lunedì 17 dicembre 2012

Prologo di Natale di Ezra Pound - Dedicata a Renato Bordonali e a tutti noi, i suoi amici - Santo Natale 2013

Prologo di Natale

Eco degli Angeli  che cantano Exultasti:
Nasce il silenzio da molte quiete
così la luce delle stelle si tesse in corde
con cui le Potenze di pace fanno dolce 
armonia.
Rallegrati, o Terra, il tuo Signore
ha scelto il suo santo luogo di riposo.
Ecco, il segno alato
si libra sopra quella crisalide santa.
L'invisibile spirito della Stella risponde
loro:
inchinatevi nel vostro canto, potenze
benigne.
Prostratevi sui vostri archi di avorio e oro!
Ciò che conoscete solo indistintamente
è stato fatto
su nelle corti luminose e le azzurre vie:
inchinatevi nella vostra lode;
perchè se il vostro sottile pensiero
non vede che in parte la sorgente di misteri
pure nei vostri canti, siete ordinati di cantare:
"Gloria! Gloria in excelsis
Pax in terra nunc natast".

Angeli, che proseguono con il loro canto:
Pastori e re, con agnelli e incenso
andate ed espiate l'ignoranza dell'umanità:
con la vostra mirra rossa fate sapore
dolce.
Ecco, che il figlio di Dio diventa l'elemosiniere di Dio.
Date questo poco
prima che egli vi dia tutto.

Ezra Pound
1908


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martedì 4 dicembre 2012

8° corso giovani: Sentinelle per la Vita - Oropa 7-8-9 dicembre 2012

Riceviamo e volentieri proponiamo agli amici che seguono questo blog dedicato a Renato:

Federazione regionale Piemonte e Valle d'Aosta

Movimenti per la Vita e Centri di Aiuto alla Vita


Presenta l'8 corso giovani : Sentinelle per la vita
Oropa 7-8-9 dicembre 2012

Affiliamo le armi contro la cultura della morte analizzandone sofismi e inganni




Sentinelle del Mattino

A Valencia, in Spagna, durante il primo Congresso della Pastorale giovanile (1-4 novembre), frutto immediato della GMG in Spagna del 2011, due momenti sono stati dedicati alle Sentinelle italiane: l'intervento di don Andrea Brugnoli dedicato a "Il primo atto della Fede" e a quanto stanno facendo le Sentinelle per i giovani italiani.
Don Andrea ha introdotto a Una luz en la noche (Una Luce nella notte), serata di primo annuncio nelle strade e nelle piazze della movida, che si è svolta sabato notte  nella chiesa di San Nicola, vicino alla cattedrale di Valencia. Gli effetti del congresso spagnolo sono già realtà: Sentinelle del Mattino sono state sommerse dalle richieste di formazione da moltissime diocesi spagnole, tra cui Madrid, Santiago, San Sebastian, Solsona, Toledo, Burgos e molte altre. I giovani spagnoli vogliono iniziare il percorso di formazione alla mission del progetto, ovvero creare una Chiesa che evangelizza in ogni luogo, attraverso giovani belli e puliti.
(Zenit, 7/11/2012)

Tratto dalla rivista IL TIMONE di novembre 2012 (Pagina News)


Madonna Immacolata
Dipinto ad olio - 1964
Parrocchia Sacro Volto -  Via Sebenico, 31
Milano


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NO EUTANASIA - STORIA DI UN UOMO QUALUNQUE, RENATO BORDONALI

giovedì 22 novembre 2012

EUROPA - PROVETTA & NAZISMO (diagnosi genetica preimpianto nella fecondazione artificiale).

Proponiamo il seguente articolo del Prof. Mario Palmaro apparso sulla Rivista "Il Timone" n° 117.

Il Timone


EUROPA
PROVETTA & NAZISMO

L’eugenetica di Hitler torna nel vecchio continente a suon di sentenze e di leggi inique. La Grande Chambre intima all’Italia di eliminare i divieto di diagnosi pre impianto nella fecondazione in vitro. I frutti amari di due leggi ingiuste: la 194/78 e la 40/2004.
di Mario Palmaro

Vietare la diagnosi genetica preimpianto nella fecondazione artificiale è contrario all’articolo 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Lo ha stabilito la Grande Chambre, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, rispondendo al ricorso presentato da una coppia di italiani. La sentenza dice anche che la legge 40 sui figli in provetta è incoerente con la legge 194 sull’aborto, poiché quest’ultima da 34 anni permette l’aborto eugenetico. Il ragionamento della corte è:  se si possono eliminare dei nascituri perché “imperfetti” con l’aborto, non si vede per quale ragione impedire eliminare degli embrioni difettosi in provetta prima di impiantarli nel corpo di una donna. 
Fin qui il succo della sentenza, che ha fatto molto discutere in Italia.

