martedì 29 gennaio 2013

Milano, lunedì 4 Febbraio 2013 alle ore 21, Via Palestrina 7 - Presentazione del libro "Medjugorje, il cammino del cuore di Rino Camilleri e Ferruccio Parazzoli

MILANO




mercoledì 23 gennaio 2013

Gianna Jessen e la 34ª Giornata Nazionale per la vita - 5 febbraio 2012 - Venerdì 1 Febbraio ore 21 - Auditorium Città Studi Biella


     Che questi siano tempi bui non è una novità. Cari amici di Renato e tutte le persone che anche solo saltuariamente ci seguono, fra breve dovremo andare a votare, anche se molti di noi non ne avrebbero alcuna voglia, specialmente dopo i penosi avvenimenti di questi ultimi penosi anni. Arriviamo al dunque: chi scrive in questo blog è cristiano, cattolico praticante. E' nostro preciso convincimento che le priorità di un cristiano siano quelle del rispetto della Vita, dal suo concepimento alla sua fine naturale. Non ci possono essere altre priorità per un cristiano. Per questo non siamo a favore di Mario Monti che nel suo programma non ha scritto una sola parola riguardo ad una presa di posizione precisa ed inequivocabile riguardo alla difesa della vita tout court e contro i matrimoni gay. Mario Monti ha solo espresso opinioni personali a favore della vita, ma di scritto ... nulla. Del resto, il suo proposito di allearsi con il PD dopo le elezioni non lascia spazio ad equivoci o a dubbi interpretativi.
     Il ministro cattolico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio, ha dichiarato che le priorità sono altre in questo momento, riferendosi ovviamente alla crisi economica che sta devastando l'Italia. Siamo convinti che favorendo in tutti i modi la famiglia naturale (uomo, donna e i figli di cui il Signore farà loro Dono) anche l'economia si riprenderebbe. In ogni caso, un cristiano che lo sia veramente non può dare certo il suo voto ad un partito o lista civica o quant'altro nel quale prima viene il dio denaro e solo dopo la Vita.
     Del resto, il ministro Riccardi non ha speso una sola parola contro l'acquisto dei bombardieri F35 da parte del governo Monti di cui faceva parte... e questo la dice lunga sul suo amore per la Vita.
     Con tutto il rispetto per la persona del ministro, credo che di certi cattolici si possa anche fare a meno (in politica, ovviamente), pur riconoscendo come molto meritorio il suo impegno per gli extracomunitari e i diseredati in genere. Ma c'è qualcuno più ultimo e diseredato e indifeso dell'embrione umano rifiutato, a volte solo per motivi eugenetici di nazista memoria, dagli stessi suoi genitori che dovrebbero invece custodirlo ed amarlo? Per non parlare degli anziani e dei malati che rischiano l'eutanasia... !! Bisogna impedire con il nostro voto che vada al potere un governo che promuova leggi di questo tipo e che veda la Giustizia solo nel diritto dei Gay al matrimonio e all'adozione di bambini. Gli uomini e i politici, anche i peggiori, passano prima o poi, certe  Leggi assassine  restano molto più a lungo di loro.... purtroppo.
     Condividiamo in tutto e per tutto gli insegnamenti del Papa sui "Principi non negoziabili" e diamo la Priorità al Vangelo attraverso il quale Gesù  parla a Noi tutti, credenti e non credenti e Oggi:


Matteo 6,25-34

Le preoccupazioni
25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? 28 E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. 30 Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? 31 Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?"32 Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. 33 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. 34 Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.

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Abbiamo ricevuto il seguente comunicato stampa che volentieri postiamo:



