venerdì 17 febbraio 2012

Riportiamo l'illuminante articolo di Antonio Socci del 15 febbraio sul vergognoso acquisto dei cacciabombardieri F35 , spesa di 15 miliardi di euro e sulle FOIBE secondo Napolitano

IL CARDINALE BAGNASCO E’ ILLUMINANTE !!! (vorrei invitare il “ministro cattolico” Riccardi ad opporsi al vergognoso spreco dell’acquisto dei cacciabombardieri F35, 15 miliardi di euro) 

La Chiesa, saggia e illuminata, è più avanti di tutti in politica. Ha corretto e congelato i convegnisti di Todi e chiama i partiti a ritrovare un’identità e una dignità, li invita a capire che, in pochi mesi, si è capovolto il mondo e che occorre arginare lo strapotere della speculazione finanziaria sui popoli e sulla politica democratica. 
Ma dal ring di quei pugili intronati, che oggi sono i partiti italiani, nessuno risponde. Tutti a tappeto, incapaci di elaborare un pensiero su quello che sta accadendo in Italia, in Europa e nel mondo.
Sembrano ormai privi di una politica e perfino orfani di un’identità e di una “mission”. Vediamo nel dettaglio quello che sta accadendo.
CONFUSIONE DA TODI
Al convegno di Todi dello scorso settembre si sono contrapposte due posizioni. Quella della relazione (bellissima) del cardinale Bagnasco, in continuità con il cammino della Chiesa italiana di Ruini e dei pontificati di Wojtyla e Ratzinger.
E quella impersonata dagli ambiziosi Riccardi e Bonanni, patrocinata dal Corriere della sera che
pretendeva una rottura col passato.
Sui media è apparsa quasi soltanto questa seconda linea.
Così il convegno di Todi è stato usato per “liquidare” a nome dei cattolici il precedente governo (in realtà già in disarmo da solo) e per fare da trampolino di lancio del governo Monti-Napolitano, anche aprendo la strada all’ingresso in politica del banchiere Corrado Passera (oltreché di Riccardi).
L’interprete entusiasta di questa presunta “investitura cattolica” al nuovo assetto di potere è stato il quotidiano “Avvenire” che per tre mesi, ha celebrato il premier Monti, il suo governo e Napolitano con tonnellate di incenso.
Nelle ultime settimane la correzione di rotta di “Avvenire”, autorevolmente “suggerita” dall’alto, si è fatta molto evidente per chi segue il giornale dei vescovi e sa interpretare il linguaggio del mondo curiale.
Basti dire che due giorni fa, nella pagina delle lettere (quella usata dal giornale della Cei per mandare certi “segnali”), è uscita addirittura una lettera critica con Napolitano, cosa che sarebbe stata impensabile fino a qualche settimana fa.
Oltretutto l’argomento è di quelli più scottanti, le foibe, e il titolo era inequivocabilmente 
polemico col Quirinale: “Infoibati dal comunismo non da ‘derive nazionalistiche’ ”. 
La lettera iniziava così: 
“Caro direttore, come profugo istriano sono rimasto colpito dal messaggio del presidente 
Napolitano: gli eccidi e l’esodo sono stati causati dalle derive nazionalistiche europee. Ero 
bambino, all’epoca, ma me la sento di dichiarare che gli eccidi e l’esodo sono stati causati 
dalle ideologie: a finire nelle foibe è stata particolarmente la borghesia, vittima del 
comunismo più deteriore. A Pola, a Fiume, a Gorizia, a Zara, a Trieste vennero deportati dai 
comunisti titini anche membri del Comitato Nazionale di liberazione, colpevoli solo di avere 
altre ideologie; e i titini sono stati aiutati in questo da comunisti italiani, che credevano nel 
‘paradiso’ sovietico”.
Questa dura stoccata a Napolitano è il segnale di una correzione di rotta per il quotidiano dei vescovi che nei mesi scorsi sembrava quasi aver sostituito il Papa con il presidente della Repubblica. Ovviamente non si tratta solo di una lettera, seppur significativa. Sul giornale è evidente anche un certo “raffreddamento” del precedente, eccessivo entusiasmo per il governo.
CORREZIONE
Nel frattempo – con una riunione alla sede della Cei, il 16 gennaio, e poi un’altra il 9 febbraio – i bollori politici dei promotori di Todi sono stati messi un po’ nel congelatore.
Pur essendo perlopiù caporali senza truppe, nell’autunno scorso avevano annunciato grandi iniziative: incontri in ogni città (a cominciare da Napoli con il duo Riccardi/Bonanni), un roboante “Manifesto per il bene comune” e addirittura una raccolta di firme per una nuova legge elettorale. Ma ora tutto è stato stoppato.
