sabato 30 aprile 2011

1° Maggio 2011, Roma - Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II


Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger
 (foto di O.R. Editrice Millenium)
1° Maggio 2011 - Roma - Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II
Renato amava molto Papa Giovanni Paolo II e apprezzava anche il suo successore Papa Benedetto XVI.
Domani è festa per tutti in Cielo e Renato naturalmente sarà in prima fila a fare un po' di caciara, pardon festa, alla romana insomma.
I romani sono sempre un po' polemici con il loro Vescovo, ma ...
guai a chi glielo tocca e Renato, da  romano de' Roma, non faceva eccezione.
Gran bel giorno domani: domenica in Albis, Festa della Divina Misericordia, festa dei lavoratori e San Giuseppe Artigiano. Il giorno più adatto per beatificare questo grande papa, operaio e difensore dei lavoratori, papa della Divina Misericordia e autore della Esortazione apostolica "Redemptoris Custos, la figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa". Avremo tutti un potente intercessore in più in Paradiso.
Chi ha la fortuna di essere a Roma in questi giorni potrà anche visitare la Chiesa di Santo Spirito in Assia, nei pressi del Vaticano, la Chiesa della Divina Misericordia dove si venerano anche la Madonna di Fatima, tanto cara a Papa Woityla, e santa Faustina Kowalska, suora polacca.


Grandi amici, Karol e Lech. Grazie a loro e soprattutto alla Madonna di Fatima il Muro di Berlino è caduto nel 1989 senza spargimento di sangue.

Piccola bibliografia. Questi libri erano sempre  presenti nello scaffale dedicato al papa polacco nello scaffale della "Libreria l'Isola del Sole".







 Motto del Papa: "Totus tuus ego sum, Maria, et omnia mea tua sunt"




 
Ed ecco Renato nella sua Roma.
Roma, San Pietro 1967 - Renato Bordonali


Roma Castel Sant'Angelo 1967 - Renato Bordonali a 18 anni

Chiudiamo questo  post con un devoto omaggio a San Giuseppe di cui domani ricorre  la festa nella sua qualità di Patrono dei lavoratori
Basilica Santuario di Sant'Antoniodi Padova
 Milano, via Farini 10  - Altare di San Giuseppe




lunedì 25 aprile 2011

Milano 25 aprile 2011 - Manifesti antifascisti: un esempio da non imitare


Manifesti nei pressi di Piazza Piola - Milano, 25 aprile 2011
Si sta festeggiando il 150°Anniversario dell'Unità d'Italia e, oggi, 25 aprile 2011, questi manifesti incitano purtroppo all'odio fra italiani in nome di una guerra finita (?) 66 anni fa. Invitiamo piuttosto alla preghiera, con rispetto, per tutti i caduti di quella terribile guerra civile, cittadini, partigiani e fascisti. E' nostra opinione che la Pace vera  non si costruisce con i pacifismi, le manifestazioni e le bandiere arcobaleno, ma con il rispetto reciproco e soprattutto con il perdono reciproco.
Giovanni Paolo II diceva: "non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono".

Riportiamo di seguito, la storia di due ragazzi coraggiosi, uno di sedici anni e uno di quattordici, il primo partigiano e il secondo seminarista cattolico, entrambi vittime dell'odio di quei terribili giorni di sangue:

Amleto Livi (non abbiamo foto) Nato a Milano il 23 agosto 1929, caduto ad Invorio (Novara) il 28 marzo 1945.
Era soltanto quattordicennne, ma subito dopo l'armistizio volle prendere parte alla guerra di Liberazione arruolandosi, col nome di battaglia di "Matteotti", in una formazione partigiana del Modenese. Catturato dai fascisti e portato in un campo di concentramento tedesco, il ragazzino riuscì fortunosamente a fuggire e a raggiungere la Valle d'Ossola. Divenne così staffetta della X Brigata Garibaldi "Rocco". Con altri nove compagni, Amleto cadde ad Invorio, in una tragica imboscata. Pochi giorni dopo quel combattimento, il padre di "Matteotti" si presentò al Comando di brigata e volle prendere il posto del figliolo caduto. Al nome di Amleto Livi è stato intitolato il Convitto-Scuola Rinascita di Milano che, nel dopoguerra, ha "scolarizzato migliaia di giovani ex partigiani e orfani di patrioti caduti durante la Resistenza.  Amleto Livi riposa nel Cimitero di Musocco a Mìlano (da biografie ANPI).
ANPI