Biella 21/01/2013
 Il Movimento per la Vita di Biella rende noto che, alla vigilia della Giornata per la Vita indetta dalla CEI, venerdì 1 febbraio 2013 ore 21:00, presso l’Auditorium di Città Studi di Biella, si terrà una pubblica conferenza tenuta dalla statunitense GIANNA JESSEN, testimone vivente dell'atrocità dell'aborto procurato.
 La sig.ra JESSEN è nata a seguito di un intervento di aborto praticato al settimo mese di gravidanza. La madre diciassettenne, recatasi per abortire presso una clinica legalmente autorizzata nello stato della California, ha dato alla luce Gianna che, nonostante l'iniezione in utero di una soluzione salina idonea a bruciare la bimba, non ha avuto l'effetto letale sperato. La piccola gravemente compromessa nel fisico, da una paralisi celebrale, è stata poi data in adozione e la sua vita è stata segnata da sofferenze fisiche e psichiche di notevole spessore.
 Grazie alla profonda fede in Cristo e alla grande forza d’animo maturata attraverso la sofferenza, la piccola Gianna divenuta adulta, ha saputo perdonare la madre che l'aveva rifiutata e si è dedicata anima e corpo alla causa della difesa della vita nascente. 
 La presenza di Gianna a Biella, voluta dal Movimento, vuole essere un momento di denuncia e riflessione contro la cultura della morte che pervade tutta la moderna cultura e che solo a Biella, in oltre 30 anni di legge 194/78, ha fisicamente smembrato oltre 10.000 esseri umani. Diecimila uomini e donne che mancano all'appello di questo territorio e che oggi, al di là dell'impareggiabile valore umano che rivestirebbero, sarebbero anche una forte risorsa di una economia depressa.
 Il Movimento per la Vita Biella invita cittadini e istituzioni all'incontro pubblico, nella speranza che le coscienze possano essere toccate da questa giovane donna di cui la Santa Madre Teresa ha detto: "Dio sta usando Gianna per ricordare al mondo che ogni essere umano è a Lui prezioso".

Movimento per la Vita Biella
Giovanni Ceroni




Gianna Jessen, statunitense,
sopravvissuta ad aborto salino

praticato al settimo mese di gravidanza

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Riceviamo dall'amico Nicola la segnalazione di un sito molto interessante e utile che consigliamo ai nostri amici:

NO CRISTIANOFOBIA

NO EUTANASIA - STORIA DI UN UOMO QUALUNQUE, RENATO BORDONALI

lunedì 21 gennaio 2013

Non più schiavi, ma uomini e donne - Capitolo del libro "Indagine su Gesù" di Antonio Socci



Antonio Socci ci ha fatto davvero un grande regalo in occasione del suo compleanno (18 gennaio). Noi condividiamo questo dono con gli amici di Renato che ci seguono attraverso questo Blog, ricordando la simpatia, la stima e l'apprezzamento che Renato aveva nei confronti di Antonio Socci. 
Auguri di cuore ad Antonio Socci. A Lui e alla sua Famiglia Pace e Bene.


Oggi, essendo il mio compleanno, vi faccio un piccolo regalo. Un capitolo del mio libro “Indagine su Gesù” (Rizzoli)

