Riceviamo dal Comitato Verità e Vita, approviamo e pubblichiamo nel Blog dedicato a Renato:
III MARCIA NAZIONALE PER LA VITA: DIFFIDARE DALLE
IMITAZIONI
PERCHÉ
ANDARCI, PERCHÉ DIFENDERLA, PERCHÉ PROMUOVERLA
di Mario
Palmaro, Presidente Nazionale del Comitato Verità e Vita
1. La
Marcia è pensiero e azione
La Marcia per la Vita
– che si svolge a Roma domenica 12 maggio - è una forma nobile e concreta di
impegno: per la vita, per il bene, per la verità. Ogni sana bioetica è, come il
cattolicesimo, pensiero e azioni: dal ben-pensare segue il ben agire. Distinguo
il bene dal male, e di conseguenza scelgo di fare il bene e di fuggire il male
(anche se questo non sempre mi riesce, perché sono un uomo, e talvolta scelgo
il male anche quando so che è male).
La Marcia per la Vita
esprime pensiero, prima che azione: tanto è vero che la Marcia è
tradizionalmente preceduta da un Convegno presso l’Ateneo Pontificio Regina
Apostolorum. Quest’anno, al convegno interverranno fra gli altri due convinti
difensori della vita, il Cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, e
monsignor Crepaldi, arcivescovo di Trieste.
D’altra parte, un
convegno non fa notizia. Ecco allora la necessità di mobilitare un popolo,
numeroso e determinato, coraggioso e ben formato, disposto a scendere in
piazza. Come scesero in piazza gli ungheresi di fronte ai carri armati
sovietici, o i polacchi di fronte alla prevaricazione comunista. Perché in
Italia e nel mondo è stata dichiarata guerra alla vita, una guerra condotta con
l’arma della legalità formale, sancita dalla ingiusta legge 194 del 1978. Echi
non vuole diventare complice di questa guerra contro la vita deve fare
qualcosa, deve dire qualcosa, deve osare qualcosa.
2. La
Marcia è l’evento più importante per la cultura pro-life in Italia
In soli tre anni la
Marcia Nazionale per la Vita è diventata un evento fondamentale per il
mondo pro-life italiano: anzi, l’appuntamento più importante dell’anno. Lo
dimostrano le adesioni che sono per qualità e numero impressionanti. Lo
dimostra il carattere per molti versi spontaneo, che viene dal basso, della
manifestazione, che si è sottratta fin dal principio da possibili
strumentalizzazione di natura politica, partitica, settaria. La Marcia non è la
creatura di qualche singolo uomo politico, ma è l’espressione più sincera e
autentica di una volontà: quella di non rassegnarsi mai all’esistenza di una
legge dello Stato che rende diritto l’aborto volontario.
L’anno scorso
confluirono a Roma 15.000 persone, quest’anno sono annunciati pullman da tutti
Italia e dall’Europa.
3. Un
messaggio chiaro e semplice
Perché la Marcia
riscuote questo successo, in un Paese che è a grande maggioranza abortista? La
forza della Marcia sta nel suo messaggio, chiaro e semplice: no
all’aborto e no alla legge 194 del 1978 . Inoltre, la Marcia non ha carattere
ecclesiale, non è una processione, non è un incontro di preghiera: ad essa
partecipano cattolici e altri cristiani, esponenti di altre religioni, credenti
e non credenti. Molti tacciono, molti altri pregano, in un clima di grande
libertà. In questo modo, la Marcia documenta la ragionevolezza delle ragioni
della vita. La Marcia è autonoma e indipendente, e si garantisce una libertà
che la sottrae a condizionamenti, compromessi, tattiche, censure interne,
pavidità travestite da prudenza.
4. Un
evento fecondo
La Marcia si dimostra
un evento fecondo. L’anno scorso giornali e tv – soprattutto laici – ne
hanno dovuto parlare, e lo hanno fatto con crescente preoccupazione. Molti
gestori del media system ritenevano che ormai il mondo pro-life in Italia avesse
accettato come un dato irremovibile la legge sull'aborto e che si
potesse confinare ogni rigurgito antiabortista dentro il comodo recinto
dell’assistenza sociale. Sì all'aiuto alle donne con gravidanze
difficili – o almeno a quelle che vogliono essere aiutate – no a qualunque
tentativo di mettere in discussione il diritto alla scelta della donna stessa.