Rolando Rivi - Servo di Dio - adolescente - Martire
Le origini, la vocazione al sacerdozio Rolando Rivi nacque il 7 gennaio 1931 a San Valentino, villaggio del Comune di Castellarano (Reggio Emilia), borgo campagnolo, posto a 300 metri d’altitudine sulle prime alture dell’Appennino, tra il torrente Tresinaro e il fiume Secchia.
Secondo dei tre figli di Roberto Rivi e di Albertina Canovi, al battesimo, amministrato dal parroco don Luigi Lemmi, gli fu imposto il nome di Rolando Maria.
Il giovane papà di 28 anni, Roberto, era figlio di Alfonso Rivi e di Anna Ferrari, che dall’inizio del Novecento, provenienti da Levizzano-Baiso, si erano trasferiti a San Valentino a lavorare la terra, e verso gli anni Venti si erano spostati nell’ampio casolare di campagna del “Poggiolo” con i loro nove figli, dei quali Roberto era il primogenito, nato nel 1903 anche lui a San Valentino.
Il papà di Rolando era cresciuto educato alla fede genuina e forte della sua mamma Anna Ferrari, e nei tempi eroici dell’Azione Cattolica degli anni Venti, aveva fatto parte dei giovani iscritti della sua parrocchia; prima di andare a lavorare nei campi, ogni mattina assisteva alla celebrazione della Messa e si accostava alla Comunione.
In questa atmosfera di forte religiosità e fede concreta, crebbe Rolando, insieme al fratello maggiore Guido e alla sorella minore Rosanna.
Sano di salute ed esuberante nel carattere, con la sua vivacità procurava spesso ansia ai genitori, ma la nonna Anna aveva intuito il suo temperamento e diceva: “Rolando o diventerà un mascalzone o un santo! Non può percorrere una via di mezzo”.
A sei anni nel 1937, iniziò a frequentare le scuole elementari e nel contempo la parrocchia; sia la maestra Clotilde Selmi, sia la catechista Antonietta Maffei, profusero nella giovane anima di Rolando l’amore per la vita, per la famiglia, per Gesù, per i fratelli, completando ed integrando l’educazione che riceveva dai suoi familiari.
Fu ammesso a ricevere l’Eucaristia quasi subito, perché era tra i fanciulli che si erano preparati meglio ed in fretta; fece la Prima Comunione il 16 giugno 1938 festa del Corpus Domini; dopo quel giorno Rolando cambiò, pur rimanendo vivace divenne più maturo e responsabile, cambiamento che si accentuò dopo aver ricevuto la Cresima il 24 giugno 1940.
Intanto il suo parroco don Olinto Marzocchini, che dal marzo 1934 aveva preso il posto del defunto parroco Lemmi, divenne il suo maestro e modello di vita, indirizzando da padre spirituale, la sua giovane e innocente anima verso la scoperta di Cristo.
Rolando si accostava ogni settimana al Sacramento della Penitenza e ogni mattina si alzava presto per servire la Messa e ricevere la Comunione.
Aveva quasi 11 anni, quando non potendo più contenere dentro di sé la voce di Gesù che lo chiamava, disse ai genitori e nonni: “Voglio farmi prete, per salvare tante anime: Poi partirò missionario per far conoscere Gesù, lontano, lontano”.
I suoi pii genitori non si opposero, e Rolando completato il ciclo delle elementari, all’inizio dell’ottobre 1942 entrò nel Seminario di Marola (Carpineti, Reggio Emilia) per le medie-ginnasio; come allora si usava, vestì subito la tonaca talare e Rolando ne fu orgoglioso, portandola con dignità e amore.
L’avvertiva come segno della sua appartenenza a Cristo e alla Chiesa e ne era fiero, e proprio l’amore che portava all’abito talare, sarà la causa della sua prematura fine.
In Seminario; la guerra entra nella sua vita; il ritorno forzato a casa  Si distinse subito per lo studio, per la bontà verso tutti, per la sua gioia verso Gesù, per le preghiere prolungate davanti al Tabernacolo; divideva con i compagni, cibo, frutta, dolci, che spesso erano portati dai suoi genitori in visita.
Amante della musica, entrò a far parte della corale e cominciò a suonare l’armonium e l’organo per rendere più solenni le cerimonie liturgiche; quando tornava a casa, aiutava i genitori nei lavori di campagna e suonando l’armonium accompagnava il coro parrocchiale, dove cantava anche il padre Roberto; organizzava i ragazzi nei giochi, partecipò ai pellegrinaggi mariani che don Marzocchini organizzava.
