sabato 17 marzo 2012

18 marzo 2014 - Per aspera ad astra

18 marzo 2014  - Buon compleanno in Cielo,  Renato!
Venite, benedetti del Padre mio (Mt 25,31-46)
Martedì 18 marzo, vigilia della solennità di San Giuseppe, sarà celebrata una santa messa in suffragio nella Basilica di Sant'Antonio di Padova, via Farini, 10 Milano, alle ore 18,30.


18 marzo 2012  - Tre anni fa Renato compiva 60 anni. Nemmeno un mese più tardi, il 15 aprile, ci ha lasciati per entrare nell'Eternità.
Caro Renato, tu sai bene che significa "per aspera ad astra" e hai percorso serenamente e coraggiosamente l'aspro sentiero della vita.
Grazie per il tuo esempio, per la tua forza, per la tua grande generosità.

Da Marinella, Iside, Mefi, Michele

da Suor Ettorina
da Laura
Ristorante La Quinquette - Piazza Minniti - Milano
dai ragazzi...

Renato Bordonali nel giorno del suo 60° compleanno

La torta  con le candeline del 60° compleanno di Renato

Lunedì 19 marzo, solennità di San Giuseppe, sarà celebrata una santa messa in suffragio nella Basilica di Sant'Antonio di Padova, via Farini, 10 Milano, alle ore 18,30.


martedì 6 marzo 2012

NIENTE SHOPPING LA DOMENICA - RIBELLIAMOCI ALLA PREPOTENZA DELL'ART. 31 DEL DECRETO SALVA ITALIA DEL GOVERNO MONTI

Postiamo, in piena adesione, il seguente articolo del giornalista Antonio Socci e invitiamo caldamente gli amici che ci seguono a non mettere piede la domenica in alcun esercizio commerciale.
Ribelliamoci al governo Monti! Ritorniamo ad essere persone libere almeno nelle nostre sacrosante domeniche. Riappropriamoci della nostra dignità calpestata troppo e troppe volte da questo governo di burocrati e tecnocrati. 
Articolo di Socci:

Monte Mario è una collinetta che sovrasta il Vaticano. Non vorrei che Monti Mario pretendesse di sovrastare Dio stesso, spazzando via, con un codicillo, quattromila anni di civiltà giudaico-cristiana (e pure islamica) imperniata sul giorno del Signore, “Dies Dominicus”.
Comandamento divino, nel Decalogo di Mosè, che è diventato il ritmo della civiltà anche laica, dappertutto. Perfino in Cina.

Il codicillo del governo che “abolisce” Dio (o meglio abolisce il diritto di Dio che è stato il primo embrione dei diritti dell’uomo, come vedremo) è l’articolo 31 del “decreto salva Italia”.
Dove praticamente si decide che dovunque si possono aprire tutti gli esercizi commerciali 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Norma che finirà per allargarsi anche all’industria nella quale già è presente questa spinta.
Dunque produrre, vendere e comprare a ciclo continuo. Senza più distinzione fra giorni feriali e festivi (Natale compreso), fra giorno e notte, fra mattina e sera.
Sembra una banale norma amministrativa, invece è una svolta di (in)civiltà perché abolendo la festa comune – e i momenti comuni della giornata – distrugge non solo il fondamento della comunità religiosa, ma l’esperienza stessa della comunità, qualunque comunità, dalla famiglia a quella amicale e ricreativa dello stadio.
Distrugge la sincronia sociale dei tempi comuni e quindi l’appartenenza a un gruppo, a un popolo. Per questo c’è l’opposizione indignata della Chiesa e dei sindacati (pure di associazioni di commercianti).
La cosa infatti non riguarda solo chi – per motivi religiosi – vede praticamente abolita la domenica, il giorno del Signore (per i cristiani è memoria della Resurrezione di Cristo e simbolo dell’Eterno in cui sfocerà il tempo).

Riguarda tutti, ci riguarda come famiglie, come comunità locali o particolari. Infatti è vero che ci sono lavori di necessità sociale che sempre sono stati fatti anche la domenica (pure il commercio in località turistiche e in tempi di vacanza). Ma è proprio l’eccezione che conferma la regola.
La regola di un giorno di festa comune, non individuale, ma comune (sia per la liturgia religiosa che per le liturgie laiche), è infatti ciò che ci permette di riconoscerci.
Ciò che consente di stare insieme ai figli, di vedere gli amici (allo stadio, al mare, in campagna, in bici, a caccia), di ritrovarsi con i parenti, di dar vita ai tanti momenti comuni o associativi.
Se ai ritmi individuali già forsennati della vita si toglie anche l’unico momento comune della festa settimanale (o, per esempio, del “dopocena”), le famiglie ne escono veramente a pezzi. Tutti diventano conviventi notturni casuali come i clienti di un albergo.
E si dissolvono i “corpi intermedi”, i gruppi e le associazioni in cui l’individuo si realizza.

