Riceviamo il seguente comunicato dal comitato Verità e Vita:
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COMUNICATO STAMPA 11-2013 dei Giuristi per la Vita
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COMUNICATO STAMPA 11-2013 dei Giuristi per la Vita
Il 4 ottobre 2013, il
Presidente dei Giuristi per la Vita, avv. Gianfranco Amato, ha presentato al
Presidente della Corte Costituzionale un’istanza con cui chiede la nomina di un
curatore speciale per la difesa di nove embrioni, attualmente congelati e
custoditi presso un centro per la fertilità di Firenze.
Gli embrioni sono stati
prodotti con la fecondazione in vitro insieme ad un decimo, già morto,
approfittando dell'eliminazione del divieto di produrre più di tre embrioni per
ogni ciclo, da una coppia della quale un componente è affetto da patologia
genetica; cinque di essi sono risultati affetti da quella patologia, mentre la
condizione degli altri quattro è rimasta ignota. La coppia ha chiesto al
Tribunale di Firenze di sancire il diritto della donna a rifiutare l'impianto
di quei nove embrioni e di autorizzarla a produrre altri embrioni; inoltre ha
chiesto di affermare il diritto dei genitori a destinare i nove embrioni alla
ricerca scientifica indirizzata alla cura della patologia genetica da cui sono
affetti.
Il Tribunale di Firenze, nel
sollevare la questione di costituzionalità, sostiene che la legge 40 del 2004
sulla fecondazione artificiale è illegittima perché non permette alla coppia di
revocare il consenso al trattamento dopo che il concepimento è avvenuto e non
permette di destinare gli embrioni non utilizzati alla ricerca scientifica.
L'ordinanza del Giudice di
Firenze mira a “chiudere il cerchio” aperto da quelle emesse da altri giudici
civili: ottenuta l'autorizzazione a creare più di tre embrioni per ogni ciclo,
se ne producono nel numero più alto possibile, si sottopongono alla diagnosi
genetica preimpianto, si selezionano e di essi si fa quello che più interessa:
si possono utilizzare per instaurare una gravidanza (altri giudici cercano, nel
frattempo, di abbattere il divieto di fecondazione eterologa), ma anche per la
“ricerca scientifica”, espressione niente affatto specificata ma che contempla
con assoluta certezza il risultato finale della morte dell'embrione, congelato,
sezionato, “dissolto”, ma anche sottoposto alle sperimentazioni più varie
(possiamo dimenticare che, in altri paesi, alcuni "ricercatori" sono
giunti ad impiantare embrioni umani nell'utero di scimmie?); utilizzati gli
embrioni creati in un ciclo, se ne potranno produrre altri – perché si sa, la
ricerca scientifica cerca sempre nuovo “materiale”.
Con l'istanza al Presidente
della Corte Costituzionale, i Giuristi per la Vita vogliono rilanciare
concretamente due affermazioni, vere e necessarie.
1) Gli embrioni umani non sono
“materiale” e non sono nemmeno “cose” di proprietà dei genitori che li hanno
prodotti: sono esseri umani vivi, cui deve essere riconosciuta la dignità che
spetta a tutti gli uomini. Questa dignità non viene meno se l'uomo è malato o
debole; anzi: la civiltà di una nazione si misura proprio dalla sua capacità di
tutelare e difendere i deboli dalle aggressioni da parte dei più forti.
2) Un processo non è giusto se
non garantisce un effettivo contraddittorio tra tutti gli interessati: lo dice
solennemente l'art. 111 della Costituzione. Tutte le cause civili promosse per
far cadere i fragili paletti della legge 40 sono controversie fittizie, nelle
quali
i promotori - le coppie che si sottopongono alla fecondazione artificiale -
sono d’accordo con i convenuti - le cliniche di fertilità: gli operatori,
infatti, vogliono riprendere in pieno le pratiche che già prima della legge
svolgevano e non hanno mai spento i frigoriferi per gli embrioni, ben
consapevoli della concorrenza internazionale e della lucrosità di questa
attività (ora, per di più pagata in parte dallo Stato).
Ma queste pratiche hanno delle
vittime: gli embrioni; essi, che già hanno visto violato il proprio diritto ad
essere generati naturalmente, devono avere, almeno, una chance di
nascere, con il trasferimento nel corpo della donna. Certamente gli embrioni
hanno diritto a non essere uccisi, a non essere sottoposti a sperimentazione, a
non essere dissezionati e dissolti!
Solo un curatore speciale – una
figura creata per tutelare i diritti dei minori quando la volontà dei genitori
entra in conflitto con i loro interessi – può contribuire a difenderli,
intervenendo nel giudizio e rappresentando ai giudici il loro punto di vista
sulle domande presentate.
I Giuristi per la Vita si sono
rivolti al Presidente della Corte Costituzionale con fiducia: per la prima
volta, la Corte Costituzionale può concretamente realizzare quella tutela dei
diritti fondamentali dell’embrione che, in numerose pronunce, quell’alto
consesso ha solennemente proclamato; lo può fare perché la legge 40 riconosce
gli embrioni “soggetti di diritto” (che, quindi, possono intervenire in una
controversia) e perché i nove embrioni sono lì, davanti a tutti, vivi e in
attesa che gli adulti decidano della loro sorte.
Inoltre la Corte Costituzionale
può ricordare ai giudici che le cause non servono a scardinare le leggi dello
Stato, ma a risolvere controversie, e che, di fronte a evidenti tentativi di
strumentalizzazione della funzione giudiziaria, occorre avere riguardo alla
tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, soprattutto quelli più
deboli.
IL PRESIDENTE