La natura ideologica della sentenza e le sue pecche tecnico giuridiche
Va subito detto che la decisione della Grande Chambre è il prodotto di una ben precisa visione ideologica e politica: i giudici della Corte sono abortisti e favorevoli all’eugenetica predicata nell’Inghilterra di fine ‘800, praticata dai Paesi scandinavi negli anni ’30, ed elogiata ed emulata da Adolf Hitler e dal Nazismo nel ‘900. Partendo da questa visione, essi usano in modo politico una sentenza, per smantellare quei (piccoli) ostacoli che la legge 40 oppone alla selezione eugenetica degli embrioni umani. Si deve aggiungere – come ha osservato il magistrato di Cassazione Giacomo Rocchi - che la Corte sorvola completamente sul fatto che i ricorrenti italiani non avevano promosso alcuna causa in Italia, mentre il ricorso alla Grande Chambre è permesso solo dopo aver esperito ogni grado di giudizio nel proprio Paese. Lo scopo di questa iniziativa è quindi politico-giuridico: ottenere una decisione della Corte Europea che costringa i giudici italiani e la Corte costituzionale a permettere la diagnosi genetica reimpianto. Pratica barbara che comporta il sezionamento dell'embrione, ancora formato da un piccolo numero di cellule, e nel prelevamento di una o due cellule: l'esito dell'analisi genetica sulle cellule prelevate è, di solito, di carattere probabilistico e non dà certezze; inoltre spesso gli embrioni – sani o malati che siano – muoiono per il solo fatto di essere stati sottoposti al prelievo. Va aggiunto che la coppia di ricorrenti è fertile, e quindi in base alla legge italiana non ha alcun diritto di accedere alla provetta, né tanto meno di pretendere la diagnosi preimpianto. Insomma: sul piano tecnico giuridico la sentenza della Corte Europea fa acqua da tutte le parti.

Le “verità” contenute nella sentenza
Detto tutto il male possibile su questa sentenza, dobbiamo però ammettere che essa contiene alcune verità. 
La prima e più importante è che i giudici europei hanno ragione da vendere quando ci rinfacciano di avere nel nostro ordinamento una legge – la 194 del 1978 – che è eugenetica. Quella legge stabilisce che una madre può decidere in modo insindacabile la soppressione di suo figlio se questi è handicappato o portatore di una malattia. La legge 194 ricorre all’escamotage giuridico di far transitare tale decisione per la via tortuosa del pericolo per la salute psicofisica della madre; ma ciò nulla toglie alla natura eugenetica di tale aborto, che infatti produce l’uccisione di un numero incalcolabile di nascituri disabili.
Seconda verità: entrando dentro questa logica perversa, i giudici fanno un’affermazione difficilmente contestabile. E cioè: poiché voi italiani avete stabilito che un feto handicappato si può uccidere a norma di legge e a spese dello stato, perché con la legge 40/2004 volete impedire la diagnosi pre impianto, che permetterebbe di non impiantare (eliminandoli prima) degli embrioni portatori di handicap o di varie patologie? Solo arrampicandosi sui vetri si può trovare un’obiezione logica a questa domanda. La verità è che la legge 40 tenta con alcuni articoli ad hoc di introdurre delle garanzie per l’embrione, ma che questo tentativo offre il fianco ad attacchi e censure di ogni genere.
Terza osservazione: è un fatto – e molti cattolici lo ignorano – che la legge 40 contenga nei suoi articoli un esplicito rinvio alla legge 194: all’articolo 14 si scrive che “è vietata la crioconservazione e la soppressione di embrioni, fermo restando quanto previsto dalla legge 22 maggio 1978, n. 194.” E il 4° comma del medesimo articolo recita che “ai fini della presente legge sulla procreazione medicalmente assistita è vietata la riduzione embrionaria di gravidanze plurime, salvo nei casi previsti dalla legge 22 maggio 1978, n. 194”. Questo significa due cose: la prima, che la legge 40 si auto-subordina alla legge 194, e in caso di conflitto, si proclama soccombente rispetto alla legge sull’aborto, che evidentemente non vuole contestare né contrastare. Secondo: che per quanto riguarda la crioconservazione, la soppressione di embrioni e l’aborto selettivo (definito riduzione embrionaria) la legge 194 prevale sulla legge 40. 
Queste verità devono essere dichiarate e non nascoste, per evitare che anche fra i cattolici prevalga una visione angelica ed edulcorata della legge 40, che è – come appena dimostrato – una nipotina della legge italiana sull’aborto.

Fecondazione artificiale ed eugenetica: un matrimonio indissolubile
Questo clima intra-cattolico di apologetica della legge 40 impedisce di vedere un fatto fondamentale, che dà ragione alla Grande Chambre: e cioè la natura intrinsecamente eugenetica di ogni fecondazione artificiale. Con essa l’uomo non è generato da un atto intimo degli sposi, diventa un prodotto, diventa una cosa, e come tale è privo di valore in sé. Dunque diventa misurabile, manipolabile, congelabile, uccidibile. Del resto, chi confeziona e vende un prodotto, ha il dovere di consegnarlo al cliente integro e senza difetti. La legge 40 rappresenta uno sforzo “volontaristico” di separare la pratica della Fivet in forma omologa da questa cosificazione dell’uomo-embrione. Ma è destinata a fallire, perché il cerchio non può diventare quadrato, e le gambe dei cani non si possono rendere diritte. C’è un legno storto intrinseco alla Fivet, e nessuna legge umana può raddrizzarlo. Da otto anni nel mondo cattolico – salvo lodevoli e maltrattate eccezioni - si fanno barricate per difendere la legge 40, dimenticandosi di gridare dai tetti il male contenuto in ogni fecondazione artificiale. Un grave vulnus al dovere di insegnare, sempre, la verità. Nel frattempo, i famosi “paletti” della legge 40 vengono colpiti e affondati uno a uno. Senza dimenticare che, anche con i paletti, ogni anno si provoca la morte di 9 embrioni su 10 per avere un bambino in braccio.

