venerdì 26 settembre 2014

Asia News - Adotta un cristiano di Mosul (Iraq) - AIUTA I PROFUGHI IRACHENI A RIMANERE NELLA LORO PATRIA CON 5 EURO AL GIORNO


Roma (AsiaNews) - Una "catastrofe umanitaria, che rischia di divenire un vero e proprio genocidio": così Louis Sako, Patriarca di Baghdad, descrive ad AsiaNews la fuga dei cristiani da Mosul e Qaraqosh, nella piana di Ninive: oltre 100mila persone costrette dall'Esercito del califfato islamico a lasciare le proprie case e i propri averi, scappando verso il Kurdistan sotto la minaccia di morte.  "Un esodo, una vera Via Crucis, con i cristiani costretti a marciare a piedi nella torrida estate irachena.... Fra loro vi sono anche malati, anziani, bambini e donne incinte. Hanno bisogno di cibo, acqua e riparo...".
Le migliaia di famiglie cristiane hanno dovuto fuggire minacciati di essere uccisi se non si convertivano all'islam, o se non accettavano di pagare la jiziya, la tassa dei "protetti" sotto una rigida sharia. Nella fuga essi sono stati costretti a lasciare tutto nelle mani dei loro aguzzini.
Davanti a questa tragedia, papa Francesco continua a inviare messaggi di solidarietà e appelli alla comunità internazionale affinché agisca per fermare le violenze e le sopraffazioni contro la comunità locale. Ieri il pontefice ha rivolto "il suo pressante appello alla Comunità Internazionale, affinché, attivandosi per porre fine al dramma umanitario in atto, ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza e per assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati, la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui".
AsiaNews ha deciso di rispondere a questo appello con una raccolta fondi da destinare a questi fratelli e sorelle derubati del diritto alla vita e alla libertà. Per dare da mangiare a un cristiano di Mosul per un mese occorrono 160 euro; per una settimana ne bastano 40; per un giorno, soltanto 5 euro. Invitiamo tutti i nostri lettori e amici a contribuire, ad andare oltre l'indignazione e la condanna esprimendo la nostra solidarietà al sostentamento dei cristiani iracheni. I fondi raccolti saranno inviati al Patriarcato di Baghdad, che provvederà a distribuirli secondo i bisogni di ogni famiglia.
Per il Patriarca di Baghdad, aiutare i cristiani in questa emergenza, lasciandoli in Iraq, è più importante che farli fuggire all'estero. L'Iraq e il Medio Oriente necessitano della testimonianza dei cristiani.

Le donazioni possono essere inviate in modi diversi. Tutti devono avere la causale "AsiaNews- Adotta un cristiano di Mosul":




- Via cc postale n. 45443009
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lunedì 22 settembre 2014

Mario Palmaro (1968-2014) - Una vita dedicata ai valori non negoziabili

Riceviamo da Comitato Verità e Vita e condividiamo ricordando  Mario Palmaro  


Mario Palmaro (1968-2014)
Una vita dedicata ai valori non negoziabili

Vice presidente del Comitato Verità e Vita

Mario Palmaro è morto la sera del 9 marzo, nella sua casa di Monza, circondato dai suoi cari e da amici in preghiera. Si è spento sulle note del canto della Salve Regina. La morte del giusto, una morte davvero vissuta, in questi tempi di morti ospedalizzate, anestetizzate, che sottraggono al morente la coscienza, tutta umana, del saper di morire. Mario è morto come è vissuto, nella consapevolezza e nella volontà di compiere fino in fondo la volontà del Padre cui si è completamente consegnato, chiedendo preghiere perchè ciò gli fosse possibile. “Purtroppo poche ore fa ho avuto brutte notizie sulla malattia: il tumore è arrivato alle ossa. Preghiamo perché io abbia la forza di affrontare tutto quello che mi aspetta.“ mi scriveva il 24 di ottobre, quando era ormai evidente che, a viste umane, una tale diagnosi non lasciava scampo, e la sera stessa onorava un impegno preso precedentemente per un convegno sull’ideologia del gender alla Sala degli Affreschi della sede della Provincia di Milano, per una di quelle sue splendide relazioni dall’eloquio brillante, venato talvolta di mite ironia, chiare, affilate, rigorose nella verità.
Mario era così. Faceva quello che doveva fare, momento per momento, e lo faceva bene, come l’ultima cosa da fare prima di presentarsi al tribunale di Dio.