Anche perché alcune associazioni avrebbero l’ambizione di fare un passo avanti nell’agone politico, ma in questo momento la cosa non è gradita nemmeno da chi – come il premier Monti – guida un esecutivo sostenuto da un precario equilibrio politico (a Palazzo Chigi non piace certo l’ingresso diretto di ministri in nuovi partiti o movimenti politici che potrebbero produrre una reazione destabilizzante nel Pd, nel Pdl e nell’Udc).
Peraltro è anche difficile capire quali contenuti tipicamente cattolici possano proporre queste 
associazioni, visto il loro sostanziale appiattimento sul “governo dei tecnocrati”.
CACCIABOMBARDIERI
Emblematica è stata l’imbarazzante intervista televisiva del ministro Andrea Riccardi, da Fabio 
Fazio, sabato scorso. Davanti alla domanda sull’enorme spesa (15 miliardi di euro) per 
l’acquisto dei cacciabombardieri F35, nel momento in cui si fa economia su malati, vecchi e 
disabili, il ministro, cattolico e terzomondista, non è stato capace di dissociarsi e ha cambiato 
discorso.
Ricordo invece che la Chiesa ha bocciato questa assurda spesa. Il vescovo di Pavia, monsignor 
Giudici, presidente di Pax Christi, ha puntato il dito contro questo spreco: “nel panorama 
drammatico di questa crisi economica che esige sacrifici e tagli per il bene comune del Paese e 
per il futuro di tutti, anche le spese militari devono essere drasticamente tagliate”. 
Ha aggiunto: “è sempre più palese l’assurdità di produrre armi investendo enormi capitali 
mentre il grido dei poveri – interi popoli – ci raggiunge sempre più disperato”.
Ma Riccardi e i cattolici di Todi non si oppongono a questa politica.
Al cardinale Bagnasco, presidente della Cei, non è piaciuto come è stata costruita e usata sui media 
l”operazione Todi” e ha cercato di riportare le associazioni cattoliche sotto la guida dei vescovi, evitando i diversi protagonismi.
Sulla politica italiana, pur mantenendo un realistico benestare a Monti (peraltro votato da tutti e senza alternative), Bagnasco ha discretamente ricollocato i cattolici (e Avvenire) su posizioni più autonome (anche disinnescando la mina dell’Ici con un sano “facciano loro”).
LA CHIESA CI ILLUMINA
Ma soprattutto il presidente della Cei, due settimane fa, ha tenuto un’importante prolusione 
all’assemblea della Cei affermando “quanto alla crisi economica” che “siamo entrati in una fase inedita della vicenda umana”, che “l’idea stessa di progresso, in voga dal XVIII secolo, sta subendo un duro contraccolpo”.
Stiamo vivendo una svolta storica e drammatica. Il presidente della Cei è chiaro nel 
denunciare la finanziarizzazione dell’economia che si sta mangiando lo stesso mercato e lo 
stesso capitalismo, distruggendo le sovranità nazionali, il benessere di tanti popoli e minando 
pure il sistema democratico.
Il quotidiano “Avvenire” ha rilanciato questa denuncia dei vescovi (e questo è stato il segnale di 
cambiamento più significativo).
Certo, al governo delle tecnocrazie e dei banchieri non deve far piacere sentire la Chiesa su queste 
posizioni.
Ma la Chiesa già con la “Rerum novarum” di Leone XIII, più di un secolo fa, preannunciò sia il 
fallimento del sistema comunista, sia quello basato sul profitto selvaggio, senza regole morali.
Così oggi è l’unica che abbia le carte in regola per affermare come “Mater et Magistra”: ve 
l’avevamo detto. 
Il comunismo è fallito nel 1989, il capitalismo finanziario (basato sulla speculazione, anziché sulla 
produzione) nel 2008. Oggi siamo al caos scatenato dall’assenza di leadership politiche e di regole.
Per questo Bagnasco ha proclamato che “la politica è assolutamente necessaria” e “deve 
mettersi in grado di regolare la finanza perché sia al servizio del bene generale e non della 
speculazione”.
Ma in Italia dov’è la politica? Dove sono i partiti che cercano di capire la nuova fase, che si 
ripensano, che elaborano nuove idee, nuove proposte politiche e propongono leadership 
all’altezza?
La fase del governo Monti poteva essere preziosa almeno per rigenerarsi e ricostruirsi. Ma ancora una volta stanno perdendo la storica occasione. E i danni li paghiamo tutti noi.