I commenti in Italia
Questo clima trova conferma nei commenti seguiti alla sentenza della Grande Chambre: da un lato, la prevedibile euforia degli ambienti abortisti;  dall’altro, l’imbarazzo del mondo pro-life prevalente, che pare ossessionato dalla difesa della legge 40 più che dal dovere di contrastare senza se e senza ma ogni fecondazione artificiale e ogni aborto volontario. Ma c’è di più: da qualche anno in Italia si è attenuata, o addirittura si è estinta, la denuncia della legge 194 come legge gravemente iniqua; se è smesso di dichiarare che la si vuole abolire; si è cominciato ma dire che in fondo la scelta è della donna, e che al massimo si potrebbe dichiarare illecito l’aborto, ma depenalizzandolo. Chi rimane sulle barricate contro la legge sull’aborto è emarginato come pericoloso integralista all’interno dello stesso mondo pro-life. Del resto, la Marcia per la Vita svoltasi a Roma nel maggio di quest’anno è il sintomo clamoroso di questo malessere diffuso. Ora, la sentenza della Corte Europea smaschera questa fase di grave tepidezza della cultura pro-life italiana. In verità, su una cosa la Grande Chambre sbaglia: la legge 40 e la legge 194 non sono affatto incoerenti, ma perfettamente consequenziali: tanto la fivet quanto l’aborto riducono il concepito a un oggetto che si può distruggere a piacimento, e nessuna “regolamentazione” può impedire questo esito intrinseco.

Che possiamo fare?
Il Governo Monti pare intenzionato a impugnare la sentenza della Grande Chambre, e questa è certo una buona risposta politica. Ma a ciascuno di noi, al mondo cattolico, ai suoi pastori, e alle associazioni pro-life, è richiesto molto di più. Occorre abbandonare il linguaggio flautato e politicamente corretto con il quale si difendono le leggi ingiuste in nome del male minore. E bisogna tornare ad eleggere come propria bandiera e stile le parole pronunciate da Benedetto XVI a Castel Gandolfo il 29 agosto di quest’anno; “Cari fratelli e sorelle, celebrare il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni”.

© il Timone, n. 116, settembre-ottobre 2012 


Il Comitato Verità e Vita è una Associazione aconfessionale e apartitica.
Ha iniziato la sua attività il 28 FEBBRAIO 2004 - a seguito dell’approvazione della legge 40/2004 SULLA FECONDAZIONE EXTRACORPOREA - 
con la presentazione del Manifesto-Appello “Una legge gravemente ingiusta: la verità sulla fecondazione artificiale ‘in vitro’ ”.
Pubblica nel gennaio 2010 il Manifesto-Appello “Contro la legge sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia.
Sede legale: Via Gonzaga 63/67; 15033 Casale Monferrato (AL) 
Tel. 0142 454 662; Fax. 0142 690 234
C.F. 91025100065 Conto Corrente Postale 67571448; IBAN IT68R0760110400000067571448
In caso non voglia più ricevere questa email si prega di rispondere con oggetto 'CANCELLA'.




Prof. Mario Palmaro



Nato a Cesano Maderno  il 5 giugno 1968
Residente a Monza
Mario Palmaro è sposato con Annamaria e ha quattro figli. Dal 2008 è ricercatore in Filosofia del diritto nell’Università Europea di Roma. In questo ambito sta approfondendo in particolare le tematiche relative a: il rapporto fra morale, bioetica e diritto; le moderne democrazie liberali, il principio di maggioranza e il problema della verità; il fondamento della pena; la legge naturale e i diritti fondamentali dell’uomo nella società multietnica e multiculturale. Si è laureato in Giurisprudenza nel 1995 presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi in filosofia del diritto sul tema dell’Aborto procurato con Mario Alessandro Cattaneo. Si è perfezionato in Bioetica Istituto San Raffaele di Milano nel 1996 e ha collaborato con il Centro di Bioetica della Università Cattolica di Milano. E’ stato cultore della materia presso l’Istituto di Filosofia del Diritto e Sociologia del diritto nell’Università di Milano dal 1995 al 2001 come allievo di Mario A. Cattaneo, e cultore della materia presso l’Istituto di Filosofia del Diritto e Diritto canonico università di Padova, sede di Treviso dal 2001 al 2003. Nel 2003 è stato docente in un percorso di formazione promosso dalla Regione Liguria per i dirigenti ospedalieri. Dal 2001 è docente presso la Facoltà di Bioetica nell’Università Pontifica Regina Apostolotum. Dal 2005 è docente di Filosofia Teoretica, Etica e Bioetica, Filosofia del diritto nell’Università Europea di Roma, Corso di Giurisprudenza e di Economia aziendale. E’ docente nel Master di Bioetica e nel Master Donna e Società promossi dall’ateneo Regina Apostolorum. Dal 1999 è membro di comitati etici di Aziende sanitarie. E’ relatore in numerosi convegni di argomento bioetico, filosofico giuridico e morale. E’ redattore del mensile di apologetica cattolica il Timone, e collabora con il quotidiano il Foglio, con il mensile Studi cattolici e con altre riviste specializzate. Ha pubblicato numerosi saggi su temi di bioetica e di costume. E’ Segretario Generale della Fondazione Emit Feltrinelli di Milano e Presidente nazionale del Comitato Verità e Vita. 