Sentii parlare per la prima volta di Mario Palmaro nello studio di Francesco Migliori, storico presidente del Movimento per la Vita italiano, avvocato a Milano, dove, assieme ad alcuni amici, si stava discutendo del Progetto Gemma e della Fondazione Vita Nova che lo gestiva e di cui Migliori era allora presidente. Era la primavera del 1996 e Migliori ci mostrò la prefazione che il grande Eugenio Corti aveva scritto per la tesi di laurea del giovanissimo presidente del Movimento per la vita di Cesano Maderno, che stava per essere pubblicata per le edizioni San Paolo con il titolo “Ma questo è un uomo”. Un indagine a tutto campo sull’aborto volontario. In quel libro c’era già tutto Mario, con la sua lucidità cristallina, il suo rigore, la sua capacità di cogliere nello snodo delle questioni, concatenazioni di cause ed effetti, anche le meno evidenti, la sua ansia di centrare la verità e di definirla senza possibilità di equivoci o cedimenti.
Ritroveremo tutto questo, assieme a un amore filiale per la Chiesa e la sua millenaria tradizione, nella numerosa produzione di saggi, articoli, libri che Mario, in parte da solo, in parte a quattro mani con l’amico Gnocchi, ci ha lasciato. Scritti con la passione per la verità, che si leggono con la gioia che si prova quando accade di leggere parole che danno voce ad un sentire profondo, magari non ancora espresso o definito. La stessa passione per la verità che ha animato anche tutta la sua attività accademica di filosofo del diritto e di bioeticista, prima assistente a Milano e poi docente a Roma.

Nella primavera del 1997 Mario Palmaro entrò a far parte del consiglio direttivo del Movimento per la vita italiano e nell’estate dello stesso anno era a Verbania, dove si teneva l’annuale seminario giovanile, figura di spicco, già leader, tra un nutrito gruppo di giovani entusiasti, impegnati, preparati, che avevano abbracciato in toto la causa della vita e a questa dedicavano fra studio e lavoro, il loro tempo. Fra di loro anche Annamaria che Mario avrebbe sposato l’anno successivo, nel giorno della festa dei Santi Arcangeli. Si allontanarono quasi tutti, Mario Palmaro in testa, dal MpV negli anni a venire, pur mantenendo intatto l’impegno per la vita nascente, quando fu chiaro, durante il lungo e travagliato iter che portò all’approvazione della legge 40/2004 sulla fecondazione artificiale, che il MpV sacrificava il suo compito di difensore della vita e della dignità dell’uomo e la sua stessa identità, sull’altare del male minore, e che il pateracchio di bassa politica era assunto da allora a modus operandi. Furono anni di duro confronto in seno al MpV, tra una minoranza ferma sul non possumus, e una presidenza che, duole dirlo, con l’appoggio della CEI, proponeva la legalizzazione della fecondazione artificiale purchè omologa. Non è il luogo questo per soffermarci sugli esiti disastrosi, a dieci anni di distanza, di questa dissennata politica. Scattarono allora per i dissidenti del MpV, ostracismo, censure, demonizzazioni che colpirono in modo particolare Mario Palmaro che, nella sua veste di bioeticista e filosofo del diritto ormai riconosciuto a livello nazionale, e, come tale, spesso ospite di prestigiose testate, vide chiudersi le porte di alcune di esse, soprattutto di Avvenire, intento a presentare il mondo cattolico in marcia compatto e festante verso il sì alla fivet purchè omologa.

Il Comitato Verità e Vita, di cui Mario Palmaro fu tra i fondatori, nacque subito dopo l’approvazione della legge 40, come luogo dal quale dire la verità sulla produzione dell’uomo, senza divieti e senza censure.

In questi dieci anni vissuti appassionatamente - come li ha definiti Mario nell’agenda per il 2014, quasi un testamento, che ci ha consegnato l’11 di gennaio scorso, nell’ultimo direttivo cui ha partecipato, già molto sofferente, ma sereno come sempre - Verità e Vita, sotto la sua presidenza, ha compiuto quasi un miracolo. Pur nella povertà dei mezzi e delle risorse economiche, ha suscitato uno straordinario consenso diventando punto di riferimento sicuro, sui temi della difesa della vita umana, per tanta gente disorientata e sconcertata da iniziative o posizioni poco ortodosse e fuorvianti assunte da chi, per ruolo, stato, ministero, avrebbe dovuto porsi diversamente e dire la verità delle cose. Le occasioni non sono mancate, basti ricordare il referendum sulla legge 40 a proposito del quale Verità e Vita si schierò per l’astensione, al fine di evitare il raggiungimento del quorum, affinchè non fosse peggiorata questa legge già gravemente ingiusta, non già per difenderla. E poi la vicenda Englaro, e quella sul disegno di legge Calabrò che avrebbe  introdotto le DAT, fortemente volute dal mondo cattolico e sponsorizzate dal solito Avvenire, e tutti i pronunciamenti sulla verità della legge 194, a dispetto di quanti si ostinano a magnificarne le parti buone.

