lunedì 30 maggio 2011

Festa di S. Antonio di Padova 2011 - Basilica Santuario S. Antonio - via Carlo Farini, 10 - Milano



Biografia di Sant'Antonio di Padova

Lisbona, Portogallo, c. 1195 - Padova, 13 giugno 1231
Fernando di Buglione nasce a Lisbona da nobile famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione.
A quindici anni è novizio nel monastero di San Vincenzo aLisbona, poi si trasferisce nel monastero di Santa Croce di Coimbra, il maggior centro culturale del Portogallo appartenente all'Ordine dei Canonici regolari di Sant'Agostino, dove studia scienze e teologia con ottimi maestri, preparandosi all'ordinazione sacerdotale che riceverà nel 1219, quando ha ventiquattro anni. Quando sembrava dover percorrere la carriera del teologo e del filosofo, decide di lasciare l'ordine dei Canonici Regolari di Sant'Agostino. Fernando, infatti, non sopporta i maneggi politici tra i canonici regolari agostiniani e re Alfonso II, in cuor suo anela ad una vita religiosamente più severa. Il suo desiderio si realizza allorché, nel 1220, giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi.
Quando i frati del convento di monte Olivares arrivano per accogliere le spoglie dei martiri, Fernando confida loro la sua aspirazione di vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell'abate, eremita egiziano. Anelando al martirio, subito chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. È verso la fine del 1220 che s'imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito da febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi.
Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. A Pentecoste è invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Il ministro provinciale dell'ordine per l'Italia settentrionale gli propone di trasferirsi a Montepaolo, presso Forlì, dove serve un sacerdote che dica la messa per i sei frati residenti nell'eremo composto da una chiesolina, qualche cella e un orto. Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, svolgendo per desiderio personale le mansioni più umili, finché deve scendere con i confratelli in città, per assistere nella chiesa di San Mercuriale all'ordinazione di nuovi sacerdoti dell'ordine e dove predica alla presenza di una vasta platea composta anche dai notabili. Ad Antonio è assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. Comincia a predicare nella Romagna, prosegue nell'Italia settentrionale, usa la sua parola per combattere l'eresia (è chiamato anche il martello degli eretici) catara in Italia e albigese in Francia, dove arriverà nel 1225. Tra il 1223 e quest'ultima data pone le basi della scuola teologica francescana, insegnando nel convento bolognese di Santa Maria della Pugliola. Quando è in Francia, tra il 1225 e il 1227, assume un incarico di governo come custode di Limoges. Mentre si trova in visita ad Arles, si racconta gli sia apparso Francesco che aveva appena ricevuto le stigmate. Come custode partecipa nel 1227 al Capitolo generale di Assisi dove il nuovo ministro dell'Ordine, Francesco nel frattempo è morto, è Giovanni Parenti, quel provinciale di Spagna che lo accolse anni prima fra i Minori e che lo nomina provinciale dell'Italia settentrionale. Antonio apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, controlla le Clarisse e il Terz'ordine, va a Firenze, finché fissa la residenza a Padova e in due mesi scrive i Sermoni domenicali. A Padova ottiene la riforma del Codice statutario repubblicano grazie alla quale un debitore insolvente ma senza colpa, dopo averceduto tutti i beni non può essere anche incarcerato. Non solo, tiene testa ad Ezzelino da Romano, che era soprannominato il Feroce e che in un solo giorno fece massacrare undicimila padovani che gli erano ostili, perché liberi i capi guelfi incarcerati. Intanto scrive i Sermoni per le feste dei Santi, i suoi temi preferiti sono i precetti della fede, della morale e della virtù, l'amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera e l'umiltà, la mortificazione e si scaglia contro l'orgoglio e la lussuria, l'avarizia e l'usura di cui è acerrimo nemico.
E' mariologo, convinto assertore dell'assunzione della Vergine, su richiesta di papa Gregorio IX nel 1228 tiene le prediche della settimana di Quaresima e da questo papa è definito "arca del Testamento". Si racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua. Per tre anni viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d'asma ed è gonfio per l'idropisia, torna a Padova e memorabili sono le sue prediche per la quaresima del 1231. Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un grande albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna alla sua cella arborea. Una notte che si era recato a controllare come stesse Antonio, il conte Tiso è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo.
A mezzogiorno del 13 giugno, era un venerdì, Antonio si sente mancare e prega i confratelli di portarlo a Padova, dove vuole morire. Caricato su un carro trainato da buoi, alla periferia della città le sue condizioni si aggravano al punto che si decide di ricoverarlo nel vicino convento dell'Arcella dove muore in serata. Si racconta che mentre stava per spirare ebbe la visione del Signore e che al momento della sua morte, nella città di Padova frotte di bambini presero a correre e a gridare che il Santo era morto.
Nei giorni seguenti la sua morte, si scatenano "guerre intestine" tra il convento dove era morto che voleva conservarne le spoglie e quello di Santa Maria Mater Domini, il suo convento, dove avrebbe voluto morire. Durante la disputa si verificano persino disordini popolari, infine il padre provinciale decide che la salma sia portata a MaterDomini. Non appena il corpo giunge a destinazione iniziano i miracoli, alcuni documentati da testimoni. Anche in vita Antonio aveva operato miracoli quali esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba, o un piede, recisa, fece ritrovare il cuore di un avaro in uno scrigno, ad una donna riattaccò i capelli che il marito geloso le aveva strappato, rese innocui cibi avvelenati, predicò ai pesci, costrinse una mula ad inginocchiarsi davanti all'Ostia, fu visto in più luoghi contemporaneamente, da qualcuno anche con Gesù Bambino in braccio. Poiché un marito accusava la moglie di adulterio, fece parlare il neonato "frutto del peccato" secondo l'uomo per testimoniare l'innocenza della donna. I suoi miracoli in vita e dopo la morte hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.
Antonio fu canonizzato l'anno seguente la sua morte dal papa GregorioIX.
La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di Santa Maria Mater Domini.
Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la lingua di Antonio incorrotta, ed è conservata nella cappella del Tesoro presso la basilica della città patavina di cui è patrono.
Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato Dottore della Chiesa.
Autore:

Maurizio Valeriani
Santi e Beati

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Frati Minori di Lombardia

Renato era molto devoto di questo grande Santo. Era stato pellegrino a Padova e spesso visitava il Santuario di Sant'Antonio di Milano in via Farini.
Il giorno di Natale del 2007 aveva partecipato alla Santa Messa alle 7,30 del mattino proprio nel Santuario di via Farini.  Le foto seguenti sono state scattate allora.

25 dicembre 2007
 -Renato Bordonali nel Santuario di S. Antonio di Padova

Basilica Santuario di S. Antonio di Padova
 Via Farini, 10 - Milano


Sant'Antonio di Padova - Santuario di Milano
 La corona floreale è un omaggio del popolo dello Sri-Lanka 


sabato 21 maggio 2011

Carl Schmitt - Intelligenze scomode del Novecento - Incontro a Milano, martedì 22 maggio 2011.

Carl Schmitt, uno dei più illustri giuristi del Novecento che ha dedicato l'intera esistenza allo studio dello ius publicum Europaeum.
Martedì 24 maggio, h. 18,30, con Claudio Bonvecchio - Spazio Oberdan - Viale Vittorio Veneto, 2 - Milano - Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Il novecento è il secolo dei grandi totalitarismi. Paradossalmente è stato anche caratterizzato dalla presenza di scrittori e pensatori solitari e ribelli, spesso emarginati e sempre sconfitti dalla storia, che hanno lasciato un patrimonio ideale ancora ai vertici dei rispettivi campi letterari e artistici. E' il caso, per esempio, di Ezra Pound, L.F.Celine, Alessandro Blasetti, Ernst Junger, Carl Schmitt.  A queste e ad altre figure Giano Accame ha dedicato una serie di documentari intitolati Intelligenze scomode del Novecento, realizzati da RAI Educational e mandati più volte in onda su RAI Tre.
Intelligenze scomode del '900
La realizzazione di questo ciclo di incontri è a cura del professor Luca Gallesi, giornalista e scrittore.


Carl Schmitt (1888 - 1985)

 Schmitt nasce in una numerosa e modesta famiglia cattolica nella Westfalia prussiana e protestante. Laureatosi nel 1910 e ottenuto nel 1915 il dottorato in diritto all'Università di Strasburgo (allora parte della Germania) e nel 1916 la libera docenza, pubblicò nel 1921 Die Diktatur (La dittatura, sulla costituzione della Repubblica di Weimar), nel 1922 Politische Theologie (Teologia politica, ostile alla filosofia del diritto di Hans Kelsen), nel 1923 Die geistesgeschichtliche Lage des heutigen Parlamentarismus (La situazione storico-intellettuale del parlamentarismo odierno, sull'incompatibilità fra liberalismo e democrazia di massa) e nel 1926 Der Begriff des Politischen (Il concetto di politico, sul rapporto amico/nemico come criterio costitutivo della dimensione del 'politico').

Testata della Deutsche Juristen-Zeitung
Dopo aver insegnato in varie università tedesche, divenne professore all'Università di Berlino nel 1933, qualifica che sarebbe stato costretto ad abbandonare nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale. Aveva aderito al partito nazista il 1º maggio 1933, e a novembre dello stesso anno era divenuto presidente della Vereinigung der nationalsozialistischen Juristen (Unione dei giuristi nazionalsocialisti); nel giugno 1934 divenne direttore della Deutsche Juristen-Zeitung (Rivista dei giuristi tedeschi). Nel dicembre 1936 fu tuttavia accusato di opportunismo sulla rivista delle SS e dovette rinunciare a giocare un ruolo da protagonista nel regime.
Catturato dalle truppe americane alla fine della guerra, rischiò di essere imputato al processo di Norimberga, ma fu rilasciato nel 1946 e tornò a vivere nella cittadina natale, dove continuò a lavorare privatamente e a pubblicare nel campo del diritto internazionale.  (tratto da  Wikipedia).

Carl Schmitt
Renato amava molto questi documentari di Giano Accame. Aveva conosciuto Giano e spesso ricordava con simpatia questo incontro con uno scrittore e giornalista straordinario. Renato si era procurato tutti i documentari di RAI Educational e li conservava tra i suoi DVD preferiti.  Negli scaffali della sua libreria "L'Isola del Sole" erano presenti i libri di Schmitt, di Accame, di Gallesi e di Bonvecchio. Questi libri sono stati poi ereditati dalla Libreria Puerto dos Libros- Via Pollaiuolo, 5 - Milano- tel. 02 66800580.

Carl Schmitt: piccola bibliografia
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