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sabato 10 novembre 2012

12 novembre 2014 - San Renato Vescovo

Mercoledì, 12 novembre 2014: San Renato Vescovo


Buon onomastico, Renato

Etimologia del nome Renato: dal latino rinatus, nato a nuova vita.




Ecco una figura di Santo che è il risultato, per usare un termine di attualità, di una " collaborazione internazionale ". E' formata infatti dalla sovrapposizione di due leggende, una fiorita in Francia, l'altra in Italia, a Sorrento. La diocesi di Sorrento, che ha una storia antichissima, ricordava tra i suoi pastori dei primi secoli un Vescovo di nome Renato. Un giorno, nel IX secolo, questo antico personaggio era apparso in visione a Sant'Antonino Abate, patrono di Sorrento, in una grotta dov'egli viveva come eremita. Egli lo descrisse come un vecchio venerando, con la testa calva e una gran barba a cornice del volto rugoso. In Francia, d'altra parte, nella città di Angers, si raccontava la colorita storia di quanto era accaduto a San Maurilio, Vescovo del V secolo. Chiamato per assistere un bambino moribondo, il Vescovo si attardò in Chiesa per una funzione, e quando giunse alla casa del bambino, lo trovò già morto, prima di aver ricevuto il Battesimo.
Sentendosi responsabile di quella perdita, il Vescovo Maurilio volle espiarla severamente. Lasciò in se-greto Angers e s'imbarcò su una nave. Giunto in alto mare, gettò alle onde le chiavi del tesoro della cattedrale e dei reliquiari dei Santi.
Giunto in Inghilterra, s'impegnò come giardiniere reale. Intanto i fedeli lo cercavano, e un giorno, nel fegato di un grosso pesce, ritrovarono le chiavi gettate dal Vescovo fuggitivo. Seguendo quella traccia, come nei racconti polizieschi, giunsero in Inghilterra e riconobbero il Vescovo nelle vesti del giardiniere. Lo convinsero a ritornare ad Angers, e qui giunto per prima cosa il Vescovo si recò a pregare sulla tomba dei bambino morto senza Battesimo.
Pregò a lungo, con affettuosa commozione. Ad un tratto le zolle si ruppero, e dalla fossa si levò sorridendo il bambino, fresco come i fiori cresciuti sopra la sepoltura.
Quel bimbo prodigiosamente resuscitato era anch'egli destinato alla santità. Visse accanto al Vescovo, gli successe sulla cattedra di Angers, e fu San Renato, in francese re-né, cioè nato di nuovo.
Dalla città di Angers, come si sa, prese nome una delle più potenti dinastie di Francia, quella degli Angioini. Nel 1262, un Principe di quella Casa, Carlo d'Angiò, venne in Italia per cacciarne gli Imperatori tedeschi della Casa di Svevia. Egli conquistò il Reame di Napoli, sconfiggendo e mandando a morte gli ultimi Svevi, Manfredi e Corradino.
Gli Angioini restarono nell'Italia meridionale per quasi due secoli, stabilendo stretti rapporti tra la dinastia francese e la popolazione locale. A Sorrento, i conquistatori di un altro paese trovarono un nome familiare nella devozione cristiana: quello di Renato. I Napoletani , dal canto loro, conobbero la leggenda del René francese, il Santo risuscitato.
Dei due Santi, se ne fece così uno solo, con i tratti compositi, festeggiato di comune accordo il 12 novembre. La leggenda venne ampliata raccontando come, nella vecchiaia, il Vescovo di Angers fosse venuto a Sorrento per vivervi come eremita in una grotta, prima di essere eletto pastore della città delle sirene.
Si formò, così, da questa " collaborazione internazionale ", la figura di San Renato quale è stata conosciuta e venerata nei secoli successivi. Un Santo caro a due popoli diversi e anche ostili, accomunati, e anche affratellati, dalla pietà e nella devozione.


Santi e Beati





Una delle immagini più care a Renato





lunedì 5 novembre 2012

Lutto per la morte di Pino Rauti - Cardinale, 19 novembre 1926 – Roma, 2 novembre 2012


La Preghiera del Legionario

Iddio, che accendi ogni fiamma e fermi ogni cuore
rinnova ogni giorno la passione mia per l'Italia.


Rendimi sempre più degno dei nostri morti, affinchè
loro stessi -i più forti- rispondano ai vivi: "Presente"!

Nutrisci il mio spirito della tua saggezza
e il mio moschetto della tua volontà.

Fa più aguzzo il mio sguardo e più sicuro il mio piede
sui valichi sacri della Patria:

Sulle strade, sulle coste, nelle foreste
e sulla quarta sponda, che già fu di Roma.

Quando il futuro soldato mi marcia accanto nei ranghi,
ch'io senta battere il suo cuore fedele.

Quando passano i gagliardetti e le bandiere,
tutti quanti si riconoscano in quella della Patria,

La patria che faremo più grande
portando ognuno la sua pietra al cantiere.