La vicenda di Mario Palmaro che ha speso la sua vita a difesa della verità, senza timori e senza esitazioni, quasi nel presagio di aver a disposizione un tempo breve per farlo, si carica di senso alla luce della cristiana Speranza. Le preghiere dei tanti che lo hanno amato non l’hanno strappato alla morte, ma possiamo affermare fin d’ora, pur nel dolore del distacco, che, assieme al suo fiducioso ed eroico abbandono al Padre, saranno causa di un’abbondante messe di Grazia.

Vale per Mario quanto il libro della Sapienza afferma della morte prematura del giusto :“Giunto in breve alla perfezione, ha conseguito la pienezza di tutta una vita” (4,13).

Da Famiglia Domani, n. 3 del 2014

Il Comitato Verità e Vita è una Associazione aconfessionale e apartitica. Inizia la sua attività il 28 febbraio 2004 - a seguito dell’approvazione della legge 40/2004 Sulla fecondazione extracorporea -  presenta il Manifesto-Appello “Una legge gravemente ingiusta: la verità sulla fecondazione artificiale ‘in vitro’ ”. Pubblica nel gennaio 2010 il Manifesto Appello “Contro la legge sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia.” 
Sede legale: Mura di Porta Massimo D'Azeglio, 4; 40136 Bologna (BO)

Telefono:  05119907000 Fax: 05119902255 Codice Fiscale: 91025100065 - C.C.P.: 67571448  
email: info@veritaevita.it; web: www.comitatoveritaevita.it; IBAN IT68R0760110400000067571448; 
Nel caso non voglia più ricevere questa email si prega di rispondere con oggetto 'CANCELLA'.

TITOLO: Ma questo è un uomo. Indagine storica, politica, etica, giuridica sul concepito.

AUTORE: Mario Palmaro

EDITORE: San Paolo Edizioni (collana Problemi e dibattiti)