Il giorno di festa comune ci ricorda infatti che non siamo solo individui, ma persone con relazioni e rapporti affettivi. Non siamo solo produttori/consumatori, ma siamo padri, madri, figli, fidanzati, siamo amici, siamo appassionati di questo o di quello, apparteniamo a gruppi, comunità, a un popolo.

Il “giorno del Signore” nasce quattromila anni fa per affermare che tutto appartiene a Dio. Ed è significativo che il comandamento del riposo che fu dato da Dio nella Sacra Scrittura riguardasse – in quell’antichissima civiltà – anche servi, schiavi e animali: era il primo embrione in forma di legge di una liberazione, di un riconoscimento della dignità di tutti, che poi si sarebbe affermato col cristianesimo.

Proclamare il diritto di Dio come diritto al riposo per tutti (e addirittura riposo comune) significava cominciare a far capire che niente e nessuno può arrogarsi un potere assoluto sulle creature.
Perché tutti hanno una dignità e perfino gli animali vanno rispettati. Come pure la terra (i ritmi della terra) che non può essere sfruttata senza riguardo.

Non a caso, proprio sul ritmo settenario della settimana, Dio, nella Sacra Scrittura, comanda al suo popolo quegli anni “sabbatici”, che corrispondevano al “giorno del Signore”, per cui ogni sette, c’era un anno in cui si liberavano gli schiavi, si condonavano i debiti e si faceva riposare la terra.
Questo è il retroterra storico della “Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro” che è stata indetta oggi, in dodici paesi europei.
E’ promossa dalla “European Sunday alliance” a cui aderiscono 80 organizzazioni, non solo chiese e comunità religiose (in qualche paese pure ebraica e musulmana), ma anche – e soprattutto – sindacati dei lavoratori e associazioni dei commercianti. 

Un’inedita coalizione impegnata in una battaglia anche laica. Battaglia di civiltà come fu quella per la giornata otto ore all’albore del movimento sindacale: infatti si cita come esemplare il caso delle lavoratrici rumene di una catena di supermercati tedeschi che a Natale e Capodanno scorsi si sono ribellate al lavoro festivo e hanno vinto.
Fra l’altro la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato anticostituzionale l’apertura festiva perché lede la libertà religiosa e il diritto al riposo: la vita dell’uomo non è solo comprare e vendere. Perché non siamo schiavi.
La situazione italiana si annuncia come la più dura. Infatti “in nessun Paese europeo esiste che i negozi stanno aperti 24 ore al giorno  e sette giorni su sette”, dichiara ad “Avvenire” il sindacalista della Cisl Raineri. Oltretutto con una decisione piombata dall’alto.
Cgil, Cisl e Uil stamattina distribuiscono un volantino dove si legge: “Oggi non fare shopping! La domenica non ha prezzo”.

I sindacati dicono che sarebbero soprattutto le donne a pagare il prezzo più duro perché sono quasi il 70 per cento del personale nel commercio e sono quelle che già oggi soffrono di più la difficile armonizzazione dei “tempi di lavoro” con la famiglia.
E’ anche provato, dagli esperimenti fatti finora, che questa devastante trovata non avrebbe alcun beneficio né sull’occupazione, né sui consumi, infatti la gente non compra perché è tartassata dallo stato e dalla recessione, non perché il supermercato è chiuso alla domenica.
Infatti la Regione Lombardia ha già annunciato ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma “ammazza domeniche”. E la seguono a ruota Toscana e Veneto.
Il mondo cattolico giudica inaccettabile quella norma ed è in subbuglio.
Ora agli italiani, oltre ai soldi, pretendono di sottrarre pure Dio e la domenica. La Chiesa si sente “derubata” di una cosa assai più preziosa dei soldi che dovrà pagare per l’Imu (a proposito della quale non è affatto chiaro se e come le scuole cattoliche si salveranno).

Già la presunzione di Monti nel chiamare “salva Italia” il suo decreto tartassatorio, oltreché irridente è quasi blasfema. Per i cristiani infatti a “salvare” è solo Dio.
Non imperatori, tecnocrati, partiti, condottieri, duci o idoli vari. Al sedicente “salvatore” SuperMario si addice la battuta: “Dio esiste, ma non sei tu. Rilassati”.

Non è un caso se ieri questa decisione del “governo mari e Monti” è stata fulminata nell’editoriale di Avvenire come “emblematica di una deriva culturale, un nuovo ‘pensiero unico’ che maschera come una maggiore libertà e progresso, ciò che in realtà è un impoverimento e una restrizione della libertà stessa”.
“Avvenire” (che ieri, con una bella pagina, ha fornito tutte le informazioni sull’iniziativa di oggi) denuncia il “ribaltamento di valore” che spazza via l’uomo e il giorno del Signore e “mette al centro la merce”.

