aborto, Fivet, contraccezione e divorzio la battaglia è persa e quindi è assolutamente prioritario conservare lo status quo (anzi, ammettiamolo: qualche cattolico ottimamente temperato pensa che siano solo peccatucci da educanda). Posizione questa, annotiamo a margine ma non troppo, che rivela tra le altre cose una profonda mancanza di fede in Dio che è onnipotente e che quindi tutto può, anche cancellare leggi inique, a patto che l’uomo sia docile alla sua onnipotenza.

La teoria della terra bruciata. Se il tuo nemico vuole distruggerti casa, fatti furbo: anticipalo ed inizia ad abbattere qualche parete. La teoria viene applicata recentemente al tema dei “matrimoni” omosessuali. Facciamo un bel disegno di legge che legittimi le coppie di fatto etero o omo che siano e così li battiamo sul tempo: fatta questa legge non potranno più chiedere le “nozze” gay. E perché non dovrebbero farlo, domandiamo noi? Abbiamo aperto la strada al fronte gay: questi ringrazieranno ed continueranno a lavorare per il “matrimonio” omosex laddove il cattolico ben temperato ha lasciato incompiuta l’opera. Simile schema è applicabile ovviamente anche all’eutanasia: le DAT sono un banchetto imbandito che chiamerà a raccolta quanti vedranno nelle stesse DAT un ottimo trampolino di lancio per avere la “dolce morte”.

L’atteggiamento femmina. Per favore non urtiamo gli altri, non facciamo polemiche altrimenti ci mettiamo contro la magistratura, i politici, i media, i guru della finanzia mondiale, l’ordine dei medici e quello degli ingegneri, i cobas del latte, Maga Magò e pure il salumiere sotto casa. Speriamo solo – vien da dire - di non metterci contro Nostro Signore Gesù dopo aver soddisfatto tutta questa gente. Il cattolico ben temperato ha sostituito la Salvezza con il consenso. Pensa che la Chiesa sia un partito politico e come tale deve ricevere il plauso della base dell’elettorato dei battezzati. Non dobbiamo perdere nessuno: cani e porci, tutti dentro. Un Movimento Cinque Stalle. Una sorta di connubio tra irenismo del “volemose bbene” e riguardo all’etichetta. Alcuni analisti hanno qualificato questa strategia morbida anche come “compattismo”: l’importante è rimanere uniti e non creare divisioni tra i lettori, i cittadini e i fedeli. Non bisogna turbare le coscienze. Ma – aggiungiamo noi – se le coscienze si turbano vuol dire che sono sporche, no?

Non fare il gioco dei nemici. Se attacchi la legge 194 e la legge 40 giochi la partita di quelli che vogliono la RU486 e l'eterologa. Peccato che i motivi per cui il cattolico (senza aggettivi) critica queste due leggi siano diametralmente opposti a quelli proposti dal fronte pro-choice. Ma ci rendiamo conto che questi distinguo sono sottigliezze scartavetrate via dal temperino pragmatico del cattolico di cui sopra.

La sana dottrina ostaggio dell’homo politicus. Vale più esserci tra le fila del PD, in qualche commissione parlamentare o comitato che conta che non deflettere mai dalla sana dottrina. Pensare l’opposto è da ingenuotti, da anime belle che non sanno come va il mondo e che si riempiono testa e bocca di principi astratti. La logica politica alla fine è il minimo comun denominatore di ogni scelta del cattolico ben temperato: se lo stai a sentire ti perdi tra valutazione degli effetti negativi, alleanze con i laici, impatto in termini di pastorale ed ecumenismo bipartisan. Insomma vale più un qualsiasi articolo della Costituzione che tutto il Decalogo.