Un giorno, raccontava Chesterton, “un ateo molto leale con cui mi trovai a discutere fece uso di questa espressione: ‘Gli uomini sono stati tenuti in schiavitù per paura dell’inferno’. Gli ho fatto osservare che se avesse detto che gli uomini erano stati affrancati dalla schiavitù per paura dell’inferno, avrebbe almeno fatto riferimento a un inoppugnabile fatto storico”(1).
In effetti la sparizione della schiavitù – una delle più clamorose e stupefacenti rivoluzioni, conseguenti al cristianesimo (un evento unico in quanto la schiavitù esisteva da sempre, tanto da essere addirittura ritenuta naturale, un “diritto”) – ha avuto un motivo esclusivamente spirituale (2).
Non c’è affatto una ideologia sociale o politica all’origine di questo sconvolgimento, ma un uomo: Gesù.
Il fatto che fin da Paolo sia stata proclamata la totale uguaglianza – in forza di Cristo – di ebrei e pagani, uomini e donne, schiavi e liberi e il fatto che, nel momento delle grandi conquiste e dell’apogeo del papato, il Successore di Pietro, l’amico di Gesù, abbia proclamato davanti al mondo, contro tutti gli appetiti delle potenze politiche ed economiche planetarie, che “Indios veros homines esse” (3), è una “rivoluzione”, un capovolgimento di mentalità che non si spiega certo con l’eredità della cultura classica (teorizzavano lo schiavismo sia i filosofi greci che il diritto romano), né era patrimonio della tradizione ebraica, tanto meno apparteneva alla cultura islamica.
Non era neanche – come qualcuno potrebbe credere – l’esito di un progresso civile, di un’evoluzione storica neutrale, perché – anzi – di lì a poco, con la frattura protestante, l’avvento della cultura laica, illuminista e l’indebolirsi della Chiesa, tornerà a dominare proprio l’ideologia schiavistica della diseguaglianza degli esseri umani. Addirittura giustificata con teorie scientifiche (4).
Dunque quella rottura storica, che andava contro le cosiddette “leggi di natura”, cioè le leggi del dominio, era tutta e solo dovuta all’irrompere di Gesù nella storia.
Era dovuta al suo fare scudo agli uomini indifesi col suo stesso corpo, al suo mettersi al posto di tutte le vittime e di tutti i sofferenti, al suo espiare per ciascun uomo, perfino per i colpevoli. Nessuno uomo poteva più essere vulnerato, nel corpo o nell’anima.
Come notava Léon Bloy: “Gesù sta al centro di tutto, assume tutto e si fa carico di tutto, tutto soffre. E’ impossibile colpire oggi un qualunque essere senza colpire lui, è impossibile umiliare qualcuno o annientarlo, senza umiliare lui, maledire o assassinare uno qualsiasi, senza maledire o uccidere lui” (5).
C’è voluto un grande filosofo come René Girard per far capire la colossale rivoluzione portata nella storia umana dal racconto evangelico della vita e della morte di Gesù (6).
Così cambiò tutto. Nulla fu più come prima. Anche se ci vollero secoli. Kant era convinto che “il Vangelo fosse la fonte da cui è scaturita la nostra cultura”, tutto ciò che noi chiamiamo “la civiltà”.
Se Gesù non fosse nato, se non fosse stato fra noi – per fare qualche esempio – non ci sarebbero stati né l’Europa moderna (con tutto quello che ha dato al mondo, europeizzandolo), né più il ricordo e le opere dell’antichità greca e romana che furono custodite e tramandate dai monaci.
Non ci sarebbe stata neanche la moderna economia (7), col suo inedito benessere perché sempre i monaci – seguendo Gesù lavoratore – nobilitarono il lavoro manuale, un tempo ritenuto prerogativa degli schiavi, al livello divino della preghiera, e trasformarono l’Europa devastata dalle invasioni barbariche e coperta di foreste selvagge e acquitrini, in un giardino fertile e rigoglioso.
Come ebbe a dire Henry Goodel “i  monaci benedettini lungo un arco di 1500 anni salvarono l’agricoltura”. Quindi la sopravvivenza stessa dei popoli e il loro futuro.
Un altro studioso aggiunse: “Dobbiamo ai monaci la ricostruzione agraria di gran parte dell’Europa” (8), con tutto ciò che comportò in termini di alimentazione, benessere, esplosione demografica. “Educatori economici”, li definì lo storico Henri Pirenne.