Intanto la guerra infuriava e anche il tranquillo villaggio di San Valentino ne era scosso; dopo l’8 settembre 1943 con la caduta di Benito Mussolini e l’occupazione della Penisola da parte dei tedeschi, si erano aggregate, specie nelle province emiliano-romagnole, formazioni partigiane, che a parte gruppi minoritari di cattolici democratici, erano in maggioranza composte da comunisti, socialisti, aderenti al Partito d’Azione, tutti accomunati oltre che dall’odio verso i fascisti, anche da una forte connotazione anticattolica.
La frangia più estrema, quella dei comunisti, non si limitava a combattere i tedeschi; vedendo nel clero un pericoloso argine al proprio progetto rivoluzionario, l’anticlericalismo diventò violento e man mano sempre più minaccioso.
Nel giugno 1944, quando Rolando finì la II Media, i tedeschi occuparono il Seminario di Marola e i seminaristi furono mandati a casa.
Anche Rolando dovette tornare a San Valentino, portando con sé i libri per poter continuare a studiare a casa e per non perdere l’anno scolastico.
Continuò a sentirsi seminarista, la chiesa e la casa parrocchiale furono i luoghi prediletti per il trascorrere del suo tempo: la Messa quotidiana con la Comunione, la meditazione, la visita pomeridiana a Gesù nel Tabernacolo, il rosario alla Madonna, suonava con letizia l’armonium; simpatico a tutti, riprese i contatti con i bambini, con i coetanei, insegnando loro a fare i chierichetti, a sera in casa, guidava vicino alla nonna, la recita del rosario.
Il parroco l’osservava compiaciuto del suo fervore, che non veniva meno fuori dell’ambiente specifico del seminario, d’altra parte Rolando Rivi non smise di portare la tonaca, pur restando a casa, in attesa di poter ritornare nel Seminario.
I genitori, spaventati da quanto succedeva nei dintorni, con le scorribande di tedeschi, fascisti e partigiani, accompagnate anche da furti, razzie e violenze, insistevano col figlio di togliersi quella benedetta veste nera, perché i tempi non erano buoni per il momento; ma Rolando rispondeva: “Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho voglia di togliermela”; “Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”.
La situazione in paese precipita  Intanto a San Valentino anche don Olinto Marzocchini era stato aggredito una notte, e giacché già altri preti (Donatelli, Ilariucci, Corsi, Manfredi), erano stati uccisi dai partigiani comunisti (nella sola provincia di Reggio Emilia si conteranno alla fine 15 sacerdoti uccisi), fu opportunamente trasferito in luogo più sicuro e al suo posto fu inviato un giovane sacerdote, don Alberto Camellini.
Rolando si trovò ancora più spaesato, venendo meno la sua guida spirituale, ma soprattutto era addolorato per la violenza che don Olinto aveva subito; comunque prese a collaborare col nuovo vice curato, con la consueta disponibilità ed entusiasmo.
In paese scoppiavano spesso discussioni politiche, alle quali non era facile rispondere, meglio tacere, ma in un’occasione in cui era presente l’adolescente seminarista, alcuni attaccarono ingiustamente la Chiesa e l’attività dei sacerdoti e Rolando con impulsività, ne prese le difese davanti a tutti senza alcuna paura. Così a quanti già l’ammiravano in paese, si alternarono taluni che lo presero a malvedere.
Trascorse così l’inverno a San Valentino, allietando e solennizzando le funzioni religiose dell’Immacolata, del Natale, dell’Epifania, con le armoniose note dell’organo da lui suonato.
Il 1° aprile 1945, Pasqua di Resurrezione, ritornò in parrocchia don Marzocchini e al suo fianco rimase il giovane curato don Capellini, e come previsto, Rolando partecipò alle solenni funzioni della Settimana Santa, alternandosi al servizio dell’altare e al suono dell’organo; il parroco insistendo, volle dargli un piccolo dono in denaro, per ricompensarlo di tutti servizi fatti in quell’intenso periodo di celebrazioni.