Oh Signore! Fa della tua Croce l'insegna che precede
il labaro della mia legione.

|: E salva l'Italia, del Duce, nel Duce,
   sempre e nell'ora di nostra bella morte. :|

Così sia. Così sia.




martedì 23 ottobre 2012

Milano, Lunedì 5 novembre ore 18, Spazio Oberdan - Ezra Pound 1972-2012 Attualità di un poeta


Ezra Pound 1972-2012 Attualità di un poeta

A distanza di quarant’anni dalla morte, gli scritti di Ezra Pound vengono continuamente ripubblicati e commentati, e le sue teorie economiche, fino a pochi anni fa screditate, risultano essere quanto mai attuali. Americano di nascita, l’autore dei Cantos fu italiano d’adozione, dato che visse prima a Rapallo e poi a Venezia, dove è sepolto. La città di Milano celebra il quarantennale della morte con una serie di iniziative che coinvolgono l’Università, l’editoria, il cinema, tutti campi legati al suo genio. Le Edizioni Bietti, in collaborazione con l’ente morale Ares, l’Università degli studi di Milano e la Libreria Internazionale Hoepli, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano, hanno organizzato il progetto Ezra Pound 1972-2012. Attualità di un poeta.

Lunedì 5 Novembre, ore 18.00
Spazio Oberdan
Proiezione dei filmati di Bernard Dew dedicati a Ezra Pound e presentati alla 59ª Biennale di Venezia. Interverranno il regista Bernard Dew e Luca Gallesi, direttore della collana poundiana (Ares). Saranno presenti Andrea Scarabelli (Bietti) e Cesare Cavalleri (Ares). Saluto dell’assessore alla Cultura della Provincia di Milano, Umberto Novo Maerna.

Martedì 6 Novembre, ore 10.30
Università degli Studi di Milano
Il poliedrico Pound
Interverranno: Davide Bigalli, Università degli Studi di Milano; Andrea Colombo, giornalista; Bernard Dew, regista; Luca Gallesi, saggista; Alessandro Rivali, poeta; Alessandro Zaccuri, scrittore.

Martedì 6 Novembre, ore 18.00
Libreria Hoepli
Presentazione di Carta da Visita di Ezra Pound (Edizioni Bietti, 2012)
Interverranno: Giulio Giorello, filosofo e Luca Gallesi, saggista e curatore del volume.


" Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le proprie idee,
 o le sue idee non valgono nulla o è lui che non vale nulla" (immagine di Luca Gallesi)



Ezra Pound - "Carta da visita" - a cura di Luca Gallesi  - Edizioni Bietti, 2012

lunedì 24 settembre 2012

martedì 28 agosto 2012

ESOTERISMO E FOLKLORE IN WILLIAM BUTLER YEATS - In appendice LA ROSA SEGRETA di Luca Gallesi - Editrice Nuovi Orizzonti - Dicembre 1990


Esoterismo e folklore in W. B. Yeats
 di Luca Gallesi
PREFAZIONE  a cura del Prof. Geoffrey Hutchings dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