Antonio Socci
Da “Libero”, 15 febbraio 2012
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Aggiungiamo che la mamma di Renato Bordonali, Italia Francesca,  era profuga giuliano/dalmata. Nata nel 1929 ad Aurisina, nei pressi di Trieste, fu costretta ad abbandonare, in una notte tragica del 1944, insieme a tutti gli abitanti italiani e alla propria famiglia, padre, madre e sette fratelli,  quella che era la sua patria, la città di Zara, in seguito ai bombardamenti angloamericani. 
1982 - Trieste - Renato con gli amici
 del Sindacato Autonomo Ferrovieri Italiani  USFI
 Nicola Gaglio e Giulio del Bon
La famiglia raggiunse molto fortunosamente, su un traghetto stracolmo di umanità disperata, la città di Venezia e da allora furono profughi giulianodalmati. Renato è sempre stato molto sensibile a questa tematica dei profughi e soprattutto delle foibe e sicuramente le esternazioni del nostro Presidente Napolitano sulle "derive nazionaliste" non gli sarebbero giunte molto gradite, semplicemente perchè false. Del resto Napolitano si sa da dove viene e, anche in quest'occasione vale il vecchio detto "il lupo perde il pelo ma non il vizio".


Renato rende omaggio ai caduti della Foiba di Basovizza

sabato 11 febbraio 2012

11 febbraio 2012 - Beata Maria Vergine di Lourdes

Ai piedi dei Pirenei, Lourdes accoglie ogni anno 5 milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Qui un giorno Maria è apparsa all’umile veggente Bernadette Soubirous, incaricandola di un grande messaggio di speranza per l’umanità, sofferente nel corpo e nello spirito, che è l’eco della parola di Dio affidata alla Chiesa.
Quella mattina era un giovedì grasso e a Lourdes faceva tanto freddo. In casa Soubirous non c’era più legna da ardere. Bernadette, che allora aveva 14 anni, era andata con la sorella Toinette e una compagna a cercar dei rami secchi nei dintorni del paese.
Verso mezzogiorno le tre bambine giunsero vicino alla rupe di Massabielle, che formava, lungo il fiume Gave, una piccola grotta. Qui c’era “la tute aux cochons”, il riparo per i maiali, un angolo sotto la roccia dove l’acqua depositava sempre legna e detriti. Per poterli andare a raccogliere, bisognava però attraversare un canale d’acqua, che veniva da un mulino e si gettava nel fiume.
Toinette e l’amica calzavano gli zoccoli, senza calze. Se li tolsero, per entrare nell'acqua fredda. Bernadette invece, essendo molto delicata e soffrendo d'asma, portava le calze. Pregò l’amica di prenderla sulle spalle, ma quella si rifiutò, scendendo con Toinette verso il fiume.
Rimasta sola, Bernadette pensò di togliersi anche lei gli zoccoli e le calze, ma mentre si accingeva a far questo udì un gran rumore: alzò gli occhi e vide che la quercia abbarbicata al masso di pietra si agitava violentemente, per quanto non ci fosse nell’aria neanche un alito di vento. Poi la grotta fu piena di una nube d’oro, e una splendida Signora apparve sulla roccia.
La Signora aveva l’aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni. Vestita di bianco, con una fascia azzurra che scendeva lungo l’abito, portava sulla testa un velo bianco che lasciava intravedere appena i capelli ricadendo all’indietro fino all’altezza della fascia. Dal braccio le pendeva un grande rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d’oro, mentre sui piedi nudi brillavano due rose, anch’esse di un oro lucente.
Istintivamente, Bernadette s'inginocchiò, tirando fuori la coroncina del Rosario. La Signora la lasciò fare, unendosi alla sua preghiera con lo scorrere silenzioso fra le sue dita dei grani del Rosario. Alla fine di ogni posta, recitava ad alta voce insieme a Bernadette il Gloria Patri. Quando la piccola veggente ebbe terminato il Rosario, la bella Signora scomparve all’improvviso, ritirandosi nella nicchia, così come era venuta.