Una trappola concettuale nella quale certamente sono cadute fette importanti
del mondo pro-life. Ma non vi è caduta la Marcia Nazionale per la Vita.
Questo seme sta già
germogliando anche a livello locale, dove sono nate quasi dal nulla Marce per
la vita locali, come ad esempio in Sicilia e in Piemonte. La Marcia ha poi
propiziato la nascita dei Giuristi per la vita, che si propongono di dare
assistenza legale alle persone che concretamente si battono contro l’aborto, e
che vengono minacciate nell'esercizio del loro lavoro, come ad
esempio accade sempre più spesso a medici e infermieri obiettori di coscienza.
E’ nata la rivista “Notizie pro Vita”, diretta da un professionista serio e
preparato come Toni Brandi.
5. Un
fatto nuovo per l’Italia
La Marcia Nazionale è
un fatto nuovo per la cultura pro-life italiana: dal 1978, in
oltre trent'anni non sono mai state organizzate manifestazioni
importanti, massicce e in grado di coinvolgere tutto l’associazionismo
cattolico contro la legalizzazione dell’aborto e contro la 194 . Tanto è vero
che l’associazione pro-life più importante italiana, il Movimento per la Vita,
dopo tre anni e almeno fino ad ora non ha aderito ufficialmente alla Marcia
Nazionale per la Vita. Perché questa omissione? La mancanza di una
tradizione di piazza dei pro-life italiani ha diverse cause: c’è una oggettiva
difficoltà nel mobilitare la gente, soprattutto l’associazionismo cattolico, su
questo tema scomodo. C’è soprattutto la paura di scontrarsi con il mondo: chi
critica una legge, automaticamente critica lo Stato, e questo genera il timore
delle sue reazioni. C’è poi una diffusa confusione dottrinale
anche all'interno dello stesso mondo pro-life e mondo cattolico, una
carenza nella “ortodossia per la vita”. C’è sempre più diffuso il rischio che
si affermi nella prassi un volontario formalmente pro-life che aiuta la donna
concreta a non abortire, ma che in linea di principio ritiene legittimo che la
donna possa scegliere se abortire o no. Un volontario che prova a dissuadere la
donna, ma che è parimenti disponibile ad accompagnarla in ospedale ad abortire
“per non lasciarla sola”.
C’è, insomma,
l’affermarsi nella stessa cultura pro-life italiana di uno stile più moderato,
dialogico, social-filantropico, focalizzato in modo ormai
esclusivo sull'azione consultoriale e assistenziale, pronto ad
abbandonare definitivamente l’azione culturale e giuridica. Propenso,
piuttosto, a qualche sortita politica di carattere dimostrativo, tendente a
ottenere qualche piccolo risultato parziale, che non intacchi nemmeno a parole
il quadro normativo esistente. Un mondo pro-life, insomma, che sembra essersi
stancato di denunciare pubblicamente le leggi ingiuste – conseguenza:
l’opinione pubblica metabolizza e digerisce le leggi ingiuste. Ecco perché
migliaia di persone hanno deciso improvvisamente di scendere in piazza, non
trovando più rappresentato il loro sdegno e la loro opposizione alla legge
abortista vigente.
Certo, la
Marcia nasce anche dalla positiva emulazione della manifestazione che si svolge
ogni gennaio a Washington, per protestare contro la sentenza Roe vs. Wade. Una
marcia che vede sfilare centinaia di migliaia di americani per dire, semplicemente,
“stop abortion”: chissà che un giorno anche in Italia non si possa
assistere a qualche cosa di simile.
6. Perché
è importante partecipare.
E’ importante
partecipare a questa marcia per due generi di motivi: sia esterni al mondo
pro-life, che interni ad esso. Cominciamo dai motivi “esterni”.
Motivi extra moenia
a) Viviamo ormai nella civiltà dell’aborto. Nel
mondo si contano ogni anno circa 45 milioni di aborti volontari, le leggi
abortiste si stanno estendendo a tutte le nazioni, la sensibilità dell’opinione
pubblica di fronte a questo fenomeno sta declinando in maniera inesorabile
verso l’assuefazione e l’assenso acritico.
b) Vogliamo richiamare
l’attenzione dei mass media e dell’opinione pubblica con un messaggio forte e
non compromissorio: l’aborto uccide e fa male a milioni di anime.
c) Vogliamo dimostrare
che il popolo della vita c’è, è minoranza ma non si rassegna e vuole
combattere.
d) Vogliamo denunciare
pubblicamente le leggi ingiuste.