L’abolizione della schiavitù (9) portò all’invenzione (sostitutiva) di macchine per sfruttare l’energia idraulica che “i monaci usavano per battere il frumento, setacciare la farina, follare i panni e per la conciatura” (10).
Così, questa messa al bando della logica dei “sacrifici umani” (a cui apparteneva lo schiavismo), non solo non fece decadere la società, come riteneva Nietzsche, ma fece fare un balzo avanti nella tecnologia che produsse vantaggi straordinari e immensi progressi.
I monaci insegnarono ai contadini a dissodare, bonificare, coltivare e irrigare e l’Europa divenne fertile. I monaci introdussero l’allevamento del bestiame e dei cavalli, “la fabbricazione della birra, l’apicoltura, la frutticoltura. Dovettero ai monaci la propria esistenza il commercio del grano in Svezia, la fabbricazione del formaggio a Parma, i vivai di salmone in Irlanda” (11) e tante altre cose.
Citiamo – per fare un altro esempio – la produzione del vino e “la stessa scoperta dello champagne che si può far risalire a un monaco benedettino, Dom Perignon, dell’Abbazia di Saint Pierre a Hautvillers sulla Marna” (12).
Sottolineo in particolare il vino perché è evidente la nobilitazione che ne fece Gesù il quale lo scelse, insieme al pane, addirittura per il sacramento della sua presenza misteriosa e quindi per la memoria di lui e del suo sacrificio.
Grazie a questa fiorente agricoltura rifondata dai monaci l’Europa superò la sussistenza e fiorì il suo successivo progresso che umanizzò il mondo.
Perfino la celebre bellezza del paesaggio italiano – specialmente della campagna umbra e toscana – porta il segno vivo del cattolicesimo che – secondo Franco Rodano – ha plasmato la “millenaria capacità contadina (conservata dalla Controriforma) di vivere il lavoro non solo come duro travaglio disseminato di ‘spine e triboli’, ma anche come accurata e paziente ricerca, al tempo stesso, del necessario e del bello” (13).
Tutta questa fioritura di una civiltà non era stata perseguita dai monaci. Loro cercavano solo il regno di Dio, il resto – secondo la promessa di Gesù – fu dato in sovrappiù. Fu il frutto di una liberazione dell’umano.
I monaci non avevano un progetto sociale, politico o culturale. Il loro pensiero quotidiano era alla Gerusalemme celeste, quella che rappresentavano come l’incontro definitivo con Gesù.
Ecco le travolgenti parole di un autore monastico del XII secolo:
“Egli è il bellissimo d’aspetto, il desiderabile a vedersi, colui che gli angeli desiderano contemplare. Egli è il re pacifico, il cui volto tutta la terra desidera. Egli è la propiziazione dei penitenti, l’amico dei miseri, il consolatore degli afflitti, il custode dei piccoli, il maestro dei semplici, la guida dei pellegrini, il redentore dei morti, forte ausilio di chi combatte, pio remuneratore di chi vince.
Egli è l’altare d’oro nel Santo dei Santi, dolce riposo dei figli, visione di gioia per gli angeli (…). Che gli renderemo per tutto ciò che ci ha donato? Quando saremo liberati dal corpo di questa morte? Quando saremo inebriati dall’abbondanza della casa di Dio nella sua luce vedendo la luce? Quando apparirà Cristo, vita nostra, e noi con Lui nella gloria?” (14).
Ecco cos’avevano nel cuore e nella mente questi uomini forti e temerari mentre – in fraternità, umiltà e obbedienza – salvavano la bellezza dalla barbarie, l’umanità dalla bestialità, mentre trascrivevano codici, dissodavano campi, dipingevano miniature, sanavano paludi, costruivano abbazie, inventavano sistemi di irrigazione e coltivazione e cantavano a ogni ora le lodi di Dio, dagli abissi delle foreste alle pendici delle montagne.
Mi sono soffermato su particolari di vita quotidiana per sottolineare quante piccole, innumerevoli conseguenze – senza che ne abbiamo coscienza – ebbe la vita di Gesù. Ma bisognerebbe menzionare anche cose e istituzioni più importanti.