Tre giorni dopo, il 14 Febbraio, Bernadette - che ha subito raccontato alla sorella e all’amica quanto le è accaduto, riferendo della cosa anche in casa – si sente chiamata interiormente verso la grotta di Massabielle, munita questa volta di una bottiglietta di acqua benedetta che getta prontamente sulla S. Vergine durante la nuova apparizione, perché, così le è stato detto, su queste cose non si sa mai e potrebbe anche essere il diavolo a farle un tiro mancino…
La Vergine sorride al gesto di Bernadette e non dice nulla. Il 18 febbraio, finalmente, la Signora parla. “Non vi prometto di farvi felice in questo mondo – le dice - , ma nell’altro. Volete farmi la cortesia di venire qui per quindici giorni?”. La Signora, quindi, confida a Bernadette tre segreti che la giovane deve tenere per sé e non rivelare mai a nessuno.
Intanto la notizia delle apparizioni si diffonde in un baleno in tutta Lourdes e molti curiosi si recano con Bernadette in quella grotta dove lei dice di vedere “Aquéro” (quella là, nel dialetto di Lourdes). Bernadette, infatti, non conosce il francese, ma sa parlare solo il patois, il dialetto locale. E nel patois la bella Signora che le appare a Massabielle è “Aquéro”.
E intanto l’afflusso della gente alla grotta aumenta. Nell’apparizione del 24 febbraio la Madonna ripete per tre volte la parola “Penitenza”. Ed esorta: “Pregate per i peccatori”.
Il giorno seguente, la Signora dice a Bernadette di andare alla fonte a lavarsi e a bere. Ma non c’erano fonti in quel luogo, né sorgenti. La Signora allora indica un punto esatto. Bernadette vi si reca e poiché non vede l’acqua comincia a scavare con le sue mani, impiastricciandosi la faccia e mangiando fili d’erba... Tutti i presenti si burlano di lei. Ma, poco dopo, da quella piccola buca scavata nella terra dalle mani di Bernadette, cominciava a scorrere acqua in abbondanza. Un cieco si bagnò gli occhi con quell’acqua e riacquistò la vista all’istante.
Da allora la sorgente non ha mai cessato di sgorgare. E’ l’acqua di Lourdes, che prodigiosamente guarisce ancora oggi ogni sorta di mali, spirituali e fisici, e senza minimamente diffondere il contagio delle migliaia di malati immersi nelle piscine. È anche il ricordo più caro che ogni pellegrino ama portare con sé, facendo ritorno a casa dalla cittadella di Maria.
Ma un fatto ancora più eclatante doveva verificarsi, dopo il miracolo della sorgente, per avvalorare come soprannaturali le apparizioni di Massabielle. La Signora aveva chiesto a Bernadette che i sacerdoti si portassero lì in processione e che si costruisse una cappella. L’abate Peyramale, però, parroco di Lourdes, non ne voleva sapere e chiese perciò a Bernadette un segno irrefutabile: qual era il nome della bella Signora che le appariva alla grotta?
Nell’apparizione del 25 marzo 1858, “Aquéro” rivelò finalmente il suo nome. Alla domanda di Bernadette, nel dialetto locale rispose: “Que soy era Immaculada Councepciou…” (Io sono l’Immacolata Concezione). Quattro anni prima, Papa Pio IX aveva dichiarato l'Immacolata Concezione di Maria un dogma, cioè una verità della fede cattolica, ma questo Bernadette non poteva saperlo. Così, nel timore di dimenticare tale espressione per lei incomprensibile, la ragazza partì velocemente verso la casa dell’abate Peyramale, ripetendogli tutto d’un fiato la frase appena ascoltata.
L’abate, sconvolto, non ha più dubbi. Da questo momento il cammino verso il riconoscimento ufficiale delle apparizioni può procedere speditamente, fino alla lettera pastorale firmata nel 1862 dal vescovo di Tarbes, che, dopo un’accurata inchiesta, consacrava per sempre Lourdes alla sua vocazione di santuario mariano internazionale.


Autore: Maria Di Lorenzo dal Sito santiebeati.



Lourdes - 2005 - La Grotta- Tutto è grazia...

Lourdes - 2005 -  Pierluigi alla Grotta
(foto di Renato Bordonali)

Lourdes - 2005 - Nostra Signora
 Foto del pellegrinaggio di Renato

2008 Febbraio - Novi Ligure - In preghiera...


Renato è nato al Cielo il 15 aprile 2009. Il suo ultimo desiderio era andare a Lourdes dalla sua Madonnina. Doveva partire con l'Unitalsi insieme a Marinella il 29 aprile, ma il Signore ha deciso altrimenti. Sia fatta la Sua Volontà.