William Butler Yeats è ritenuto uno dei maggiori poeti in lingua inglese e allo stesso tempo è considerato uno dei più difficili. Premio Nobel nel 1923 e ispiratore del rinascimento celtico è poeta, saggista, drammaturgo e politico nella veste di senatore della Repubblica d'Irlanda.
          Definito come l'ultimo dei romantici e allo stesso tempo come uno dei primi moderni, rappresenta effettivamente il passaggio tra la poesia idealista ed esotica tipica di un certo tipo di romanticismo e quella più tagliente e severa del modernismo.
          Secondo Ezra Pound, il più vivace e polemico poeta moderno, Yeats "ha liberato la poesia inglese dalla sua maledetta retorica" ed "è diventato un classico durante la vita".
          Gran parte delle difficoltà riscontrate da chi si avvicina all'opera di Yeats è da ricondurre alla selva di simboli e di riferimenti mitologici o iniziatici che si trovano in tutta la sua produzione letteraria, dalle poesie ai drammi, alla saggistica.
          Nato nel 1865 a Dublino e successivamente trasferitosi a Londra, W. B. Yeats sente fortissimo il richiamo alla terra natia, dove torna a vivere anche tra il 1880 e il 1883, e dove trascorre ogni estate in compagnia dello zio materno George Pollexfen. L'Irlanda della fine del secolo è una terra dove la tradizione orale è ancora viva: pescatori e contadini custodiscono un patrimonio di leggende e racconti che affascinano il giovane poeta e accendono in lui l'entusiasmo per un mondo di eroi e guerrieri, di maghi e folletti. . La frequentazione della Dublin School of Art, dove incontra George Russel (AE) segna l'inizio di un crescente interesse verso l'occulto che trova subito numerosi punti in comune con lo studio appassionato del folklore irlandese. Appena ventenne Yeats si è già incamminato sul sentiero che chiamerà "Hodos Chamalientos", il sentiero del camaleonte, al quale faranno da sfondo i temi già ricordati del folklore e del sapere iniziatico.
          La lettura delle opere giovanili come Crossways, The Wanderings of Oisin, The Rose, The Secret Rose, e The Wind among the Reeds, rende esplicito il riferimento a miti e simboli caratteristici di un'epoca prestorica, di un'età dell'Oro verso la quale il poeta nutre nostalgia e alla quale spera di approdare attraverso le tecniche magiche e l'iniziazione ai misteri di vari Ordini esoterici. In fondo, l'impulso cruciale che spinge il poeta ad affrontare i campi confusi del sovrannaturale e dell'occulto è proprio una insaziabile nostalgia verso ciò che non è più e forse non è mai stato, ma che il poeta sente di vitale importanza. La passione che anima Yeats è indirizzata a una Quest che non si esaurirà mai perchè l'obiettivo non è rappresentato da una meta raggiungibile, ma è semplicemente una ricerca fine a se stessa. Yeats vuole trasformare la sua esistenza quotidiana e quindi la sua produzione poetica in una sfida alla corruttibilità della materia, e il continuo conflitto dialettico tra ciò che si è e ciò che si vuole essere è secondo lui l'essenza dell'Arte. Gli strumenti che Yeats utilizza per effettuare questa trasmutazione gli sono forniti dalla magia, parola oggi evocatrice di concetti affatto diversi da quelli che il poeta intendeva. 
          Attraverso la lettura di Swedenborg, Boheme, Agrippa e con la mediazione del visionario Blake, Yeats si convince che l'occulto può dare le risposte che desidera e la sua ricerca dell'immortalità s'indirizza verso la Società Teosofica, la Golden Dawn, lo spiritismo e l'elaborazione di quel complesso trattato di storia delle civiltà e di teorie psicoastronomiche che è A vision.
          Personalmente, ho sempre nutrito un certo scetticismo di fronte alle stravaganze esoteriche di W.B. Yeats, ma ritengo che, per poterlo apprezzare meglio, sia utile conoscere il suo background; solo così infatti si possono sverlarne alcune oscurità, e si può comprendere meglio l'uomo che è inscindibile dal poeta. Però l'interesse anzi l'attrazione di Yeats per argomenti mistici e magici corrisponde al suo forte bisogno di costruirsi un sistema strutturale per dare forma alla sua visione poetica, cioè il bisogno di un'organizzazione capace di tenere insieme e sostenere il materiale poetico. A questo proposito ho accolto con piacere la pubblicazione del presente saggio che mi ha aiutato a far luce sugli aspetti più ostici di Yeats.  
          L'autore è partito dalla lettura delle opere autobiografiche e di saggistica di Yeats per tracciare sinteticamente una mappa degli argomenti che gli sono sembrati più legati alla tradizione occulta. Dopo una sintetica ma esauriente biografia "magica" di Yeats, in cui mette in risalto le esperienze iniziatiche più significative, Gallesi ha sviluppato tra gli altri, i temi del simbolo, del sogno, del bipolarismo sole-luna così come Yeats stesso li ha esposti nelle sue opere, per rielaborare gli stessi argomenti seguendo le fonti a cui si è ispirato (Agrippa, Levi, ecc...) fino ad allargare le analogie ai giorni nostri con il riferimento alle esperienze dell'etnologo-stregone Carlos Castaneda, controverso autore popolarissimo in america negli anni 60 e 70. 
          L'ampiezza dei riferimenti e il carattere quasi enciclopedico dei numerosi argomenti trattati può dare l'impressione che ci si trovi di fronte ad  un lavoro superficiale ma esso rappresenta invece un primo tentativo, da parte di uno studioso ancora giovane, di approfondire con sincero entusiasmo il poeta W.B. Yeats affrontandolo sul terreno più insidioso ma più significativo dell'occulto. 
          Negli ultimi anni abbiamo assistito in Italia a un interesse verso la figura e le opere di W.B. Yeats mai riscontrato prima. Alla pubblicazione di Anima Mundi, alla ristampa di   Fiabe Irlandesi e alla nuova edizione di Drammi Celtici presso importanti editori è seguita una folta schiera di recensioni su tutti i quotidiani nazionali che hanno analizzato e approfondito l'importanza del poeta irlandese. E' quindi in un contesto interessato e favorevole che appare in questo volume la prima edizione italiana di The Secret Rose, considerata da Yeats come una vera e propria opera esoterica.
          Dedicata all'amico mistico George Russel e apparsa in varie edizioni assai modificate rispetto alla prima del 1897, The Secret Rose è un'opera di cui solo recentemente si è riconosciuta l'importanza ai fini di una corretta e completa valutazione del Poeta.
          Secondo le parole di Yeats, questo libro tratta un solo argomento: la guerra dell'ordine spirituale contro quello naturale ed è un lancinante grido di dolore e di allarme contro la grettezza e il materialismo del mondo moderno. Forse alcuni personaggi potranno sembrare un po' ingenui agli smaliziati lettori degli anni 90, ma tutto sommato ritengo che essi mantengano un fascino inalterato, dato che il modo in cui Yeats ne ha tratteggiato le gesta e i caratteri fà di loro degli eroi atemporali, quali se ne sono potuti trovare in tutte le epoche e in tutte le civiltà. A Yeats interessa però l'Irlanda, ed è sua premura ricordarlo in ogni racconto: dall'Irlanda precristiana di La saggezza del Re a quella paleocristiana di Dove non c'è nulla c'è Dio al medioevo di Dal cuore della Rosa sino al secolo XVIII dei Vecchi del crepuscolo.
          In ogni racconto Yeats affronta con passione il tema del conflitto di chi per casta o vocazione è costretto a combattere la grettezza di quanti lo circondano. Il tema romantico dell'eroe idealista e solitario è il filo conduttore del libro. Yeats crede fermamente in una memoria collettiva quasi junghiana. Tale "Great Memory", come la chiama il Poeta, è presente negli individui, nelle razze e nelle nazioni. La comunione dei vivi e dei morti e le figure di personaggi eroici del passato rendono più saldi i legami di ogni individuo col proprio destino che si deve compiere comunque. Questa ricerca, che negli anni '20 procederà nella scrittura automatica della moglie e nella conseguente stesura di A vision era cominciata il secolo scorso con l'approfondimento dei temi popolari e folclorici nei quali Yeats attinse spunti e tematiche per tutta la vita. E' qui, dunque, che dobbiamo cercare i principali motivi conduttori di Yeats, e tra tutte le opere di quegli anni, La Rosa Segreta è senz'altro la più significativa.