Sacrosanto. Ma allora perché sostenere entusiasti questo governo e far accreditare perfino l’idea che esso segni il “ritorno alla politica” dei cattolici?
Vorrei chiedere pure ai cosiddetti “ministri cattolici” Riccardi, Passera e Ornaghi: com’è stato possibile approvare entusiasticamente una tale assurdità?

Perché una poltroncina val bene una messa? Speriamo di no. Ma se non è così si oppongano a questa norma. Si facciano sentire.

 Antonio Socci

da “Libero”, 4 marzo 2012







http://feeds.feedburner.com/~r/LoStraniero/~4/mAyM3YXhtSo?utm_source=feedburner&utm_medium=email

sabato 3 marzo 2012

4 marzo 2012 DOMENICA - NO AL LAVORO DOMENICALE - NO SHOPPING DAY

GLI AUTORI DI QUESTO BLOG PARTECIPANO AL DOLORE DELLA FAMIGLIA, DEGLI AMICI E DI TUTTI GLI ITALIANI PER IL NOSTRO GRANDE LUCIO DALLA E, PUR NEL DISPIACERE, RISPONDIAMO AL SORRISO CHE CI RIVOLGE DAL CIELO. CIAO LUCIO, PREGA PER NOI.

Aderiamo con molto entusiasmo all'iniziativa dell'European sunday alliance e invitiamo tutti gli amici del blog di Renato a partecipare  e  quindi ... niente shopping domani nè mai in alcuna domenica, tranne magari quelle di Avvento che sono più una festa per le famiglie che altro e consentono ai negozianti di realizzare giustamente la loro tredicesima.

Queste legge liberalizzanti (sigh!) sono inique e antisociali. Obbligano le persone a turni massacranti di lavoro. Se non ci fermiamo in tempo... la Cina è vicina!

Cerchiamo di non vendere al dio Mammona i nostri giorni di festa (le antiche feriae romane che erano in bel numero rispetto ai giorni dell'anno).

Da sempre, l'uomo ha diviso il tempo in sacro e profano per legge di natura. Il tempo sacro è dedicato al culto, alla famiglia, alle feste tradizionali. Le persone si incontrano, vestono l'abito della festa, organizzano sagre e allegri conviti, le persone unite da vincoli di affetto o di parentela possono trascorrere almeno un giorno intero insieme, per crescere insieme, per gioire insieme per consolarsi a vicenda nei momenti di dolore e di difficoltà.

Non lasciamoci defraudare dei nostri momenti migliori da questi governi freddi e tecnocratici che vivono solo di spreade di rating, riappropriamoci della nostra vita, almeno la domenica. 

Non permettiamo che lavoratrici e lavoratori siano praticamente costretti, sotto la minaccia di eventuali licenziamenti, a lasciare le loro famiglie la domenica per passare meccanicamente i prodotti alle casse o sistemare scaffali come alla catena di montaggio. 

Solo noi concittadini li possiamo salvare e in un solo modo: non andando a fare la spesa la domenica. Non si tratta di diminuire i consumi, ma di farli negli altri giorni della settimana, basta organizzarsi.  Poi, la domenica, tutti in bicicletta o nei giardini, nei parchi, a trovare i parenti, quelli sani e soprattutto quelli malati, ad andare a messa anche, per chi è credente.

Non ha senso l'obiezione che per i musulmani o gli ebrei la domenica non è un giorno festivo, perchè non è che gli restituiscono il sabato o il venerdì. Così perdiamo tutti qualcosa. Siamo in Europa: il nostro giorno di festa tradizionale è la domenica. Vuol dire che se andremo in paesi musulmani o in Israele riposeremo di venerdì o di sabato (paese che vai, usanza che trovi). C'è di buono che i nostri fratelli musulmani ed ebrei non sono certamente fessi come noi europei e non si sognano di eliminare dalla loro vita i giorni di festa.

In Europa, sono 80 gli organismi, dai sindacati alle chiese cristiane che aderiscono all'European sunday alliance, fondata a Bruxelles nel 2011. 

Ancora una volta e sempre di più siamo contro  il governo Monti che, senza alcuna consultazione e senza alcuna possibilità di discuterne le condizioni, ha fatto calare dall'alto un'apertura generalizzata dei negozi 24 ore al giorno, tutti i giorni, domeniche comprese.

Renato non apriva mai la domenica tranne in Avvento e nelle feste del quartiere Isola. Per come lo conosciamo,avrebbe aderito come libraio a questa iniziativa.

 La Libreria l'Isola del Sole di Renato Bordonali

Iside esplorai cartoni dei libri in libreria. Avrà trovato un libro di suo gusto?