Non ci sarebbero state né scuole, né università, né ospedali (15), con tutta una serie di grandi opere di carità (16), né la scienza moderna e la tecnologia che conosciamo, senza i monaci che vivevano nella meditazione della vita di Gesù (17). E nemmeno la musica.
E’ facile provare storicamente che queste istituzioni, nate nel medioevo cristiano (insieme alle Cattedrali e all’arte occidentale), sarebbero state del tutto inconcepibili senza la storia cristiana.
Se Gesù non fosse venuto fra noi non sarebbe stato possibile conoscere neanche l’amore come oggi lo conosciamo, cioè la felicità terrena fra un uomo e una donna innamorati che formano una famiglia, generano figli e si sostengono per la vita, facendo crescere la loro comunità e il loro popolo.
E’ quanto mostra Denis De Rougement nella sua memorabile opera “L’amore e l’Occidente”.
Prima di Gesù all’uomo di presentava solo la disperata alternativa fra i contratti matrimoniali, dove non era previsto l’amore (e dove la donna era proprietà del marito (18)), e l’ “amour passion”, il mito della fusione e dell’estasi, sempre inappagata. Era l’uomo condannato all’infelicità nel suo desiderio di infinito.
“L’incarnazione del Verbo nel mondo” scrive De Rougement “è questo l’inaudito evento che ci libera dall’infelicità di vivere” (19).
I  popoli cristianizzati scoprono, grazie all’insegnamento della Chiesa e alla testimonianza dei santi, l’amore monogamico e indissolubile di cui parla Gesù.
Prende inizio quella nuova storia dell’amore, finalmente felice, che si chiama famiglia: “Amare diviene allora un’azione positiva, un’azione di trasformazione”.
Gesù comandò addirittura “Amate i vostri nemici”. Dentro questa misura divina e infinita, chiese “l’abbandono dell’egoismo, dell’io fatto di desiderio e d’angoscia; la morte dell’uomo isolato, ma altresì la nascita del prossimo. A coloro che gli domandano ironicamente ‘chi è il mio prossimo?’ Gesù risponde: è l’uomo che ha bisogno di te. Tutti i rapporti umani, da quell’istante, mutano di senso. Il nuovo simbolo dell’Amore non è più la passione infinita dell’anima in cerca di luce, ma è il matrimonio di Cristo e della Chiesa. Lo stesso amore umano ne viene trasformato (…). Un amore siffatto, essendo concepito sull’immagine dell’amore di Cristo per la sua Chiesa (Ef. 5, 25), può essere veramente reciproco. Perché egli ama l’altro com’è, anziché amare l’idea dell’amore o la sua vampa mortale e deliziosa. Inoltre è un amore felice, malgrado gli impacci del peccato, in quanto conosce fin da quaggiù, nell’obbedienza, la pienezza del suo ordine” (20).
Gesù fa scoprire l’ “agapé”, l’amore che riconosce un “tu” prima di affermare il proprio desiderio. L’amore che ama l’altro (accettandone i limiti) e non l’idea dell’altro. L’amore che perdona e che sostiene.
E dunque adesso Tristano può finalmente sposare la sua Isotta, smettendola di farne il “simbolo del Desiderio” (sempre inappagato e smanioso di morte). La sposi e viva, sperimenti con lei la felicità e la fatica dei giorni, generi dei figli e costruisca la dimora degli uomini, scoprendo il vero eroismo che è quello della vita quotidiana, quello – come diceva Charles Péguy – del misconosciuto “padre di famiglia” e della madre.
Un amore che “crea” e fa crescere, non distrugge nel possesso, un amore che permane fedelmente e quindi costruisce nel tempo. Un amore che protegge, che aiuta e che sostiene è – per dirla con Chesterton – “la più straordinaria delle trasgressioni e la più romantica delle rivolte” (21).
E’ anche la base della civiltà, questo delicato e fragilissimo ponticello di umanità che sta sospeso sull’abisso dell’istinto selvaggio. E anche la base di ogni Stato concepito come casa di un popolo.
Del resto senza Gesù non avremmo mai avuto neanche lo Stato laico, perché – come ha dimostrato Joseph Ratzinger in un memorabile discorso alla Sorbona – è Gesù che ha desacralizzato il potere, il quale da sempre aveva usato le religioni per assolutizzare se stesso. Dopo Gesù, Cesare non si può più sovrapporre a Dio, non può avere più un potere assoluto sulle persone e le cose. Con Gesù inizia veramente la storia della libertà umana.