Il principismo. Su tale tratto del cattolico ben temperato insistiamo un poco di più perché è aspetto di nuovo conio. Il principismo si sostanzia in questo: è tutto un fiorire di principi. La struttura antropologica dell’uomo, i principi di fede e morale, il principio del bene comune e quello dell’autodeterminazione, i principi non negoziabili. Tutte cose sacrosante, intendiamoci bene. Ma pare che il cattolico ben temperato ogni tanto si scordi di ciò che scrisse l’evangelista Giovanni nel suo Prologo: “in principio era il Verbo”. Il primo principio a cui si deve ispirare il cattolico è Cristo. Il cattolicesimo non è in primis una serie di principi. E’ prima di tutto l’incontro con una Persona.  Il quale poi ha detto: “Se mi amate osserverete i miei comandamenti”. Comandamenti, non principi. Altrimenti facciamo filosofia: sicuramente ottima filosofia, ma pur sempre filosofia. I principi sono orientamenti vincolanti dell’agire ma di contenuto generale. Facciamo un esempio: tutelare la vita è un principio. Poi la ragione specifica questo principio in norme più particolari, i comandamenti a cui si riferiva Gesù: ad esempio non uccidere e dunque ancor più in particolare non abortire, non praticare l’eutanasia. Ecco a volte sembra che il rifugio nella selva dei principi faccia comodo al cattolico ben temperato perché dire “tuteliamo la vita e la famiglia” sta bene a tutti: dal monaco buddista, a quello di Bose passando per la Bonino. Hanno le braccia così lunghe i principi che riescono ad abbracciare chiunque: dall’abortista al martire che dona la propria vita per gli altri, dal sodomita alla vergine consacrata. Ma se poi facciamo un collaudo di questi principi nella concretezza del vivere e li decliniamo nel contingente si scopre che ognuno li intende come vuole. I media e i politici cattolici, nonché una buona fetta di uomini del clero sguazzano nei principi, felici e contenti come un tonno in Adriatico. Ma guai a passare dai principi alle norme morali, guai a parlare in modo chiaro di aborto, eutanasia e omosessualità.

Questo è un po’ l’identikit del cattolico ben temperato, individuo le cui idee –a differenza del clavicembalo di Bach – stonano assai alle orecchie del buon senso e della buona dottrina.


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Tommaso Scandroglio

LA LEGGE NATURALE

Un ritratto
Prefazione di Mario Palmaro
Editore: Fede & Cultura

Recensione
Il politico di estrazione levantina, lo psicologo presenzialista del tubo catodico, il cattedratico corsivista d’eccezione su tabloid nazionali e non, e altri simili maìtres à penser, hanno ormai persuaso i più di un fatto strano ed inquietante. Il fatto è il seguente: il sostantivo “diritto” deve essere applicato ad una serie di atti che invece di recare felicità all’uomo lo deprimono e lo umiliano. “Diritti” come quello di non sapere che faccia avrebbe avuto il figlio soppresso nel ventre della madre, o di farsi uccidere grazie ad una firmetta a piè di pagina sul proprio testamento biologico, o di mandare a fondo un matrimonio quando i fiori sull’altare sono ancora freschi, regalano drammi e ferite laceranti a molti e in modo democratico, senza distinzione di sesso, età, razza e ceto sociale. Un diritto invece – almeno a stare ad ascoltare il senso comune – è un qualcosa di buono che appaga l’uomo in profondità. Lo gratifica perché lo realizza. Ma questa inversione ad U nel campo, una volta verdeggiante, della morale a cosa è dovuta? Nella spiegazione di cosa è la legge naturale c’è la risposta a tale quesito. La risposta al perché il bene e il male da fatti si sono scolorati a mere opinioni.
L’Autore
Tommaso Scandroglio è dottorando in Filosofia del Diritto presso l’Università degli Studi di Padova, assistente di Filosofia del Diritto e Filosofia Teoretica presso l’Università Europea di Roma ed è docente della Scuola di Apologetica Il Timone. Ha pubblicato un breve saggio sull’etica delle comunicazioni dal titolo TV accesa Cervello spento (Edizioni ART) ed ha scritto articoli per riviste a carattere scientifico e divulgativo quali Divus Thomas, Studi Cattolici e Radici Cristiane. E’ invitato regolarmente come relatore in conferenze, convegni e dibattiti su temi attinenti alla morale naturale, alla bioetica e all’etica nei mass media.

Madonnina di Bruzzano