venerdì 19 settembre 2014

Fede e Martirio dei Cristiani in Siria - Testimonianza di Samaan Daoud

Articolo tratto dal Centro Culturale di Milano





Uno di questi giornalisti, Gian Micalessin, parla di Samaan come di “un amico senza il quale non porterei a casa la pelle”. Samaan ha accompagnato proprio Micalessin al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini, a fine agosto, ed è rimasto le due settimane successive in Italia, percorrendola da Nord a Sud per decine di conferenze ed incontri in cui dire a tutti che quello che accade in Siria non è come ce lo raccontano. Una piccola grande operazione di servizio alla conoscenza, perché come disse Che Guevara “un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare”, e d’altra parte, come cantò Enzo Jannacci, “la gente, sai, magari fa anche finta, però le cose è meglio fargliele sapere”. Sta di fatto che la road map della conoscenza si è conclusa a Melzo (Milano) – pensa un po’ le coincidenze – l’11 settembre, giorno dell’attentato di 13 anni fa alle Twin Towers. Il giorno dopo Samaan è partito per la sua Siria.
Eran (quasi) trecento quelli venuti ad ascoltarlo nella serata promossa dal Centro Culturale Marcello Candia in collaborazione con cinque centri della zona (San Mauro di Gessate, Idea e Azione di Gorgonzola, Don Renzo Fumagalli di Cambiago, Newman di Cernusco, Sant’Andrea di Carugate) e con la preziosa ospitalità della Comunità Pastorale San Francesco di Melzo.
Ai (quasi) trecento Samaan ha raccontato di una Siria di normale millenaria convivenza tra gente di fedi diverse, e di dignitosa condizione di vita, presa di mira dall’esterno da un “progetto diabolico” in cui si intrecciano la jihad dei fanatici sunniti e il “caos controllato” degli strateghi americani. Il caos controllato è la grande pensata di Condoleeza Rice, alla metà del decennio scorso, che ha di fatto dato corda ai fanatici sunniti nell’intento di destabilizzare i paesi presidiati dai vari Saddam Hussein, Gheddafi, Mubarak, Assad. Tutte teste rotolate, tranne quella del capo siriano, e sostituite appunto dal caos (Iraq e Libia), o da un nuovo dittatore militare (Egitto). I fanatici combattenti hanno innescato una guerra santa che va a petrolio (e soldi) di Arabia Saudita e Qatar, passa attraverso la frontiera della Turchia lasciata ben aperta dal fratello musulmano sedicente democratico Erdogan, arma, rafforza e cerca di estendere il Califfato di Abu Bakr Al-Baghdadi, massacra i cristiani ma anche, ormai, i musulmani non fanatici come loro. L’ospite siriano ha definito questi cristiani “i martiri viventi”, perché ogni giorno potrebbero essere uccisi a causa della fede: cosa che è peraltro accaduta a migliaia di loro. Ed ha lanciato un appello a non lasciarli soli.
Samaan ha iniziato le sue due seguitissime ore di appassionata testimonianza presentandosi come un uomo semplice, un uomo comune, cosciente di appartenere come un figlio alla culla del cristianesimo, a una fede e una cultura millenarie. Ha detto così: “Mi chiamo Samaan, che vuol dire Simeone, cioè colui che ascolta il Signore; e Daoud che vuol dire Davide. Sono nato a Damasco, la capitale più antica del mondo tra quelle ancora abitate, dove San Paolo, dopo la caduta da cavallo e la conversione, è stato battezzato da Anania. Dove sorge una chiesa dedicata a Sant’Anania in cui ho molte volte pregato”.
Dove c’è anche la grande moschea ommayyade che contiene la tomba di Giovanni Battista, sulla quale ha potuto pregare anche Giovanni Paolo II, vicina al quartiere ebraico. “Quartiere, appunto, non ghetto – ha sottolineato Samaan Daoud. In Siria ho respirato sin da ragazzo un clima di serena convivenza tra siriani delle tre religioni monoteiste, ebrei, cristiani di 18 confessioni, musulmani. Fino a tre anni fa”.
Poi? Poi la vita sua, della famiglia, della sua città, della sua patria sono state sconvolte dalla furia devastatrice. Ecco la sua esperienza diretta: “Nel 2012 abitavo nella periferia di Damasco. Tutte le sere tuonavano i mortai. Finora hanno esploso 3.500 colpi oltre alle 17 autobombe fatte saltare in aria”. Questa periferia contava 250mila abitanti prima del conflitto, ora sono 600mila, perché “la nostra gente ha aperto le porte a quanti fuggivano dai focolai più accesi della guerra, cristiani o musulmani che fossero”. Non che dove abitava non ci fosse pericolo: Samaan ha visto la sua casa colpita e il suo balcone distrutto; ha visto poi, sulla soglia dell’alloggio quasi sotterraneo che aveva di conseguenza preso in affitto, un bimbo di 6 anni maciullato dal proiettile di un mortaio. Altri due ragazzini uccisi allo stesso modo nel campo giochi lì vicino. Ha visto la comunità cristiana, che contava 2,3 milioni di persone, dimezzarsi: decine di migliaia di morti, un milione di profughi, e giovani che non conoscono più la speranza. Ha visto infine anche gente decisa a rimanere e resistere nella fede rischiando ogni giorno la vita: i martiri viventi.
Samaan ha raccontato che in Siria ci sono 30.000 jihadisti stranieri, provenienti da 80 paesi del mondo; almeno 3.000 di loro vengono dall’Europa, e sono giovani musulmani di seconda generazione, cioè nati in Europa da padre nato in Europa; 50 dall’Italia. “Ma quando il ministro degli Interni ne ha riferito in Parlamento, l’aula era vuota… di cosa si interessano i vostri politici? In compenso il vostro ministro della Difesa ha sostenuto l’alleanza con l’islam moderato. Si è guardata bene dal fare i nomi di costoro, ma è sottinteso che questi alleati sono Arabia Saudita e Qatar, cioè i due paesi nemici dei nemici degli Usa, e che definire moderati è falsità perché sono quelli con la legislazione islamica più radicale e feroce, senza il benché minimo spiraglio di libertà religiosa, dove la croce è un delitto e la donna conta zero; gli stessi paesi, infine, che finanziano terroristi e fanatici dell’Isis”. “Ora gli Usa – ha proseguito Samaan – promettono di combattere l’Isis: dovrebbero mettere la mordacchia a Qatar e Arabia, il che non sarà mai, e far chiudere le frontiere turche da cui entrano in Siria armi e jihadisti, cosa che si guardano bene dal fare. Prevedo che assesteranno qualche colpo ai jihadisti, ma soprattutto a beneficio dell’opinione pubblica occidentale, e basta. Nel frattempo l’ultimo dei loro pensieri sono i cristiani, quelli dell’Iraq come quelli di Siria. E pensare che papa Francesco l’ha detto chiaro: se viene cancellata la presenza cristiana in Medioriente viene cancellata la memoria della storia cristiana, viene colpito il cuore di Cristo. Ma l’importante è pompare petrolio e controllare il tubo del gas. Altro che primavere arabe della democrazia: il Qatar non ha nemmeno il parlamento; in compenso ha l’Alitalia”.
Samaan è un fiume in piena, tutto preso dal desiderio di far conoscere. Semplicemente, non per sostenere un partito (“non amo i partiti, non mi ci sono mail legato; voglio essere libero di dire quello che penso”). Ed eccolo mostrare il filmato sui tre giovani martiri di Maalula
Damasco - Funerale dei tre giovani martiri
che hanno preferito morire cristiani piuttosto che vivere abiurando, “ma in occidente chi l’ha saputo?”. Ecco le foto (“che nessun giornalista occidentale ha mai scattato”) di Aleppo dilaniata dal terrore. Palazzi sbrecciati o rasi al suolo. Una casa incendiata, come tante altre, da bombole del gas lanciate con missili artigianali. Un tendone di traverso alla strada per nascondere i passanti dalla mira dei cecchini. Un muro di traverso al marciapiedi per dare un precario riparo alla gente che deve entrare o uscire di casa proprio lì, in quel punto così esposto. Fabbriche e fabbriche distrutte e svuotate di tutto: la zona industriale di Aleppo comprendeva 2.200 fabbriche che davano lavoro a 42.000 operai. Ora è deserto.