Da Antonio Socci, “Indagine su Gesù”, Rizzoli



1) Gilbert K. Chesterton, San Francesco d’Assisi, Lindau 2008, p. 31
2) Ecco la situazione di Roma, patria del diritto, all’arrivo del cristianesimo descritta da Gustave Bardy: “All’ultimo posto della società e, almeno in alcuni casi, più vicini agli animali che all’uomo, ci sono gli schiavi. Essi non sono persone, ma cose, beni di proprietà che si acquistano e vendono, che si utilizzano a discrezione e da cui ci si separa una volta che si cessa di averne bisogno. La pratica potrà essere di benevolenza, ma, fino agli Antonimi, la teoria resta quella: la legge non riconosce  agli schiavi alcun diritto civile o religioso. Così come lo schiavo non è autorizzato a fondare una famiglia, altrettanto è impedito dall’accedere ai culti nazionali”, in La conversione al cristianesimo nei primi secoli, Jaca Book 2002, pp. 19-20
3) Dopo la scoperta dell’America si pose di nuovo il problema della schiavitù e il 2 giugno 1537 papa Paolo II emana la memorabile Bolla “Sublimis Deus” (o anche “Veritatis Ipsa”) con la quale spazza via tutti gli appetiti schiavistici sulle popolazioni del Nuovo Mondo, proclamando che “Indios veros homines esse”. Per renderli schiavi e razziare i loro beni, si adduceva l’idea che fossero dei selvaggi, non veri esseri umani, e si portava come prova il fatto che non avevano la fede cristiana. Il Papa risponde definendo i portatori di questi potenti interessi addirittura “manutengoli di Satana, desiderosi di soddisfare la loro avidità, a costringere gli indios occidentali e meridionali e altri popoli, che ci sono venuti a conoscenza in questi ultimi tempi, a servirli come fossero animali bruti, sotto il pretesto che non hanno la fede. Noi che, seppure indegnamente, facciamo le veci dello stesso nostro Signore in terra e che cerchiamo con ogni sforzo di portare allo stesso ovile le pecore del suo gregge a noi affidate che sono fuori di questo ovile, vedendo che gli stessi indios, in quanto veri uomini, non solo sono capaci di ricevere la fede cristiana, ma come ci è stato riferito, accorono con entusiasmo ad accettarla, abbiamo deciso di prendere dei provvedimenti adeguati. Con l’autorità apostolica e attraverso questo documento stabiliamo e dichiariamo che i predetti indios, e tutti gli altri popoli che in futuro verranno scoperti dai cristiani, anche se non sono cristiani, non si possono privare della libertà e del dominio della loro proprietà, e che è lecito ad essi godere della loro libertà e dei loro beni e acquisirne, né che si debbono ridurre in schiavitù. Se qualche cosa sarà stata fatta in contrario la dichiariamo nulla e invalida alla detta fede di Cristo”.
Certo, nel corso dei secoli le turpitudini si continueranno a perpetrare e anche uomini di Chiesa assumeranno atteggiamenti e formuleranno posizioni contrapposte a questo pronunciamento solenne del magistero, tuttavia sempre questo sarà fatto in contrapposizione all’insgenamento del Vangelo e sotto il giudizio di condanna.
4) Vedi Leon Poliakov Il mito ariano, Editori Riuniti 1999
5) Cit. in Descalzo, cit., pp. 25-26
6) “I Vangeli si riveleranno da sé come potenza universale di rivelazione”, scrive Girard. Demitizzano e distruggono i meccanismi della persecuzione e della colpevolizzazione della vittima. Girard ha mostrato come tutte le civiltà precristiane si fondavano sul rito sacrificale del capro espiatorio e sulla pratica cultuale o culturale dei “sacrifici umani” (letteralmente, nelle religioni pagane, e come meccanismo sociale e politico per esempio nello schiavismo o nella pratica della guerra). Tutto questo è stato spazzato via e “che lo si sappia o no, responsabili di questo crollo sono i Vangeli”, René Girard, Il capro espiatorio, Adelphi 1999, pp. 164-165
7) Thomas Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale, Cantagalli 2007, p. 14, p. 75 e ssgg e p. 161
8) Idem, pp. 36-37
9) Rodney Stark, La vittoria della ragione, Lindau 2006, pp. 51-62.
10) Woods, op. cit. p. 41
11) Idem, p. 39
12) Idem, p. 40
13) Franco Rodano, Lettere dalla Valnerina. Questa intuizione è ripresa e valorizzata dal filosofo marxista Mario Tronti nel saggio su “Rivista Trimestrale” n. 3-4/87.
14) Jean Leclercq, Cultura umanistica e desiderio di Dio, Sansoni 1983, p. 77