                                                                                                                        Geoffrey Hutchings


Esoterismo e folklore
 in W.B. Yeats (IV di copertina)

Dedica a Michela, Bilbo e Milly

W.B. Yeats nel 1890

W.B. Yeats nel 1930

Esoterismo e folklore in W.B. Yeats
Illustrazione

Poems - Illustrazione
W.B. Yeats

Esoterismo e folklore in W.B. Yeats
 Indice

Alla Rosa Segreta
W. B. Yeats
a cura di Luca Gallesi



Renato Bordonali e Luca Gallesi 
Libreria L'Isola del Sole - Milano


Luca Gallesi e Renato Bordonali
 Scrittore ed Editore


          
Recensione di "Vie del Mondo"
Marzo 1991

Recensione della Rivista "Orion "
Esoterismo e folklore in W. B. Yeats



          
          
          


mercoledì 1 agosto 2012

...A chi vi dice che per capire la positività della realtà, per non franare davanti ai colpi della vita o per stare nella realtà, per non essere in balia delle circostanze o con la paura del nulla, bisogna “impegnarsi in un lavoro che ci faccia recuperare il nostro umano autentico”, personalmente direi che non ha capito niente (e molto altro), ma siccome bisogna essere caritatevoli propongo semplicemente di leggere queste parole di don Giacomo.... (Antonio Socci)

Riceviamo da Antonio Socci (Lo Straniero)
Posted: 31 Jul 2012 01:08 PM PDT
Ricordo che il 19 marzo 1978, presso l’università Lateranense, don Giussani, ripercorrendo la storia del Movimento diceva: “Noi rendiamo presente Cristo per il cambiamento che Egli opera in noi”.
Non per quello che facciamo noi, ma per quello che Lui fa in noi.
La testimonianza cristiana – che Gesù Cristo è vivo – è quello che  fa  Lui, perché se agisce è vivo.
Anzi, se noi ci diamo tanto da fare, può sorgere la tentazione che Lui non faccia più niente perché  è morto!
“La fede cristiana è che Gesù Cristo è risorto e vivo” (S. Agostino)
Il primo cambiamento, l’inizio del cambiamento è la commozione, del cuore, la stessa che avevano i pastori presso la grotta, a Betlemme; è quando il cuore, normalmente duro, si muove.
Come Gesù dà testimonianza di essere Dio? Attraverso la sua umanità. Lo ha detto poco alla volta e così esplicitamente solo a pochi, verso la fine. Ha reso evidente che la sua umanità sorgeva da qualcosa di più grande, dalla familiarità che aveva con il Padre (Padre nostro…)

Vi parlo di due episodi del vangelo, accaduti all’entrata e all’uscita di Gerico.
1.       “Nell’uscire da Gerico, una gran folla lo seguì: ed ecco, due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava Gesù, si misero a gridare: “Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” La folla li sgridava per farli tacere, ma quelli gridavano più forte:”Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” Mt.20,29ss
Perché gridavano? Erano ciechi eppure hanno gridato perché passava Gesù. Anche il nostro cuore è un grido, un grido di felicità…anche se poi ci si abitua e non si riconosce più la domanda di felicità che è in noi. Se Gesù non passa non si può domandare; per domandare la felicità bisogna sentire, in qualche modo, la vicinanza della risposta. Passava Gesù…hanno destato la speranza, hanno gridato!

2.       “Gesù entrò poi in Gerico, e stava attraversando la città, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, desiderava vedere chi fosse Gesù, ma non poteva a causa della folla, perché era basso di statura.Correndo avanti, salì sopra un sicomoro per vederlo, perché doveva passare di lì. Gesù, arrivato in quel punto, alzò gli occhi e disse: “Zaccheo, presto, scendi, perché oggi devo fermarmi in casa tua.” Ed egli, svelto, scese e lo accolse con gioia.”
Gesù passa ed alza lo sguardo. Zaccheo scese pieno di gioia e lo accolse in casa sua. Gesù l’ha guardato.
“Bisogna essere guardati per guardare, essere amati per amare, prediletti per dire sì” (S.Agostino)
Nella meditazione per il prossimo venerdì santo, il cardinale Ratzinger proporrà, nell’incontro di Cristo con la madre, sulla via del calvario, la domanda : “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”
La fede in Lui, in Gesù vivo. Troverà ancora chi lo riconosca? Questa domanda può voler dire che Gesù chiede se la sua passione avrebbe portato frutto, sarebbe stata utile all’uomo. Perché egli era vero uomo, uomo come noi eccetto che per il peccato.
Quando ha guardato la madre, ormai sfigurato dal dolore, sulla via del calvario, Gesù ha avuto la certezza che la sua sofferenza sarebbe stata utile.
Gesù ha sofferto ed ha pregato, ha chiesto anche di non morire. Quando Gesù ha guardato la madre, ha avuto la certezza che la sua sofferenza non sarebbe stata inutile.
“Con la sua speranza e con la fede, Maria ha anticipato il trionfo del Figlio” (dalla Liturgia).
Maria  non poteva fare altro che stare lì, ai piedi della croce.
Quando incontra  la Maddalena, il primo giorno dopo il sabato, tutto era finito, era morto davvero, Gesù la chiama: “Maria! Non mi trattenere…” perché non si può possedere questa presenza, non è un possesso nostro il cristianesimo.
E’ la Grazia che crea la fede.
Se il Signore non mi dona continuamente la fede, io la perdo.
E’ l’identica Grazia che rende credenti e fa rimanere credenti.