L’informazione occidentale? Salvo eccezioni, “congiura del silenzio” e della non conoscenza, e disinformacja. Mai detto nulla delle 200 teste tagliate agli “infedeli”. Mai data la notizia di due sedicenni musulmani sunniti crocifissi per non aver osservato certi dettagli del Ramadàn. Mai fatto sapere della dentista uccisa perché aveva curato due pazienti maschi. L’esercito arabo siriano? Per i media occidentali sono le “milizie di Assad”, il termine suona subito negativo ed il gioco è bell’e fatto. Grande clamore americano per i due giornalisti (della Cia) uccisi: ma neanche una piega da parte americana, né europea, per le 500 donne cristiane irachene vendute al mercato (se vergini agli sceicchi, perché troppo care per gli altri portafogli).
DA CULTURACATTOLICA.IT
La possibilità di un intervento che rimetta ordine? “La comunità internazionale potrebbe, se volesse, fermare i fanatici, con l’azione militare e politica. Ma subito occorre mettere in atto un’opera di riconciliazione, di ricucitura del tessuto umano e sociale strappato. La parola chiave è perdono. Perdono, di cui dette nobile esempio il Gran Muftì di Siria (la massima autorità religiosa del Paese) cui avevano ucciso il figlio per vendetta. Ecco, occorre una politica del perdono. Alla violenza e all’odio occorre rispondere con l’amore. Come ben suggeriscono due drammatici simboli nati nella persecuzione: la corona del rosario che il vescovo latino di Aleppo si è fatto con i proiettili raccolti al posto dei grani, e la grande croce che i salesiani hanno costruito con schegge di mortaio, perché si può vivere la croce con gioia”.
Che fare per i cristiani? “Bisogna pregare per i cristiani della Siria, averli presenti come fratelli che stanno vivendo il martirio, e la cui testimonianza può e deve riaccendere la fede in occidente. E bisogna che essi sappiano tutto questo”. Come? “Penso a gemellaggi, o qualcosa del genere, tra parrocchie, o realtà cristiane, o scuole italiane e siriane, che favoriscano la conoscenza reciproca, lo scambio, l’amicizia. Basterebbe usare skype una volta al mese, guardarsi in faccia, raccontarsi la vita…

Che fare per i cristiani? “Bisogna pregare per i cristiani della Siria, averli presenti come fratelli che stanno vivendo il martirio, e la cui testimonianza può e deve riaccendere la fede in occidente. E bisogna che essi sappiano tutto questo”. Come? “Penso a gemellaggi, o qualcosa del genere, tra parrocchie, o realtà cristiane, o scuole italiane e siriane, che favoriscano la conoscenza reciproca, lo scambio, l’amicizia. Basterebbe usare skype una volta al mese, guardarsi in faccia, raccontarsi la vita…”
P.S. – Il vescovo siro-ortodosso di Damasco, Gian Kauak, aiuta regolarmente 5.000 famiglie siriane (di cui 3.000 musulmane), che la guerra ha ridotto allo stremo. Il cattolico Samaan ha proposto di dargli una mano. Proposta accettata: gli sono stati destinati 610 euro raccolti su due piedi al termine della serata.
Maurizio Vitali



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Bibliografia


Titolo: La guerra contro Gesù
Autore: Antonio Socci
Edizione: Rizzoli