15) Come ha spiegato René Girard anticamente si conosceva la solidarietà familiare, di tribù, di etnia, di connazionalità, ma che dovesse essere soccorso il sofferente in quanto “uomo”, anche se straniero e sconosciuto, è una rivoluzione morale e culturale portata dal cristianesimo. Scrive lo storico della medicina Adalberto Pazzini: “Frattanto una nuova forse morale e spirituale andava conquistando gli animi e, attraverso le persecuzioni ed il martirio, dilagava nel mondo: il Cristianesimo. A prescindere dal suo valore di Rivelazione e da quanto concerne il lato puramente religioso, a noi interessa qui puntualizzare il concetto di carità e di amor del prossimo che emerse dalla Predicazione evangelica, riservandoci di tornare sull’argomento più diffusamente, allorché inizieremo lo studio del medioevo. Qui… cade l’opportunità di ricordare che, ancora nelle ambasce create dalle persecuzioni, il Cristianesimo mise in atto quel che può essere definito il maggior comandamento ‘sociale’ della nuova religione, e cioè la carità e l’amor del prossimo, concetti assai vaghi (se pur esistevano) per l’innanzi. Questo amor di prossimo, giusta la parabola evangelica detta del ‘Buon Samaritano’, si esplicò in una organizzazione che la primitiva Ecclesia istituì in favore dei sofferenti e, principalmente, degli ammalati. Ad essa conseguente è il concetto di ‘ospedale’ come luogo in cui, per solo e unico spirito di carità, si ospitavano e si curavano i malati cui mancasse ogni possibilità di risorsa. Xenodochi furono chiamati questi ospizi, parola la cui etimologia significa ‘ricovero per stranieri’ (pellegrini), ma che assunse, poi, significato vero e proprio di ospedale. Pie persone e Santi si resero esecutori del comandamento evangelico, quando ancora infierivano le persecuzioni. Secondo la tradizione, il Papa s. Cleto, nell’anno 80, trasformò la propria casa in ospizio, e ugualmente avrebbe fatto s. Agnese al principio del IV secolo, nella sua casa sulla Nomentana”, Adalberto Pazzini, Storia dell’arte sanitaria dalle origini a oggi, Edizioni Minerva Medica, Torino 1973, pp. 370-372. Woods aggiunge: “Già nel IV secolola Chiesa iniziò a promuovere la creazine di ospedali su larga scala, al punto che quasi ogni città principale si trovò ad averne uno” (op. cit. p. 184).
16) Tutto nasce in modo spontaneo, non da progetti sociali o politici, ma solo dalla carità, dal comandamento di Gesù di amare il prossimo come se stessi e di amare perfino i nemici. Fin dagli inizi questa novità fu – anche da l punto di vista sociale – un ciclone imprevisto. Rodney Stark, nel volume “The Rise of Christianity” (HarperCollins 1997) dimostra che uno dei fattori decisivi della diffusione del cristianesimo nei primi anni fu quell’inedito prendersi cura di poveri, senzatetto, vecchi, malati, abbandonati, vedove, orfani. Da sempre costoro avevano dovuto affrontare da soli la crudeltà del mondo e le prove dell’esistenza, ma “quando irruppe il cristianesimo la sua superiore capacità di affrontare questi problemi cronici diventò presto evidente e giocò un grande ruolo nel suo definitivo trionfo” (p. 162).
17) Nota Gimpel che “il Medioevo introdusse in Europa le macchine in una misura fino ad allora sconosciuta anche ad altre civiltà”. E furono i monaci, come spiega un altro storico, “gli esperti e non pagati consiglieri tecnici del terzo mondo del loro tempo, vale a dire l’Europa, dopo l’invasione dei barbari (…). In effetti, che fosse la macinatura del sale, del piombo del ferro, dell’allume o del gesso, o la metallurgia, l’escavazione del marmo, il tener bottega di coltellinaio o una fabbrica di vetro, o il forgiare piastre di metallo, note anche come ‘piastre del focolare’, non vi era alcuna attività in cui i monaci non dessero prova di creatività e di uno spirito di ricerca fecondo. I benedettini sapevano incanalare il proprio lavoro verso la perfezione. La perizia coltivata nei monasteri si sarebbe diffusa per tutta l’Europa” (Woods, cit., p. 43).
18) Seneca affermava che “è male amare la propria moglie come se fosse un’amante”. Quindi, nel migliore dei casi, a Roma fra i coniugi c’era, oltre al contratto matrimoniale, una rapporto di reciproca solidarietà (Vedi Eva Cantarella, Passato prossimo, Feltrinelli 1996, p. 103).
19) Denis De Rougement, L’amore e l’occidente, Bur 1977, p. 110
20) Idem, pp. 111-112
21) Quello che Emilio Cecchi dice di Chesterton è illuminante per capire il cristianesimo. Dunque il grande convertito inglese ha voluto dimostrare, secondo Cecchi, “che non i fumi dell’oppio, non le voluttà acide e complicate, non gli eccessi dell’individualismo sono poetici e vitali, ma gli affetti semplici della realtà pratica. Ha fatto vedere che c’è più romanzo che in qualunque romanzo nella famiglia dove non succede nessun romanzo; mentre tutti erano disposti a riconoscere un’avventura in un amore clandestino, e non già nella fedeltà del matrimonio”.