Il martirio del giovane seminarista
C’era ancora la guerra, ma nell’aria si avvertiva che stava finalmente avviandosi alla fine; Rolando nei giorni successivi, non mancò mai alla Messa e alla Comunione e dopo con i libri sottobraccio, nel fiorire della primavera, si spostava in un vicino boschetto a studiare.
E anche martedì 10 aprile al mattino presto, era già in chiesa per la Messa cantata in onore di s. Vincenzo Ferreri, che non si era potuta celebrare il 5 aprile, perché cadeva nell’Ottava di Pasqua, suonò e accompagnò all’organo i cantori, fra i quali suo padre; ricevette come al solito la Comunione e al termine della celebrazione, dopo aver preso accordi con i cantori per la Messa dell’indomani, ritornò a casa.
Mentre i genitori si recavano a lavorare nei campi, Rolando prese i libri e si allontanò come al solito a studiare nel boschetto, indossando sempre la sua veste nera.
A mezzogiorno, i genitori l’attendevano per il pranzo e non vedendolo si recarono nel vicino boschetto a cercarlo; trovarono a terra i libri e un biglietto: ”Non cercatelo; viene un momento con noi partigiani”.
I partigiani comunisti che l’avevano sequestrato, lo portarono nella loro ‘base’; il padre e il cappellano don Camellini, angosciati presero a cercarlo dovunque nei dintorni, intanto Rolando era stato spogliato della veste nera, che li irritava particolarmente, percosso con la cinghia sulle gambe e schiaffeggiato.
Rimase tre giorni prigioniero dei partigiani, subendo offese e violenze; davanti a quel poco più di un ragazzino piangente, qualcuno di loro mosso a pietà, propose di lasciarlo andare, perché in effetti era soltanto un ragazzo; ma altri si rifiutarono e lo condannarono a morte, per avere “un prete futuro in meno”.
Lo portarono in un bosco presso Piane di Monchio (Modena); scavata lì una fossa, Rolando fu fatto inginocchiare sul bordo e quando lui, avendo ormai compreso, singhiozzando implorò di risparmiarlo, ebbe come risposta dei calci e mentre pregava per sé e per i suoi cari, due scariche di rivoltella, una al cuore e una alla fronte, lo fecero stramazzare colpito a morte nella fossa.
Fu ricoperto con pochi centimetri di terra e foglie secche; era venerdì 13 aprile 1945 e Rolando aveva solo 14 anni e 3 mesi: la sua veste da seminarista fu arrotolata come un pallone da calciare e dopo appesa come un trofeo di guerra, sotto il porticato di una casa vicina.
Solo il giorno dopo, su indicazione di uno dei partigiani, il padre Roberto e il cappellano ritrovarono il corpo, la salma ricomposta, fu posta in una bara improvvisata e portata nella chiesa parrocchiale di Monchio per la funzione liturgica, e poi sepolta nel locale cimitero parrocchiale.
Solo dopo, il padre e il cappellano ritornarono a San Valentino a portare la notizia alla desolata madre e al villaggio; la notizia suscitò uno sgomento generale di fronte a tanta barbarie.
A guerra ultimata, il 29 maggio 1945, la salma del giovane martire fu riportata nel suo villaggio, posta in una bara bianca e fra le lacrime di tutta la popolazione, fu tumulata in località Montadella.
I suoi genitori scrissero sulla sua tomba: “Tu che dalle tenebre e dall’odio fosti spento, vivi nella luce e nella pace di Cristo”.
Rolando Rivi fu, ed è, una delle tante stelle luminose del firmamento affollato dei martiri, specie del XX secolo, che passando dalla Rivoluzione Messicana, alla Guerra Civile Spagnola, alla Rivoluzione e persecuzione in Russia o vittime delle due Guerre Mondiali, hanno testimoniato con il loro sangue innocente, la fede in Cristo seguendolo lungo il Calvario.
Dopo 60 anni, il 7 gennaio 2006, l’arcivescovo di Modena mons. Benito Cocchi, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 30 settembre 2005, ha dato inizio, nella chiesa modenese di Sant’Agostino, al processo diocesano per la beatificazione del seminarista Rolando Rivi, martire innocente, caduto sotto l’odio anticlericale e anticristiano del tempo, per aver voluto testimoniare, indossando l’abito talare fino all’ultimo, la sua appartenenza a Cristo.