Oggi, quell’umanità di Cristo che ha guardato Zaccheo, che è stata confortata dalla madre, una creatura come noi, redenta anche se preservata dal peccato, non è più visibile. Egli era pieno della grazia; come quella grazia raggiunge noi che non vediamo più la sua umanità?
L’idea dell’esistenza di Dio non commuove l’uomo; se lo commuovesse, non sarebbe stato necessario diventare uomo…
Come la Grazia raggiunge l’uomo?
Attraverso i sacramenti, i segni dei suoi. L’umanità di Cristo ci raggiunge oggi attraverso segni visibili all’uomo “Gesù ti fai nostro…” (vedi in fondo la preghiera del card. Montini)
Dopo la sua morte, la speranza era finita, i discepoli hanno perso la fede e la speranza. Per questo la loro testimonianza è che veramente è accaduto qualcosa che ha ridato la speranza, vuol dire che è tornato… altrimenti il cristianesimo è una costruzione che aggiunge fatica alla fatica di vivere.
q  L’origine della vita cristiana è l’opera buona che Lui compie in noi; è quando sorgono la commozione, lo stupore per la sua presenza, le lacrime per il peccato. Le lacrime non sono opera del peccato, perché il peccato produce solo una schiavitù più grande; le lacrime nascono dalla sua presenza che ci riabbraccia; si piange di gratitudine per essere amati.
“Era dolce il Padre” e nel  figliol prodigo, la lontana memoria della dolcezza del padre, genera il ritorno. Quando è tornato il Padre è stato più dolce di prima. E’ più dolce essere riabbracciati.
Il pianto di Pietro testimonia, con le sue lacrime, che Lui, Gesù, gli voleva bene.
“Quando sono caritatevole, è Gesù…. (S.Teresa di Lisieux)
I nostri tentativi diventano pesanti, le cose che facciamo noi, anche quelle buone, diventano pesanti. Le cose che fa il Signore restano leggere.
Il nostro voler bene, il nostro perdono, non sono nostri…e i primi spettatori stupiti dell’opera di Dio, siamo proprio noi. Così il modo nostro di partecipare al suo agire, al suo operare, alla sua testimonianza, si esprime solo come preghiera, come domanda, proprio come i bambini.
Il nostro darci da fare è, tante volte, una contro-testimonianza.

Gesù caro, vieni a me, e il mio cuore unisci a Te.
 E’ meschino il nostro cuore, deh! Ti degni entrarci Tu,
 a infiammarlo del Tuo amore,
dolce amabile Gesù.
“Gesù ti fai nostro.
Ci attiri verso di te presente, presente in una forma misteriosa.
Tu sei presente,come il singolare pellegrino di Emmaus
che  raggiunge,avvicina accompagna, ammaestra e conforta
 gli sconsolati viandanti nella sera delle perdute speranze.
Tu sei presente nel silenzio e nella passività dei segni sacramentali,
quasi che tu voglia tutto insieme velare e tutto svelare di te,
in modo che
solo chi crede comprenda,
 e solo chi ama possa veramente ricevere.
Verso di te ci attiri, o paziente;
 paziente nell’oblazione di te per l’altrui salvezza, per l’altrui alimento; paziente nella figurazione del corpo separato dal sangue;
 paziente fino all’estrema misura del dolore, del disonore, dell’abbandono, dell’angoscia e anche della morte.
Così nella misura della pena
 diviene palese il grado della colpa e dell’amore,
 della colpa umana e dell’amore tuo”
                                                                           G.B.Montini, arcivescovo di Milano


Meditazione di don Giacomo  Tandardini  –  Alba Adriatica, il 18/02/05
Appunti di Carolina di Sante non rivisti dall’autore

UNA MIA CONSIDERAZIONE SU QUESTA PAGINA
Don Giacomo, morto prematuramente nell’aprile scorso, è stato uno dei più geniali e commoventi fra i figli di don Giussani. Molto gli dobbiamo. Personalmente gli devo moltissimo.
Rileggere oggi questi semplici appunti di una sua conversazione – come sentirlo parlare – è tirare un grande respiro dalla vetta di una montagna. E’ come sentirsi liberati da un peso.
A chi vi dice che la fede cristiana significa fare questo o fare quello, sforzarsi o impegnarsi di qua o di là, dite: amico, rilassati, è già venuto il Salvatore. Guardalo. Lasciati stupire e commuovere.
A chi vi dice che per capire la positività della realtà, per non franare davanti ai colpi della vita o per stare nella realtà, per non essere in balia delle circostanze o con la paura del nulla, bisogna “impegnarsi in un lavoro che ci faccia recuperare il nostro umano autentico”, personalmente direi che non ha capito niente (e molto altro), ma siccome bisogna essere caritatevoli propongo semplciemente di leggere queste parole di don Giacomo.
Che dicono tutt’altro. Che sono letteralmente un altro mondo. Che ci ridicono, commuovendoci, quello che veramente don Giussani ci ha insegnato, infiammando i nostri cuori.
Qui sta la libertà, qui fiorisce l’umanità. Questo è il cristianesimo.

Antonio Socci