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domenica 20 gennaio 2013

Roma, 20 gennaio 2013 - Benedizione degli animali

Riceviamo la notizia di questo bell'evento dalla Colonia Felina di Largo di Torre Argentina, Roma.



Festa di Sant'Antonio Abate - II edizione benedizione degli animali - Roma, Villa Borghese - domenica 20 gennaio 2013
chiesa di S. Maria Immacolata a Villa Borghese

 2005 - Milano - Veterinario Di Via B. Crespi-
Renato assiste la sua amata cucciolina Iside
in un momento difficile per la piccola gatta nera.
Anche gli animali sono Creature del nostro buon Dio e vanno aiutati e protetti.
Renato aveva un grande amore per i cuccioli dell'uomo e per tutti i cuccioli.


Lettere di San Paolo
Lettera agli Efesini

Efesini - Capitolo 1  

Indirizzo

[1]Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù: [2]grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

I. IL MINISTERO DELLA SALVEZZA E DELLA CHIESA

Il piano divino della salvezza

[3]Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. [4]In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, [5]predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, [6]secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; [7]nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. [8]Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, [9]poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito [10]per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. [11]In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, [12]perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. [13]In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, [14]il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.



Nel giorno di Sant'Antonio Abate  auguri a tutti i nostri carissimi amici a quattro zampe.


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giovedì 17 gennaio 2013

ELEZIONI POLITICHE 24-25 FEBBRAIO 2013. Romagnoli candidato premier per MS-FIAMMA TRICOLORE


ELEZIONI: ROMAGNOLI CANDIDATO PREMIER PER MS-FIAMMA TRICOLORE
http://www.fiammatricolore.com/vota-luca-romagnoli-2013/

(AGENPARL) - Roma, 14 gen - "Nella giornata di sabato l'MSI Fiamma Tricolore ha provveduto a depositare il proprio storico contrassegno al Viminale in assenza di collegamenti con altre liste/coalizioni. Per tale motivo la Fiamma Tricolore si presenterà alle elezioni del prossimo 24-25 febbraio con candidato premier il proprio segretario nazionale On. Luca Romagnoli. Lo stesso ha confermato la notizia ai propri sostenitori nella serata di ieri attravero la propria pagina facebook ed un messaggio audio su Youtube diffuso dai militanti del partito". Lo comunica l'Msi-Fiamma Tricolore in una nota. "Abbiamo messo a punto un buon programma" - ha dichiarato Romagnoli. "Faremo una battaglia con onore e con orgoglio come è stato alle europee del 2009, il movimento sta ormai crescendo in tutta Italia grazie alla scomparsa di An e alla crisi del PDL e dunque ci aspettiamo un buon risultato". Romagnoli ha anche ben chiaro il bacino elettorale da cui attingere: "ci rivolg iamo ai missini e alla gente di destra vilipesa da quella banda di cialtroni che ha sostenuto il governo Monti. Non potevamo allearci con chi ha sostenuto il governo delle banche. Il voto utile? Ogni voto è utile quando viene dato a gente onesta”.



In memoria di Renato Bordonali , dirigente della Fiamma Tricolore

Renato e Nicola