Autore: Antonio Borrelli
Santi, Beati e Testimoni

Renato ha sempre commemorato il "25 aprile" partecipando alla Santa Messa che ogni anno viene celebrata a Musocco al "CAMPO X -  ILCAMPO DELL'ONORE" in memoria dei caduti della RSI.

lunedì 18 aprile 2011

Renato Bordonali - 16 aprile 2011 - 2° anniversario nascita al Cielo.

"Mosè innalzò il serpente nel deserto; così sarà innalzato il Figlio dell'uomo. Chi crede in lui avrà la vita eterna."
Crocifisso di Soual -2005
 Foto scattata da Renato Bordonali 
(Giov. 3: 14-15)

Ringraziamo di cuore Claudia, Cristina, Gigliola, Elisabetta, Cesare, Loris, Luca, Maurizio, Pierluigi, Tiziano per la loro partecipazione e anche tutti gli amici che hanno scritto e telefonato per ricordare Renato. Ringraziamo Chantal e Katia.
Un grazie particolare, con riconoscenza, a Maurizio Gargallo che ha consegnato ai familiari la tessera della Fiamma anno 2010 di Renato.

NO EUTANASIA - STORIA DI UN UOMO QUALUNQUE, RENATO BORDONALI

mercoledì 13 aprile 2011

Editrice Nuovi Orizzonti di Renato Bordonali




Edizioni Nuovi Orizzonti   di Renato Bordonali Catalogo dei libri
Questo è il catalogo delle Edizioni Nuovi Orizzonti creato da Renato Bordonali, fondatore e proprietario della Casa Editrice (dal 1988).
Questo catalogo era inserito nel sito http://www.libroelibri.com/ che non è più visibile dal 25 febbraio 2011.
Nella pagina di questo blog dedicata alla Editrice Nuovi Orizzonti, saranno puubblicati maggiori dettagli riguardo a ciascun libro.
Potete trovare i libri Nuovi Orizzonti nella Libreria dell'Isola di Via Pollaiuolo, 5 a Milano (Tel. 02-66800580) oppure sul sito della libreria Hoepli e anche in altre librerie, specialmente sul web:

LIBRERIA ASEQ - ROMA
LIBRERIA HOEPLI MILANO
LIBRERIA ISOLA LIBRI  Via Antonio Pollaiuolo, 5 - Milano

L'ermetismo nell'antichità e nel rinascimento
 A cura di Luisa Rotondi Secchi Tarugi
 Editrice Nuovi Orizzonti di Renato Bordonali
 Giugno 1998

L'ermetismo nell'antichità e nel rinascimento
 A cura di Luisa Rotondi Secchi Tarugi 
 Recensione del "Sole 24 Ore"

Astroracconti di Marina Martorana
 Aprile 1988
Esoterismo e folklore in W. B. Yeats
 di Luca Gallesi
 Editrice nuovi Orizzonti - 1990


                                                                           
MALINCONIA ED ALLEGREZZA NEL RINASCIMENTO
Editrice Nuovi Orizzonti di Renato Bordonali



  • Titolo: MALINCONIA ED ALLEGREZZA NEL RINASCIMENTO

  • Autore: Istituto di studi Umanistici Francesco Petrarca MENTISITINERARIUM - a cura di Luisa Rotondi Secchi Tarugi

  • Editore: Editrice Nuovi Orizzonti di Renato Bordonali
  • Collana: CALEIDOSCOPIO IX
  • Pagine: 576
  • Data di Pubblicazione: Giugno 1999
  • ISBN: 88-85075-38-X





IMMAGINE DI COPERTINA

Accidia / Mulier melancholica
(miniatura anonima, 1380 ca., Ms laurenziano de L'Acerba di Cecco d'Ascoli)
Si ringrazia il Direttore della Biblioteca Laurenziana per aver concesso 
la riproduzione della diapositiva e averne autorizzato la stampa.

Malinconia ed Allegrezza nel Rinascimento

giovedì 7 aprile 2011

15 aprile 2011 - 2° anniversario

Partecipiamo a tutte le persone che hanno voluto bene a Renato Bordonali, ai suoi amici, che il

16 aprile, sabato, alle ore 18,30

sarà celebrata una Santa Messa in suffragio
nel  Santuario di Sant'Antonio da Padova, via Farini, 10 - Milano

Ringraziamo, fin da ora, tutti coloro che vorranno unirsi in preghiera per lui.