Motivi intra moenia
a) Dobbiamo scuotere le
coscienze assopite o confuse degli stessi credenti, e di non pochi esponenti
del mondo pro-life.
b) Dobbiamo riaffermare
l’ortodossia pro-life di fronte alle “eresie” dottrinali: ad esempio,
pensiamo a una serie di slogan che ormai sono ripetuti da giornali e mass media
cattolici o di area teoricamente pro-life. Ad esempio, che “la legge 194 è una
buona legge”; che “è stata solo applicata male, e ora va applicata tutta”;
che essa “prevede l’aborto come extrema ratio.”
c) Dobbiamo rilanciare
un certo associazionismo pro-life che appare sonnolento e remissivo, dedito al
compromesso politico, afono, clericale e dunque non cattolico, impegnato da
anni in estenuanti e spesso inconcludenti raccolte di firme.
d) Dobbiamo supportare
l’agire con un pensiero forte. In troppi ambiti pro-life da anni si vive di un
“pensiero debole”, di una sorta di “pensiero liquido” che
amalgama identità pro-life ed identità pro-choice. Dobbiamo farlo per dire di
no alla riduzione dell’attività per la vita a mera distribuzione di pannolini e
passeggini, prevalentemente a extracomunitari e a persone meno abbienti. Nella
tragica illusione che la causa dell’aborto sia di natura economica e sociale,
secondo una lettura che è – a ben guardare – tardivamente ed essenzialmente
marxista.
e) Dobbiamo sottrarre i
principi non negoziabili a un uso strumentale da parte della politica e di
politici dediti al compromesso e all'annacquamento sistematico della
verità; strategia che fra l’altro non ha impedito, ma anzi ha accelerato il
processo di espulsione dei principi non negoziabili dai programmi dei partiti
nelle recenti elezioni.
f) Dobbiamo evitare
l’annacquamento del tema aborto dentro una più generica e fumosa difesa della
vita. Dobbiamo evitare che una certa retorica della povertà – legata alla
effettiva crisi economica – serva a non parlare più dei più poveri fra i
poveri, come li chiamava Madre Teresa: i bambini non nati uccisi con
l’aborto.
7. Diffidare
dalle imitazioni
Nessuno di noi può
pensare di poter fare qualcosa di risolutivo di fronte a questo scenario
agghiacciante. Tuttavia, qualche cosa si può fare. Per esempio, partecipare in
prima persona alla Marcia Nazionale per la Vita. In secondo luogo, far
conoscere la marcia tra amici, in parrocchia, nella diocesi, nel mondo
dell’associazionismo. Per vincere la barriera di indifferenza e spesso di vera
e propria censura che avvolge questa manifestazione. Non bisogna nemmeno
spaventarsi o scandalizzarsi di alcuni maldestri tentativi che sono stati messi
in atto per offuscare la Marcia, trasformando la giornata del 12 maggio in
qualche cosa di altro e di diverso, e per fare in modo che i mass media,
soprattutto cattolici, quel giorno parlino d’altro e non della Marcia.
Purtroppo il
processo di annacquamento del Movimento pro-life in Italia genera anche forme
meschine di concorrenza e di censura, alle quali però si deve rispondere con
serenità e in modo composto. Il popolo della vita non è stupido: osserva, ed è
in grado di capire e di giudicare. Il tempo è galantuomo, e farà prevalere per
una volta la moneta autentica su quella falsa.
Mario
Palmaro, Presidente Nazionale del Comitato Verità e Vita
Il
Comitato Verità e Vita è una Associazione aconfessionale e apartitica. Inizia
la sua attività il 28 febbraio 2004 - a seguito dell’approvazione della legge
40/2004 Sulla fecondazione extracorporea - presenta il Manifesto-Appello
“Una legge gravemente ingiusta: la verità sulla fecondazione
artificiale ‘in vitro’ ”. Pubblica nel gennaio 2010 il Manifesto Appello “Contro
la legge sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia.”
Nel
caso non voglia più ricevere questa email si prega di rispondere con oggetto
'CANCELLA'.
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